“Alda Merini, l’eroina del caos” la biografia della “Poeta dei Navigli”, con interviste alle persone a lei più vicine
Non ha mai cercato il successo eppure, a distanza di anni dalla sua scomparsa, è ancora amata e tradotta in altre lingue. Il suo esordio sulla scena poetica passa sotto silenzio: invidiata e poco apprezzata
Non ha mai cercato il successo eppure, a distanza di anni dalla sua scomparsa, è ancora amata e tradotta in altre lingue. Il suo esordio sulla scena poetica passa sotto silenzio: invidiata e poco apprezzata da poeti e intellettuali, sì, da quanti cesellano le parole per le loro composizioni. Lei, invece, ha sempre scritto di getto i suoi poemi, addirittura dettandoli al telefono ad amici, conoscenti, editori… chissà quanti suoi versi saranno stati gettati via, o messi in fondo a qualche cassetto, dimenticati o considerati “i versi di una matta”. Ma, qualche editore illuminato, intuisce che dietro la follia e sregolatezza di Merini si nasconde un genio. Cominciano a pubblicarla e diventa la Poeta che conosciamo. Si, si definiva al maschile, poeta.
Nel mese di novembre, per il decennale dalla scomparsa della Poeta dei Navigli, si sono tenuti diversi eventi per ricordarla. Alcuni incontri si sono svolti alla Casa delle Artiste, via Magolfa 32, dove è stata ricostruita una stanza a lei dedicata, con i suoi mobili e suppellettili. Ricollocato dietro il letto anche il “muro degli angeli” che lei usava come rubrica telefonica, agenda, per le sue citazioni preferite, numeri e parole scritte con il rossetto rosso. Il Comune le ha intitolato il Ponte sul Naviglio, di fronte alla sua abitazione: il ponte di Alda, il ponte della poesia, un simbolo per tutti i poeti milanesi e non. È fresca di stampa inoltre una biografia “Alda Merini. L’eroina del caos” curata da Annarita Briganti (Cairo editore, 14 euro). L’autrice ha ripercorso la vita della Poeta: lei non si nega niente, non si nega (quasi) a nessuno. Nonostante gli internamenti, due matrimoni complessi, due vedovanze, la povertà, le litigate con le figlie, la difficoltà di essere accettata da un certo milieu culturale, lei dichiara “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quanto vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
Tra le pagine anche le interviste a una delle sue quattro figlie e a una nipote. Significative le testimonianze di due persone che le sono state molto vicine anche in momenti difficili della sua esistenza: il fotografo Giuliano Grittini rimasto al suo capezzale nelle ultime ore, tra le altre cose dice “Anche in punto di morte era incredibile”. Il musicista Giovanni Nuti nella sua intervista afferma “Era l’ultima divina”. E, infine, una testimonianza di S.E. Cardinale Gianfranco Ravasi.
Per entrare nel mondo di Merini bisogna leggerla e rileggerla: ad ogni lettura si scopre un dettaglio nuovo, una parola di cui era sfuggito il significato recondito. Perdersi tra le sue parole fino a quando la suggestione ce la fa sentire accanto, mentre recita i suoi versi. Con l’immancabile sigaretta tra le dita, le unghie laccate di rosso, con i suoi anelli, bracciali, orecchini, collane, scialli.
Bellissima! Indimenticabile Poeta!
Intensi questi versi dedicati a se stessa: “Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle / potesse scatenar tempesta”.