Ecco la delibera di Regione Lombardia che evidenzia le lacune mai colmate del piano pandemico, in particolare per l’assistenza domiciliare e le Rsa

Con un articolo molto circonstanziato, pubblicato oggi, la testata on line it.businessinsider porta alla luce una delibera del 2010, di Regione Lombardia con oggetto “Conclusione fase 6 pandemia influenzale da virus A/H1N1: valutazione e indicazioni

Con un articolo molto circonstanziato, pubblicato oggi, la testata on line it.businessinsider porta alla luce una delibera del 2010, di Regione Lombardia con oggetto “Conclusione fase 6 pandemia influenzale da virus A/H1N1: valutazione e indicazioni operative” – Giunta Roberto Formigoni, con Luciano Bresciani assessore alla Sanità -, in cui attraverso un audit vengono evidenziate le lacune del Piano Pandemico Regionale messo in atto nel 2010, per contrastare l’influenza suina.

Nella delibera approvata, in calce all’audit, si indica  “una attenta riflessione ed analisi per procedere ad una eventuale “manutenzione” del Piano Pandemico Regionale, affinché si faccia tesoro delle criticità insorte e delle soluzioni individuate nel corso d’opera e ritenute più adeguate all’evento rispetto a quelle programmate nel piano”.

Indicazioni evidentemente mai prese in considerazione e che in parte spiegano sia perché Regione Lombardia in queste settimane ha concentrato tutte le attività sugli ospedali tralasciando i territori e come mai la nostra regione è stata colpita in modo così drammatico da Covid – 19

Scorrendo l’audit allegato alla delibera è impressionate come le criticità evidenziate corrispondano a quelle indicate dalla cronaca di questi giorni e soprattutto dalle accuse mosse a Regione da medici di base, chirurghi e odontoiatri, direttori Rsa.

Per esempio l’analisi del Piano Pandemico di Regione Lombardia evidenziava – ma la delibera è impietosa su molti altri punti rimasti inattuati -, la necessità di creare un sistema di rilevazione accurata degli accessi ai pronto soccorso, di ricoveri e mortalità su tutto il territorio, anche con campioni di popolazione. Cosa che non è avvenuta – a parte i punto stampa su Facebook dell’assessore Gallera –, come hanno rimproverato da più parti i medici i base e i chirurghi, impedendo una piena contezza della diffusione del virus (vedi pag. 8 della delibera).

Altre due criticità evidenziate dall’analisi del Piano pandemico e che ora sono una vero e proprio allarme sociale, furono la necessità di avviare un incremento dell’assistenza domiciliare (pag. 9) e di definire un accordo quadro con i gestori delle Rsa per un aumento dell’assistenza medica e infermieristica. La valutazione dell’audit del 2010 su questi due punti fu impietosa:  “assenza azioni specifiche”. 

Infine il tema dei presidi sanitari mancanti, di cui si parla tanto in queste settimane. La delibera, a pag. 10, alla voce Misure generali, individuava nelle Asl il soggetto deputato, tra le altre cose, all’approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione di mascherine, camici, guanti e quant’altro. Ma le “Asl nel 2015 sono sparite – come afferma Andrea Sparaciari di it.businessinsider, divenendo Ats (Agenzie di tutela della salute), si sono cioè trasformate da braccio attivo della politica sanitaria ad agenzie di mero controllo burocratico e amministrativo (da qui il temine “agenzia”) sull’attività degli ospedali. Il loro ruolo è stato trasferito ai nosocomi (divenuti contemporaneamente ASST, Aziende socio sanitarie territoriali), senza che però fossero passati loro tutti quei compiti operativi originariamente in capo alle Asl”.

Superficialità, strategie sbagliate e una pandemia circostanziata e molto meno virulenta di Covid-19 come fu la Suina sono probabilmente i motivi che hanno portato Regione Lombardia a non dare seguito all’audit che lei stessa aveva commissionatoConsiderati i contagi e i decessi di questi giorni, una inadempienza tragica e gravissima che crediamo verrà valutata anche in sede giudiziaria.

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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