Abbiamo imparato dal Boccaccio: canzoni e applausi esorcizzano il Coronavirus

In queste ultime settimane tutti parlano di Coronavirus. È normale, non potrebbe essere altrimenti: viviamo in una società globalizzata e multimediale che diffonde dati in continuazione. La quarantena necessaria, i provvedimenti e i sacrifici richiesti

In queste ultime settimane tutti parlano di Coronavirus. È normale, non potrebbe essere altrimenti: viviamo in una società globalizzata e multimediale che diffonde dati in continuazione. La quarantena necessaria, i provvedimenti e i sacrifici richiesti a ognuno di noi fanno poi il resto, costringendoci al confronto continuo con preoccupazione e pensieri negativi, che possono farci scivolare nell’angoscia.

Da qualche giorno però qualcosa sembra cambiato. Una reazione alla cupezza – che non è e non deve essere però sottovalutazione e trasgressione delle indicazioni per sconfiggere il contagio – si sta diffondendo. Fuori: canzoni dai balconi, applausi e uscite ridotte al minimo. Dentro: social, meme, film, libri, telefonate, giochi, lavoro e relazioni solidali. Una rete di relazioni che la tecnologia ci sta aiutando a tenere viva.

Fatte le debite proporzioni stiamo provando a seguire spontaneamente l’esempio del Decamerone di Boccaccio. Ambientato nella Firenze nel 1348, nel mezzo della peste nera che decimò i fiorentini, il libro più famoso del grande scrittore toscano non racconta dell’epidemia, ma narra di dieci giovani, sette uomini e tre donne, che per sfuggire al contagio si rinchiudono per dieci giorni in una casa della campagna fiorentina. E cosa fanno? Al posto di discettare sulla peste o farsi prendere dall’angoscia, ognuno di loro racconta una “novella”, una al giorno, per riempiere il loro tempo di fantasia e allegria. Cento racconti che hanno fatto la storia della letteratura mondiale senza traccia alcuna di preoccupazione, anzi colmi di riferimenti umoristici, erotici, festaioli. Un affresco della società del Basso medioevo, che si prepara a entrare nel Rinascimento.

Ecco, come i dieci fiorentini, rinchiudiamoci per prepararci a ripartire. Riempiamo il nostro tempo di speranza e dell’esempio di forza che le nostre comunità stanno dando. E che ognuno di noi può dare in questo momento. Con la fantasia scacciamo la paura e apriamo le porte al nostro Rinascimento. 

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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