Bob Dylan, Rough And Rowdy Ways,
Chi pensava che dopo Tempest, ultimo album in studio di sue canzoni del 2012, e dopo i tre album di cover di fila dedicati al “great american songbook” non ci fossero più nuovi album di
Chi pensava che dopo Tempest, ultimo album in studio di sue canzoni del 2012, e dopo i tre album di cover di fila dedicati al “great american songbook” non ci fossero più nuovi album di suoi brani, è stato prontamente smentito. Bob Dylan è tornato.
Anticipato qualche mese fa dalla splendida Murder Most Foul, ballata che in 17 minuti racconta l’assassinio di J.F. Kennedy e altro, ecco arrivare questo Rough And Rowdy Ways che contiene anche altri nove nuovi brani che mostrano il 79enne in grande forma, con uno dei suoi migliori album degli ultimi decenni.
Non è un disco facile e va ascoltato e riascoltato con molta attenzione, ma è in grado di regalarci profonde emozioni e riflessioni, è un disco scarno, ricco di ballate e di blues, denso di parole, con continui riferimenti al periodo in cui viviamo, insomma sempre un Bob Dylan che non molla sull’impegno civile e sociale.
Grandissima musica dal brano di apertura, i Contain Multitudes con la suadente voce di Bob, a My Own Version of You cantato splendidamente, in maniera soffice su un insinuante andamento lento tra country e jazz, alla splendida e toccante ballata senza tempo di I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You, a Goodbye Jimmy Reed, grande omaggio al bluesman, e alla conclusiva deliziosa Key West. I
tre dischi di cover hanno fatto sicuramente bene alla scrittura e al modo di cantare di Bob Dylan e questo disco ne è la chiara conferma. La leggenda continua.
I consigli di Beppe
- Eric Andersen, Woodstock Under The Stars,voto: 8
- Jon Anderson, Years,voto: 7.5
- Jimmy Buffett, Life On The Flip Side, voto: 7
- Fabrizio Poggi, For You, voto: 7.5
- Paolo Benvegnù, Dell’odio dell’innocenza, voto: 7
- Antonio Diodato, Che vita meravigliosa, voto: 7