Aspettando le smart periferie
Milano smart city. È questo il giudizio emerso allo Smart City Exhibtion 2014, che ha collocato la nostra città al primo posto in Italia, lasciando dietro si sé capoluoghi come Bologna e Trento, da sempre
Milano smart city. È questo il giudizio emerso allo Smart City Exhibtion 2014, che ha collocato la nostra città al primo posto in Italia, lasciando dietro si sé capoluoghi come Bologna e Trento, da sempre ai primi posti in queste classifiche. Pochi giorni dopo è arrivato un altro importante riconoscimento: secondo la famosa guida turistica Lonely Planet, Milano è la terza “migliore destinazione turistica” del 2015. Una doppia promozione che ha suscitato le dichiarazioni entusiastiche della Giunta, orgogliosa dei progressi di questi ultimi anni: car e bike sharing, isole digitali, raccolta differenziata, app, open data e via dicendo.
«Bene, molto bene, ma le periferie?» ci è venuto da dire, dopo aver anche noi applaudito. Perché basta spostarsi di qualche chilometro da piazza Duomo e le cose cambiano. Qui da noi gli interventi, anche quelli urgenti come le bonifiche, procedono con il contagocce e con una lentezza esasperante, rallentati dalla burocrazia, o stoppate da un’affermazione che non lascia spazio a repliche.
«Non ci sono le risorse – con tanto di braccia allargate, aggiungendo – ci dispiace ma non ci possiamo fare nulla». Anche quando lo si potrebbe fare. Anche quando chi parla è un dirigente o un assessore. L’apice di questo atteggiamento è stato toccato con la pantomima del parcheggio interrato di piazza Abbiategrasso. Bocciato dopo anni di gestazione, Palazzo Marino aveva fatto intendere che una parte di risorse risparmiate – oltre 17milioni – sarebbe stata destinata alla Zona 5. Il CdZ aveva preparato un bell’elenco, una sorta di cahier de doléances di progetti mai partiti, di interventi necessari e di legittime aspirazioni. Risultato? L’elenco è tornato al mittente intonso: non se ne fa niente, i soldi sono stati dirottati per l’emergenza Seveso. Ovvero da una periferia all’altra, senza toccare centri di spesa consolidati. Una decisione insopportabile, molto poco smart.
Stefano Ferri