Franca Valeri, Lella Costa e… Santippe: insopportabili e bisbetiche o ironiche, intelligenti e lucidissime?
31 luglio 2020, Franca Valeri compie cento anni. Ieri, 9 agosto, Franca è come "svanita" nell'aria, dietro chissà quale sipario. Eppure, proprio in questa estate così particolare, Franca ha voluto che fosse Lella Costa a portare in
31 luglio 2020, Franca Valeri compie cento anni. Ieri, 9 agosto, Franca è come “svanita” nell’aria, dietro chissà quale sipario. Eppure, proprio in questa estate così particolare, Franca ha voluto che fosse Lella Costa a portare in scena uno dei suoi monologhi più famosi, “La vedova Socrate”, interpretando la “sua Santippe”: una donna ironica e lucidissima più che bisbetica e insopportabile secondo la tradizione (o meglio, leggenda). Più che un passaggio di testimone, una comunanza vivida ed estrema tra due artiste, “signore della scena e della comicità”.
Diego Vincenti, giornalista e critico teatrale, scrive oggi sul Giorno: “È ricordata come una delle donne più bisbetiche che si siano mai conosciute. Povera Santippe! Moglie di Socrate, nulla si sa infatti del suo carattere, se non pochi frammenti che le dedicano lo storico Diogene Laerzio (un giorno rabbiosa, scagliò contro il marito un vaso da notte esclamando «Non dicevo che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia?») e il filosofo Antistene che rivolgendosi a Socrate domanda «Perché (…) te ne stai con una donna la più fastidiosa, credo, di quelle che sono, furono e saranno?». Evidentemente, commenta Vincenti, anche a quei tempi, il carattere era subito etichettato come caratteraccio, quando si parlava di donne.
Per il critico teatrale, Franca Valeri ha voluto dare, in questo testo del 2003 liberamente ispirato a “La morte di Socrate” di Dürrenmatt, uno sguardo diverso alla faccenda, «Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – racconta l’autrice –. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna forte e intelligente che del marito vede anche i tanti difetti». Questo lo spirito de “La vedova Socrate”, monologo portato in scena più volte dall’attrice e autrice milanese e interpretato il 31 luglio, dall’attrice comica Lella Costa al Chiostro di via Rovello, quale dichiarato omaggio alla Valeri-Santippe il giorno del suo centesimo compleanno.
Ironica e lucidissima, la Santippe della Valeri, ambientata in una bottega di antiquariato, si confronta “con le preoccupazioni quotidiane, gli alti e bassi coniugali, i problemi causati dagli amici del marito. Sembra un film di Truffaut. Che poi gli amici sono proprio un bel gruppetto di buoni a nulla: si va da Aristofane ad Alcibiade, passando per Platone, il peggiore di tutti. Allievo prediletto, in realtà pare interessato solo ad appropriarsi delle idee del maestro, trascritte fedelmente nel Dialoghi. Quasi quasi vien da chiedergli i diritti d’autore. O forse è meglio scrivere a propria volta un nuovo dialogo, con protagoniste finalmente le donne?” Conclude amaro il critico Vincenti.
“Ci hai rappresentato per anni, la puttanella sfortunata, la dattilografa smaniosa, l’industriale sbrigativa, la star della piccola posta, l’innamorata continuamente bidonata. All’anno prossimo signora”, aveva scritto di lei Natalia Aspesi il giorno del suo compleanno. Ci mancherà, ma presto la rivedremo sulle scene grazie ai suoi personaggi interpretati dalla sua “omonima” intelligente e ironica Lella Costa, che la ricorda così: “Aveva una profonda cultura, ma anche la capacità di renderla accessibile a tutti. Era nazional popolare, pop ma non ha mai abbassato il livello. E in questo era più unica che rara”.
L’addio dell’Anpi di Milano a Franca Valeri passa attraverso il ricordo del presidente dell’Associazione partigiani, Roberto Cenati. «Franca Valeri, pseudonimo di Alma Franca Maria Norsa, ci ha lasciato domenica 9 agosto. Aveva compiuto 100 anni il 31 luglio scorso. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera alla fine di giugno, Franca Valeri ricorda di avere pianto quando lesse sul giornale la notizia dell’emanazione delle leggi antiebraiche, emanate dal regime fascista e sottoscritte dal re Vittorio Emanuele III. Fu quello il momento più brutto della sua vita: Franca non potè più frequentare la scuola pubblica né andare a teatro, a seguito di quella infame legislazione.. Qualche giorno prima della guerra il papà di Franca, ebreo, fugge in Svizzera convinto che la figlia, rimasta in Italia con la madre cattolica, non avrebbe corso pericoli. Ma quando arrivano i nazisti, Franca si deve nascondere. Per qualche tempo vive in una casa in via Mozart, a Milano, dove trovano rifugio altre persone. Poi cerca riparo in casa di amici. Un giorno Franca assiste alla deportazione dall’abitazione di via Mozart, da parte dei tedeschi di numerosi ebrei, tra cui una sposina che non fece più ritorno dal campo di sterminio di Auschwitz. Franca riesce a scampare alla persecuzione antiebraica. Nell’intervista definisce il 25 aprile il giorno più bello della sua vita perchè aveva segnato la fine della guerra, di un incubo terribile e l’inizio della sua giovinezza, una giovinezza tardiva, ma molto bella, iniziata dopo le sofferenze subite dal regime nazifascista. Sofferenze che la spinsero in piazzale Loreto, nonostante le preoccupazioni della madre, perchè subito dopo la liberazione nelle strade si sparava ancora, per verificare se Mussolini fosse effettivamente morto. La ricorderemo sempre con grande commozione ed affetto».
(composizione da immagine archivio La Repubblica)