Cartoline da Milano, una dichiarazione d’amore per la nostra città
“Milano si esibisce nascondendosi” (Matteo Bernardi). “Grazie tu mi completi” (Raffaella Bianchi). “Sei energia febbrile il giorno, languido silenzio la sera, rumore stanco di rotaie e accenti di mondi colorati” (Francesca La Forgia). “Corsi d’acqua,
“Milano si esibisce nascondendosi” (Matteo Bernardi). “Grazie tu mi completi” (Raffaella Bianchi). “Sei energia febbrile il giorno, languido silenzio la sera, rumore stanco di rotaie e accenti di mondi colorati” (Francesca La Forgia). “Corsi d’acqua, fiumi e canali, scorrono in sotterranea, bullizzati dal cemento e dal catrame” (Enrico Delledonne). “Alla Statale mi hai vista studiare ma in via Torino ho incontrato l’amore, sono ancora ribelle, sai?” (Flavia Todisco). “Milano sa essere tante cose. Stanotte è un mosaico lucido da cui un bambino annoiato ha staccato ogni tessera” (Francesca Gaudenzi). “La piazza della stazione è un crocevia di destini” (Serena Lagorio). “Milano è un suono: lo sferragliare dei tram fa da colonna sonora come in un vecchio film in bianco e nero” (Roberta Colombari). “Milano non ti ama ma ti chiama” (Ida Sborgia). “Corso Buenos Aires nei giorni di pioggia tenta di affogarti ma misteriosamente sa tenerti a galla con i suoi inaspettati fasci di luce colorata” (Roberta Maiorano). “La mia prima immagine è Milano d’inverno, perché la citta è ancora più accogliente” (Mirfet Piccolo).
Ma quanto sono belle queste cartoline che raccontano Milano in 100 parole (qui sopra ne pubblichiamo dei frammenti). Immortalata in istantanee varie e colorate. Con l’entusiasmo di chi ci è nato o ci arriva dalla provincia, e ne coglie la frenesia, i colori scuri, la trova surreale e un po’ romantica. Ritrarre una città avendo a disposizione solo cento parole. È quello che hanno fatto gli 88 autori di “Cartoline da Milano”, una raccolta di miniracconti sul capoluogo lombardo, pubblicata da Giulio Perrone Editore, che ha mandato in libreria per la collana L’erudita anche “cartoline” da Roma, da Napoli, da Torino, da Bologna, da Firenze, dalla Puglia, dalla Sicilia e da Genova.
«Raccontare Milano è complicato, soprattutto oggi in cui la retorica della città che “non sta mai con le mani in mano”, s’incarna in una continua trasformazione», racconta a Milanosud la curatrice Alexandra Tempesta (papà romano, mamma austriaca). «Una vera sfida, un lavoro di sottrazione che ha condotto gli autori all’essenzialità». Ognuno ha dato voce a un luogo, una piazza, una chiesa un palazzo, una strada, a una storia, un’emozione che si dipanano sullo sfondo di questa città di arte e industria, di velocità e acque sotterranee, mentre tutto si trasforma nello spazio di un mattino.
Una dichiarazione d’amore per Milano. Di chi è arrivato, di chi se ne è andato, di chi l’ha amata, all’inizio persino odiata. E le tante vesti che ha assunto, sempre in equilibrio fra presente e passato. Milano è fatta a strati, ogni racconto è un tassello che contribuisce a crearne il mosaico, perché Milano non è Milano – come direbbe Aldo Nove – ma un groviglio di persone e di intrecci di persone che si dipanano nei suoi luoghi. “Geografia urbana e geografia interiore convergono nell’immagine di questa nebbia (di cui si ha tanta nostalgia – NdR) che avvolge Milano come un manto a volerla proteggere” (scrive ancora Roberta Colombari). C’è posto per tutti, e ognuno costruisce la propria mappa di navigazione. E infine un consiglio: tornare a guardare la nostra Milano con gli occhi rivolti all’insù, per riscoprire la sua bellezza.