Cascina Campazzo: che vita nel parco a marcita!
La bellissima farfalla Lycaena dispar senza quest’ambiente umido rischierebbe l’estinzione. Anfibi rari come la rana di Lataste, il mimetico rospo smeraldino o il tritone crestato vengono qui a depositare
La bellissima farfalla Lycaena dispar senza quest’ambiente umido rischierebbe l’estinzione. Anfibi rari come la rana di Lataste, il mimetico rospo smeraldino o il tritone crestato vengono qui a depositare le uova. Mentre crostacei, insetti, anellidi… rappresentano il nutrimento per tanti uccelli che l’habitat del prato a marcita richiama in abbondanza. Che affascinante ecosistema!
Ma cosa rappresenta oggi una marcita? Uno scampolo di tradizione agricola ormai in disuso o un ambiente umido da preservare e rimettere in funzione per tenere viva la biodiversità e dare foraggio fresco alle mucche che ancora vengono allevate nel nostro prezioso Parco Sud e in particolare nel Parco Agricolo Ticinello Cascina Campazzo?
Di questo si è parlato la sera del 12 marzo scorso in Cascina Campazzo, in una bella conferenza, arricchita da tante immagini scattate negli anni da Domenico Barboni, naturalista, fotografo e studioso del Territorio del Basso Milanese, e raccontate da lui stesso durante la sua suggestiva lezione. Ad accogliere i presenti, Giuseppe Mazza, presidente del Comitato per il Parco Ticinello, che ha aperto ufficialmente “l’anno accademico di Campo!, Università di Milano-Campagna” ricordando con un saluto, seguito da un caloroso applauso, un’amica comune scomparsa di recente: «Mariella Borasio – ha detto il presidente – era un’amica del Parco Ticinello, di Campo!, di Cascina Campazzo: grazie Mariella!». Mazza ha poi introdotto gli ospiti che in seguito hanno animato il dibattito sul destino delle marcite: Alberto Belotti, organizzatore di Campo!; Gianni Bianchi, dell’Associazione Amici Cascina Linterno, che ha presentato il relatore Domenico Barboni descrivendone la grande competenza di divulgatore scientifico; Andrea Falappi, dell’Azienda Agricola Cascina Campazzo, anche sede “dell’Università”; il dottor Marco Pozzi, dell’Azienda agricola ZIPO – Cascina Ca’ Grande di Zibido S. Giacomo. Il presidente Mazza ha infine recitato la “formula magica”, una sorta di cerimoniale di apertura “dell’anno accademico dell’Università” nata nel 2002: «Campo campazzo, queste terra è la nostra terra e con questa formula dichiaro aperto l’anno accademico 2015!».
L’origine delle marcite (o marzite), habitat un tempo molto diffusi ma che ormai sopravvivono in poche aree del Parco Sud, delle Cave o del Ticinello, risale al XII secolo: furono realizzate dai monaci Cistercensi, nei pressi di Chiaravalle, per irrigare i campi e coltivare foraggio. Raggiunsero il loro massimo splendore verso la fine dell‘800, ma dopo la seconda guerra mondiale cominciarono a diminuire per lasciare spazio a campi di mais e risaie. Le acque utilizzate per irrigare la pianura lombarda ancora oggi provengono in parte dai fontanili, che pescano l’acqua nella falda; l’acqua sale in superficie a una temperatura di 10-12°C e corre costantemente a filo sul campo garantendo la coltura di foraggio. Il calore dell’acqua è anche il motivo per cui sul prato a marcita la neve si scioglie in fretta, lasciando scoperto un mondo fatto di microrganismi, insetti, crostacei, anellidi che alimentano una gran varietà di uccelli: garzette, aironi, gallinelle d’acqua, fagiani… qui possono nutrirsi, vivere, riprodursi.
Dagli “sfalci” dell’erba a graminacee si ricava invece ancora oggi del foraggio: il prato a marcita consente più tagli durante l’anno, di foraggio ed erba fresca, per l’alimentazione delle mucche.
Allora, viene da chiedersi: perché abbandonare le marcite? È facile immaginare la risposta: gli alti costi di gestione e il prezzo dell’acqua che spesso deve essere fornita dal Consorzio delle acque. Una realtà testimoniata dalla gran parte degli esperti presenti alla conferenza, che attraverso gli interventi hanno però tutti espresso la volontà di conservare questo ambiente straordinario. Un filo di speranza è infine venuto dalle parole di Falappi sulla possibile ripresa della marcita della Vettabbia, che si trova all’interno del Parco omonimo che dovrebbe essere ultimato entro il prossimo autunno.
Giovanna Tettamanzi