Com’è bello regalare una rosa… alla Darsena! Municipio 6 e il suo presidente contro il razzismo durante la movida di sabato sera

Una dimostrazione gentile contro il razzismo  "gratuito"! Un'iniziativa di  solidarietà per Sahabuddin Chokdar, venditore ambulante di rose, 55 anni e originario del Bangladesh, che come tutte le sere andava su e giù lungo la Darsena

Una dimostrazione gentile contro il razzismo  “gratuito”! Un’iniziativa di  solidarietà per Sahabuddin Chokdar, venditore ambulante di rose, 55 anni e originario del Bangladesh, che come tutte le sere andava su e giù lungo la Darsena con un mazzo di rose da vendere quando nella notte del 12 luglio è stato aggredito e spintonato in acqua da due ragazzi, presumibilmente italiani. Immediatamente soccorso da due giovani e dai vigili del fuoco subito accorsi, medicato dal 118  Sahabuddin non ha sporto denuncia alla Polizia che staziona lì con diverse pattuglie: se ne è andato via da solo senza il mazzo di rose finito in acqua insieme al cellulare. Degli aggressori nessuna traccia, scappati nella notte. Un unico articolo di solidarietà(*) è uscito finora su Avvenire.it  e oggi sul sito di La Repubblica, a più di una settimana dal fatto, come ci racconta Sandro De Riccardis. Sahabuddin ha lasciato il suo villaggio a Madaripur otto anni fa. In Bangladesh lavorava nei campi, raccoglieva pomodori e cipolle, ma non riusciva a mantenere la famiglia. Ha salutato la moglie e i cinque figli, ed è partito verso la Turchia  e poi alla volta della Libia. Giunto in Italia in barca, ha vissuto in un centro di prima accoglienza e da due anni è a Milano con un permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Ora Sahabuddin Chokdar non vende più rose perché ha paura”.
L’aggressione è passata sui quotidiani come uno dei tanti fatti di cronaca sulla movida milanese, mentre Lega e Forza Italia hanno preso il pretesto per chiedere di intensificare ulteriormente  i controlli della Polizia Locale, di per sé  già molto presente anche con diverse camionette  nei luoghi della movida serale.
 
Non è la prima volta, purtroppo, che i venditori di rose diventano il bersaglio di immotivata violenza, spesso non denunciata. Lo conferma il presidente del Municipio 6, Santo Minniti, che ha voluto rompere il silenzio  promuovendo un’iniziativa di solidarietà insieme ai Sentinelli, movimento informale contro le discriminazioni e le violenze. Sabato scorso, all’ora della movida serale sulla Darsena, nel punto in cui l’ambulante  è stato gettato in acqua, a ogni passante, coppia o gruppo di ragazzi veniva donata una rosa insieme al volantino #unarosacontroilrazzismo.  Un’esperienza sorprendente per i giovani  dell’iniziativa che hanno ricevuto apprezzamenti da molti coetanei, come anche dinieghi, e talvolta insolenze  (anche da parte di  ragazze). Non è  facile donare una rosa! A spronarli il presidente stesso sorpreso più volte ad avvicinare e dialogare con giovani anche stranieri che si fermavano per ascoltarlo con curiosità e interesse.  Coup de théâtre: le ultime rose sono andate a una festosa comitiva di allievi della Scuola di Teatro Paolo Grassi, provenienti da ogni parte d’Italia.
 
Anche alcuni venditori ambulanti di rose, habitué della Darsena, sono stati avvicinati per spiegargli l’iniziativa. Quante rose riescono vendere in una serata e quanti giorni impiegano per vendere un mazzo girando fra i tavolini dei bar o lungo il passeggio, sporgendo con gentilezza una rosa? Ce lo racconta un report dell’Unicri del 2017 sui venditori ambulanti di rose pubblicato su La Stampa. Da allora più nulla su questo popolo di invisibili, per la maggior parte bengalesi, sposati con figli, un tempo operai negozianti o contadini, con un viaggio e un debito oneroso alle spalle, spesso senza documenti, per trovare un lavoro migliore.
 
«Non è l’unico fenomeno di razzismo quello di sabato scorso, c’è un’escalation di episodi razzisti che non fanno notizia perché non hanno un’evoluzione “spettacolare”», spiega Santo Minniti precisando che la volontà del Municipio 6 è quella di portare alla luce questi episodi che peggiorano il clima sociale. «Le istituzioni devono difendere i valori della costituzione repubblicana. Oggi (sabato, ndr) oltre alle rose distribuiamo anche un volantino con impressi i principi fondamentali della costituzione, in particolare l‘articolo 3: ogni persona ha diritto di non essere discriminata in base alla razza, al sesso e alle opinioni. Purtroppo succede troppo spesso anche a opera di alcuni partiti ed esponenti politici. Noi siamo qui per condannare questi gesti e per ricordare che tutti devono stare dalla parte della costituzione e dell’antirazzismo».
Un riferimento indiretto a quanto successo di recente a Giulia Pelucchi del Pd, vicepresidente e assessora del Municipio 8, che per aver aderito all’appello antirazzista “Human black migrant lives matter” delle Sardine, è diventata un bersaglio politico (e in quanto “donna”) sulla pagina Facebook del leghista Alessandro Morelli. Giustamente la solidarietà di tanti, dal sindaco e dall’intera giunta di Milano, le è arrivata subito. Ma per chi “non ha le spalle coperte” il sostegno non arriva quasi mai.
(*) Dopo l’iniziativa del presidente del Municipio 6, Santo Minniti,  sono apparsi finalmente altri articoli di solidarietà,  come su la Repubblica “Aiutiamo il venditore di rose Sahabuddin: gara di solidarietà tra i lettori di Repubblica

Giornalista per caso… dal 1992, per una congenita passione per la fotografia. Dalle foto ai testi il passo è breve: da riviste di viaggio e sportive ai più quotati femminili e quotidiani nazionali sui temi del mondo del lavoro. Ho progettato e gestito newsletter di palestre e centri fitness. Ora faccio parte degli intrepidi inviati di Milanosud.

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