De Luca, come tutti quelli che hanno naturalmente la “corda” della recitazione, risulta istintivamente simpatico. La cadenza napoletana che rimanda inevitabilmente ad immortali maestri, da Totó ai De Filippo, amplifica la buona disposizione generale nei confronti dei suoi sketch.
Per questo gli si concedono eccessi che da altri, nella sua posizione, non sarebbero accettati. Dai lanciafiamme alla riduzione a scheletro, per mano sua, di chi volesse celebrare la festa di “hallauin“, come la chiama lui. Se si aggiunge che, almeno fino ad ora, le sue scelte anti – covid non sono state scellerate la simpatia gli è concessa volentieri. Pensate, in confronto, a come siamo ridotti noi in Lombardia tra assessori che non sanno cos’è l’Rt e presidenti in altri camici impegnati, che sono pure tristi solo a vedersi.
Ma questo “bonus”, queste “licenze poetiche” che a De Luca si concedono e ad altri no, hanno un limite che nemmeno un “attore” può superare. E quando De Luca dice che una bambina che piange perché non può andare a scuola è una bambina Ogm perché ai bambini “normali” non piace andare a scuola, questo limite è superato.
Ma non è superato perché “i bambini, per carità, non si toccano” (la battuta, in astratto, è anche bella) ma è superato perché è la dimostrazione che il povero De Luca non sa e non ha capito niente.
Forse lui, ai tempi, non voleva andare a scuola, ma la realtà non è questa. Lo sappiamo benissimo tutti noi che siamo in contatto, per motivi familiari e professionali, con bambini ed adolescenti, e a maggior ragione avrebbe il dovere di saperlo anche lui che governa una regione importante. Ragazzi e bambini vogliono andare a scuola.
Se non lo sa è gravissimo. Se lo sa ma piega la verità al piacere della battuta è ancora più grave. Lasciasse l’attività politica e andasse a fare il titolista da Charlie Hebdo, il successo, meritato, sarebbe assicurato.