A marzo i decessi in Lombardia aumentati del 174%, lo dice l’Istat che intravede però una curva calante più marcata

Che i numeri di Covid che ogni sera vengono resi noti fossero sottostimati, lo si sapeva: gli stessi protagonisti non hanno mancato a più riprese di sottolinearlo e sui giornali e in rete girano da

Che i numeri di Covid che ogni sera vengono resi noti fossero sottostimati, lo si sapeva: gli stessi protagonisti non hanno mancato a più riprese di sottolinearlo e sui giornali e in rete girano da tempo stime e ipotesi sui contagi. Sui decessi, però, si pensava che stime e realtà non fossero così distanti tra loro. Questo fino a che un lavoro di analisi dei dati Istat per la Lombardia con quelli resi noti da Regione Lombardia e Protezione civile resa disponibile al nostro giornale non ci ha riservato una brutta sorpresa.

Dalla ricerca emerge infatti che se si confrontano i dati Istat sui morti in Lombardia di quest’anno, dal 1° marzo al 4 aprile, con i dati del 2019 dello stesso periodo, emerge che i decessi sono aumentati del 174% (vedi tabella 1 sotto).

In termini numerici significa passare a da 8.633 decessi Covid certificati da Regione Lombardia, a 17.387, stima dei decessi registrati dalla anagrafe comunali lombarde, sulla base della copertura del campione della popolazione del 72%. Cioè il doppio di morti in più.

Una mortalità superiore che appare molto difficile non ricondurre direttamente a Covid, che anzi potrebbe essere ancora più alta, se si tiene conto che il lockdown, rallentando o fermando ogni attività, ha abbassato notevolmente la mortalità tra i più giovani (vedi tabella 2 sotto) e che la raccolta dagli uffici anagrafe lombardi ha una copertura di popolazione non del 100%.

Il perché queste differenze è da ricercare nelle difficoltà delle strutture sanitarie lombarde nel certificare i decessi Covid. Difficoltà dovute alla necessità di sottoporre a un tampone i cadaveri e alla contestuale mancanza per molte settimane, eccetto forse negli ospedali, di questi strumenti di verifica, in particolare nel periodo in esame. È assodato per esempio, e le cronache ne sono piene, e per molto tempo i decessi nelle Rsa e presso le abitazioni non sono stati “tamponati”.

Se si osservano invece nel dettaglio i dati della mortalità nelle province lombarde, non può non balzare all’occhio le differenze terribili nei decessi, tra il 2019 e il 2020, sempre nel periodo dal 1° marzo al 4 aprile, a Bergamo, Cremona, Lodi e Brescia, sia per quanto riguarda le percentuali totali (vedi prima tabella in alto), che i riferimenti alle fasce d’età (vedi seconda tabella 2 in alto).

La provincia di Milano, che per numero di abitanti è ancora adesso potenzialmente una bomba di contagi, è fortunatamente, termini percentuali e relativi, con un +87% una delle meno interessate dall’aumento dei decessi (vedi prima tabella in alto).

Il confronto sui dati Istat rivela però un dato positivo. La curva dei decessi registrati dagli uffici anagrafe lombardi sta calando in modo molto più deciso, che quanto mostrano i numeri prodotti da Regione e Protezione civile. Si tratta di numeri che si fermano al 4 aprile, che se saranno confermati dalla prossima emissioni di dati Istat, ci daranno qualche piccola sicurezza in più.

Raccolta e confronto dei dati Istat a cura del dottor Riccardo Paulin.

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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