Chiara Bisconti: «Nel lavoro come nella vita la collaborazione tra uomini e donne è la più produttiva»
Assessore, il fatto di essere donna, nonché mamma di tre figli, come ha influito nella sua carriera professionale e nella sua attività politica? «Innanzitutto, a me preme ricordare che sono “un’assessora”. Ritengo si debba dare luogo,
Assessore, il fatto di essere donna, nonché mamma di tre figli, come ha influito nella sua carriera professionale e nella sua attività politica?
«Innanzitutto, a me preme ricordare che sono “un’assessora”. Ritengo si debba dare luogo, tra le altre, a una rivoluzione lessicale, in modo che anche gli incarichi di alto grado e di forte rilevanza in campo decisionale, siano declinati al femminile. È una battaglia culturale a cui tengo particolarmente. Vorrei che mia figlia che ora è piccola, qualsiasi professione ricoprirà in futuro, possa essere chiamata col termine del rispettivo genere. Nel merito della vostra domanda, nel corso della mia attività professionale prima e politica poi, le difficoltà maggiori che ho trovato sono state per lo più culturali. Le donne devono comunque conquistarsi i loro spazi in “un’arena” di presidio maschile e la mia esperienza di manager è sempre stata un confrontarsi in territori di tale stampo. E questo nonostante le donne siano perfettamente in grado di mettere in campo competenze uguali e complementari a quelle degli uomini, che in genere hanno capacità di visione razionale, che bene si integrano con le capacità empatiche e relazionali più tipicamente femminili. Ho svolto gran parte della mia attività professionale nel campo delle vendite, un ambito prettamente maschile, in cui ho ricoperto i ruoli di marketing manager, key account e responsabile di area con una rete di agenti. Lavorare in questi ambienti comporta accettare alcune regole del gioco, senza derogare mai però all’espressione delle proprie idee e della propria visione. Quando si riescono ad abbattere questi modelli culturali, è provato, la collaborazione tra uomini e donne, porta all’efficienza. Cito per esempio, avendo il privilegio di farne parte, la giunta Pisapia, composta da un numero uguale di donne e uomini. A questo si aggiunge, a ribadire l’importanza della diversità, professionalità ed età molto differenti. Ciò porta un grande vantaggio di operatività del gruppo».
Quali sono i passi più importanti da fare dal punto di vista culturale e legislativo per una vera parità tra i generi?
«Un tema apparentemente minore ma di fondamentale importanza, soprattutto da quando le donne hanno iniziato a ottenere importanti incarichi e ruoli di un certo livello, comeå ruoli decisionali all’interno di aziende, è il tema degli orari, in particolare dell’introduzione di orari variabili per poter calibrare in questo modo vita lavorativa e vita privata. Temi fondamentali che, se risolti, vanno a eliminare una delle limitazioni oggettive per cui, se le donne non ce la fanno, spesso, è perché non riescono a far conciliare il tutto. Infatti una delle differenze fondamentali tra uomini e donne è proprio il fatto che queste ultime hanno il desiderio e la volontà di tenere tutto insieme: famiglia, lavoro, impegno sociale, senza per forza rinunciare a uno degli aspetti. “Vogliamo tutto! mi disse una volta una mia collaboratrice. La sfida è quindi introdurre orari flessibili e tipi di lavoro slegati dalla presenza fisica, in modo che questo divenga sempre più possibile».
Quali sono i suoi progetti futuri in questo senso?
«Uno dei primi progetti a cui ho iniziato a lavorare è il piano regolatore generale degli orari. Sotto la direttiva del sindaco ho ripreso in mano il progetto riguardante il ripensamento dei tempi di lavoro per migliorare la qualità della vita, trasportando quindi quello che avevo fatto in azienda alla città. Il lavoro è così partito e abbiamo istituito il comitato scientifico delle cinque università milanesi, stiamo lavorando sulle necessità della realtà della città e, per quanto riguarda il lato pratico, abbiamo realizzato un documento programmatico delle attività del Comune, dove abbiamo già iniziato a sperimentare un orario flessibile all’interno del settore del Personale, che presiedo. Non dimentichiamo che il Comune è il più grande datore di lavoro di Milano e un intervento in questo senso, a cascata, avrebbe una ricaduta importante sull’intera città».
Qual è il suo parere riguardo la legge Golfo-Mosca per le quote rosa nelle aziende pubbliche e nelle società quotate in borsa?
«Sono contraria di principio a un discorso di quote, ma le reputo un male necessario e credo che nei fatti la loro introduzione possa essere una buona soluzione per forzare il sistema, che altrimenti risulterebbe troppo lento. Ribadisco però che le quote rosa di per sé non bastano se non si agisce sulle condizioni di lavoro delle donne».
Consigli agli elettori riguardo al genere?
«Non mi sento di dare consigli per quanto riguarda le elezioni e per quanto concerne il genere. Ritengo che sia fondamentale avere a disposizione la più ampia rappresentatività, ma che il voto resti una libera scelta individuale. Mentre se avessi gli strumenti per poter proporre al Parlamento una legge per avere metà candidati donne, lo farei immediatamente».
Testi e foto Federica De Melis, Elisa Paci, Anita Rubagotti
Consigli utili per ragazze “forti”
Chiacchierando con l’assessora Chiara Bisconti, le nostre tre giovani collaboratrici hanno fatto tesoro di alcuni validi suggerimenti: 3 “dritte” da una ex manager per poter entrare nel mondo del lavoro con successo e soddisfazione.
1) Se si hanno delle aspirazioni, se si vuole accedere a posti di potere, è importante avere la consapevolezza che occorre gestire ogni cosa, anche la più semplice come fosse un lavoro; bisogna essere determinate e non sperare sempre che sia qualcuno a scoprire il nostro talento e a valorizzarlo. I numeri mostrano che le donne che si laureano sono molto più brave della loro media maschile, che le aziende che hanno un board decisionale composto da entrambi i generi producono risultati in borsa più alti rispetto alle aziende guidate solo da uomini. Questo dimostra che le donne sono un cambiamento rispetto a un modello già esistente, ovvero quello in cui prevale la figura maschile.
2) Se ci si inserisce in contesti prettamente maschili, è importante imparare a entrare in quel mondo senza venire meno alle proprie regole; a questo proposito, per essere in grado di gestire ogni situazione al meglio e riuscire a tenere le persone al proprio posto (nel momento in cui oltrepassano il limite), è importante porre estrema attenzione al linguaggio. Spesso le donne sono più colloquiali, tendono a presentarsi soltanto con il nome, mentre è importante specificare anche il cognome, perché è quello che contraddistingue la persona e rimane più impresso.
3) Le giovani donne hanno la tendenza a “volere tutto”, e hanno ragione: vogliono una famiglia, una carriera, del tempo libero… e se una donna riesce a raggiungere tutto questo, non può che sentirsi realizzata; perciò è anche importante scegliere di avere al proprio fianco uomini che condividano la nostra volontà di essere madre, moglie, donna di successo sul lavoro e che non ostacolino questo grande desiderio. Per cambiare bisogna essere propositive, lottare e persistere.