Campi profughi e “Rotta balcanica”, alla Parrocchia San Barnaba volontari si riuniscono per progettare interventi

Due giorni di incontri con i rappresentanti di associazioni, ong e onlus, per progettare interventi sul piano umanitario e giuridico a favore delle migliaia di profughi bloccati in condizioni drammatiche sul confine tra Bosnia e

È iniziata, oggi nel nuovo oratorio della parrocchia di San Barnaba in via Feraboli la due giorni di lavoro per progettare azioni solidali e di sostegno giuridico alla “tragedia rimossa” dei campi profughi in Bosnia e più in generale verso i processi migratori che, attraverso quella che viene detta la Rotta Balcanica,” si muovono per arrivare, o meglio per provare ad arrivare, nella “Fortezza Europa”.

Negli ampi spazi del nuovo e bellissimo oratorio («apriamo oggi, ma l’inaugurazione ufficiale sarà a gennaio» ha precisato don Giovanni) si sono ritrovati insieme ai volontari dell’oratorio, che da anni organizzano con i ragazzi del Gratosoglio e della Barona settimane di aiuto e solidarietà in Bosnia, i rappresentanti di associazioni, onlus, ong e altri soggetti provenienti oltre che da Milano, da Brescia, Lecco e Trieste. Con loro, ad ascoltare, anche l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti.

La mattinata di sabato è trascorsa per “allineare” i presenti su quale è la situazione sui confini tra i due paesi balcanici, raccontata direttamente da coloro che sono rientrati da pochi giorni in Italia o comunque recentemente sono stati in Bosnia. Il quadro che ne è emerso è stato a dir poco allarmante.

Nei campi profughi di Bihac, Bira, Vucjak, Sedra, Borici, Velika Kladusa, Miral – allestiti in fabbriche abbandonate, ex discariche o addirittura zone confinanti con campi minati – risiedono attualmente migliaia di persone, provenienti dal medio oriente, dopo essere transitati dalla Bulgaria o dalla Grecia (secondi i dati ufficiali nel 2018 sono transitate dalla Bosnia 48mila migranti). L’inverno ormai arrivato ha ulteriormente aggravato una situazione già difficilissima, in campi che mancano di energia elettrica, acqua e riscaldamento. Le organizzazioni internazionali come Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), la Croce Rossa, l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Medici senza frontiere fanno fatica a operare, nell’indifferenza o nell’ostilità delle istituzioni.

Secondo le testimonianze dei volontari anche la posizione delle popolazioni bosniache sta volgendo in modo preoccupante verso il rifiuto all’accoglienza e al razzismo e la radicalizzazione islamica, sostenuta anche dal rientro dei Foreign Fighter dell’Isis, non è più un’ipotesi remota. Così come cresce il mercato, sempre più alla luce del solo, del passaggio clandestino delle frontiere (1.000 euro a persona per passare dalla Bosnia alla Croazia), con lo sfruttamento e le tragedie che questo comporta.

Non sono mancate le riflessioni di tipo politico e strettamente umanitarie. In tutti i presenti è emersa la consapevolezza che l’azione che deve svolgere la costituenda rete di associazione non può essere solo di risposta alle esigenze primarie, ma deve accompagnarsi a un’azione di difesa anche giuridica dei diritti dei migranti, per esempio sostenendo il diritto di asilo e accoglienza, ora palesemente negato dalla Croazia, anche nei confronti dei minori. Altrimenti l’aiuto alle persone nei campi, pur importantissimo, rischierebbe di perpetrare lo status quo.

Anche per quanto riguarda l’accoglienza in Italia e in Occidente in generale, è stato sottolineato come questo non può prescindere da una tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione.

Deciso anche l’avvio di iniziative di comunicazione – «fatte con attenzione, per non favorire la propaganda populista e razzista nostrana» è stato specificato – e di avvicinamento ai parlamentari europei. Per questo è stato citato Pierfrancesco Majorino, da sempre molto attento su questi temi, e chiesto all’assessore Rabaiotti di fare da ambasciatore.

Al temine della mattinata, dopo il pranzo cucinato dai ragazzi della Cucina di Albert dell’Oklahoma, sono partiti i lavori dei tavoli Politico-giuridico, Umanitario e Comunicativo, che dureranno fino a domani, con l’obiettivo di progettare e realizzare le prime azioni concrete.

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

Recensioni
1 COMMENTO
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    Francesco 1 Dicembre 2019

    E poi escludono altri volontari che darebbero una mano con io cuore,

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