Centro civico di via Boifava, chiusi fino a maggio Anagrafe e Cam: i lavori non sono mai iniziati

Abbiamo scherzato. O meglio, il Comune ha scherzato. I lavori annunciati a settembre e che hanno portato alla chiusura di Anagrafe e Cam  del centro civico di via Boifava non sono mai iniziati. Si sarebbero

Abbiamo scherzato. O meglio, il Comune ha scherzato. I lavori annunciati a settembre e che hanno portato alla chiusura di Anagrafe e Cam  del centro civico di via Boifava non sono mai iniziati. Si sarebbero dovuti svolgere dal 1° ottobre al 31 dicembre ma, a quanto pare questo non è successo, per motivi di sicurezza, determinati dalla presenza di Musicopoli nei locali al piano terra. E così Anagrafe e Cam sono rimasti chiusi per niente, con tutto quello che questo determina in termini di  mancanza di servizi per i cittadini e degrado per un’area del quartiere, che sta rapidamente peggiorando. Chiusura che, secondo quanto annunciato nei giorni scorsi dal Comune, si protrarrà fino al 31 maggio, sempre ammesso che Musicopoli traslochi e i lavori inizino.

La vicenda del centro civico e del teatro Ringhiera si arricchisce così di un altro tassello di assoluta mala gestione. Dopo la chiusura improvvisa del teatro nel 2017, senza la programmazione di alcun intervento che risolvesse i problemi strutturali dell’edificio in modo da salvaguardare un’attività culturale e sociale così importante, ora assistiamo un annuncio di lavori e conseguente chiusura di servizi altrettanto importanti, senza aver risolto la questione con Musicopoli, che, a torto o ragione, ha un ricorso al Tar – noto a tutti – in atto da prima delle vacanze estive, in cui contesta lo sfratto datogli dal Municipio 5. Com’era possibile a queste condizioni pensare che, arrivati gli operai, Musicopoli se ne andasse? Non era il caso prima arrivare a un accordo o a una sentenza e poi procedere con la chiusura?

Dal Comune ora trapela che ci sono contatti in corso con Musicopoli, per risolvere pacificamente la questione. Speriamo che sia così, anche in ragione del progetto di Fondazione Cariplo di completa rifunzionalizzazione dell’intero edificio, che sarebbe dovuta partire a gennaio 2020, conclusi i lavori  a carico del Comune. Un progetto che prevede una ulteriore raccolta fondi da istituzioni e aziende milanesi, 2 milioni e mezzo di euro di investimenti e almeno tre anni tra incontri, bando e lavori e che ora rischia anch’esso di arenarsi nella “palude” del Ringhiera.

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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