22 novembre, cittadini, associazioni e comuni manifestano sotto il Pirellone contro la riforma del Parco Sud

Il 22 novembre, alle ore 10, l’Associazione Parco Sud, Italia Nostra, Legambiente Lombardia, Lipu e WWF e i sindaci di 44 comuni del Sud Est Milano hanno convocato una manifestazione sotto Palazzo Pirelli per protestare

Il 22 novembre, alle ore 10, l’Associazione Parco Sud, Italia Nostra, Legambiente Lombardia, Lipu e WWF e i sindaci di 44 comuni del Sud Est Milano hanno convocato una manifestazione sotto Palazzo Pirelli per protestare contro la legge regionale “Lucente” che intende cambiare l’assetto sulla gestione del Parco Sud, il cui dibattitto in Consiglio regionale inizia proprio il giorno della manifestazione.

Oltre a contestare la gestione e governance contenute nel progetto di legge – che prevede un Consiglio di Gestione del Parco con due membri nominati dalla Regione (in tutti gli altri Parchi regionali il rappresentante è unico) e il Direttore del Parco nominato dalla Giunta Regionale e non scelto dal Presidente del Parco (come nelle altre aree protette regionali) «escludendo i comuni dalla gestione del Parco e escludendolo a speculazioni» sostengono gli oppositori della riforma – il disaccordo c’è anche la questione delle aree naturali. Regione Lombardia è contraria infatti alla trasformazione di quasi 9mila ettari del Parco agricolo sud di Milano in area naturale. La connotazione agricola del parco è già garanzia ambientale, rispondono in Regione Lombardia.

Un altro nodo è proprio la salubrità delle aree agricole e la contaminazione storica di molti terreni, come quelli tra il Vigentino e il borgo di Vaiano Valle, per i quali l’azienda conduttrice La Vitalba chiede da tempo al Comune di Milano la bonifica. Di recente a questa azienda è stato assegnato l’Ambrogino d’oro 2022 a testimonianza che anche in Comune e non solo in Regione ci sono discrasie di vedute.

Un altro problema è la mancanza di fondi e la non sinergia tra le realtà interessate. Certo ci sono associazioni in rete, ma ci sono anche progetti con strategie territoriali diverse: c’è chi punta a modificare l’uso delle cascine in abitazioni, chi vuole mantenere l’uso agricolo, chi pensa e realizza strutture di accoglienza per persone senza fissa dimora; in aree che invece dovrebbero avere una destinazione eminentemente agricola, da accompagnare e integrare con spazi per tempo libero, la didattica, la ricerca ambientale, le start up agricole per la filiera corta. Insomma, il rischio è che un mix di interessi economici, politici, e una visione sdoppiata della realtà, non tenga conto delle urgenze quali la bonifica, il controllo sicurezza dell’area, il rispetto dell’ambiente.  

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