Confermata la “diversità” ambrosiana: Milano ha scelto il Sì

La sconfitta netta e inequivocabile del fronte del Sì a livello nazionale non trova riscontro sotto la Madonnina, dove i sostenitori della riforma della Costituzione raccolgono 343.637 voti, pari al 51,1%, mentre il No raccoglie

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La sconfitta netta e inequivocabile del fronte del Sì a livello nazionale non trova riscontro sotto la Madonnina, dove i sostenitori della riforma della Costituzione raccolgono 343.637 voti, pari al 51,1%, mentre il No raccoglie 328.440 voti, pari 48,9%. L’affluenza arriva al 71,7%, più alta di quella nazionale, ma anche di quella dello scorso 5 giugno, quando gli elettori che si recarono alle urne per eleggere il sindaco e furono il 54,7% degli aventi diritto. Se si guarda agli esiti del voto per Municipio, il Sì raccoglie consensi soprattutto nel centro della città, dove raggiunge il 64,9%, mentre il testa a testa è stato fino all’ultimo voto negli altri Municipi, con vittorie del Sì in 5 circoscrizioni contro 4. Nel sud Milano il Sì prevale nei Municipi 4 (51%) e nel 6 (50,8%), mentre nel Municipio 5 vince il No (50,5%). Milano va dunque controcorrente.

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Un dato ancora più significativo se lo si confronta con quello nazionale e anche con quello lombardo, dove la valanga dei voti per il No è stata travolgente. Ma se prescindiamo dal merito della riforma costituzionale e proviamo ad analizzare il voto, inteso come giudizio sul governo nazionale e su quello cittadino, non può sfuggire che Milano ancora una volta ha rappresentato un’anomalia rispetto al resto del Paese.

Cosa significa questo? Difficile dirlo: le analisi dei voti sono opinioni (anche se molti le spacciano per fatti). Di certo la nostra città è differente dal resto del Paese da un punto di vista sociale, economico e ora, sempre più, anche politico. La rabbia e i populismi in città non hanno mai sfondato. Prima la Lega e poi i M5S hanno finora avuto risultati deludenti in città. Anche la sinistra-sinistra a Milano non è mai andata oltre qualche punto percentuale. I motivi sono molteplici. A nostro parere ve n’è uno essenzialmente economico: a Milano, nonostante tutto, si sta meglio che nel resto del Paese. Tutti gli indicatori economici danno la nostra città in crescita. La grande presenza del Terzo settore, oltre l’azione di Palazzo Marino, hanno limitato l’impatto della povertà, che altrove è stato devastante.

Poi c’è un motivo politico: pur con tutto il disincanto, i cittadini hanno la sensazione che l’azione amministrativa possa incidere sulla qualità della loro vita. Lo hanno visto in questi anni: tutti i sindaci che si sono succeduti, sia di Centrosinistra che di Centrodestra, hanno preso decisioni, condivisibili o meno, che hanno lasciato traccia, senza rimanere coinvolti in scandali. Tutto questo ha contribuito a disinnescare il voto di protesta. Infine c’è un dato politico che riguarda il Centrosinistra e più in generale il riformismo milanese. A Milano, prima con Pisapia ora con Sala, è nata una nuova proposta politica, che unisce la sinistra di governo, allontana quella solo e sempre di opposizione e raccoglie il pragmatismo meneghino. Una proposta che da ormai molti anni, nelle diverse competizioni elettorali, si rivela vincente nelle urne, che ora rischia di rimanere senza padrino a livello nazionale. Non va dimenticato che il premier dimissionario ha sostenuto sempre con forza la nostra città, scommettendo, in prima istanza su Expo e sulla capacità ambrosiane di trainare il Paese. Ora il rischio è che la città rimanga in balìa di una situazione di stallo e, di fronte a un altro governo, venga trascurata. Possibilità tragica ma anche remota, perché come ha affermato subito nella notte delle elezioni il sindaco Sala: «Chi pensa all’Italia non può prescindere da Milano, qualunque sia il governo».
Ecco, il punto, forse, è proprio il bene dell’Italia.

Stefano Ferri

(Dicembre 2016)

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, blogger appassionata di cinema e teatro, talentuosa grafica e webmaster, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sfide, forte della sua estrazione umanista veste con grazia e competenza le testate digitali e su carta di Milanosud.

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