Gallera, l’uomo che voleva farsi re

“Carneade, chi era costui?” Borbottava don Abbondio un momento prima dell’arrivo per il “matrimonio a sorpresa” di Tonio e poi di Renzo e Lucia. Di qualcosa dovevamo pur aver memoria noi che riandiamo ogni tanto

Carneade, chi era costui?” Borbottava don Abbondio un momento prima dell’arrivo per il “matrimonio a sorpresa” di Tonio e poi di Renzo e Lucia. Di qualcosa dovevamo pur aver memoria noi che riandiamo ogni tanto a vaghi ricordi classici ma il filosofo Carneade si perdeva, personaggio minore in un novero così ricco, fra Parmenide ed Eraclito e quell’altro (Zenone di Elea?) che ci raccontava gli inutili sforzi del piè veloce Achille alla rincorsa della tartaruga.

Carneadi siamo tutti noi destinati a perderci nell’oblio. A ognuno tuttavia può capitare, come ci insegnava Warhol, un quarto d’ora di popolarità. Talvolta di balzare agli onori della cronaca per qualche ora, per qualche giorno. Addirittura per qualche mese come è toccato all’assessore al Welfare lombardo, tale Giulio Gallera, fino a questa primavera ignoto ai più.

Poi è arrivato il Covid-19. Per il mondo un disastro, per qualcuno una insperata ribalta televisiva. Da fine febbraio in poi Gallera ce lo siamo visti entrare in casa ad ogni sera, a raccontarci i miracoli autentici che la sanità lombarda, lui umile alfiere, andava compiendo giorno per giorno.

Ancora non si era trovato il modo di resuscitare Lazzaro ma era solo questione di tempo. Se Carneade era grande oratore, mandato dagli ateniesi ad ammorbidire il senato romano, Gallera non era da meno, avvocato di professione prima che politico di belle speranze. Dispensava una buona mezzora di entusiastica arringa a volte accompagnato dal suo maestro Fontana che annuiva gravemente alla sua destra, a volte affiancato a uno dei tanti virologi che la sorte aveva estratto dalla ruota della fortuna giornaliera.

Così per varie sere, appuntamento imprescindibile all’ora dell’aperitivo, peraltro negato dalle ferree leggi del lockdown (traduzione per gli autoctoni di sara sù tuscòss ). Gallera snocciolava numeri, tot migliaia qua, tot migliaia là, guardandosi bene dal fare confronti che avrebbero potuto rivelarsi impietosi. Spiegare per esempio come poteva considerare un successo il fatto che la regione amministrata da lui e dai suoi amici aveva avuto la meta dei morti d’Italia.

Non reggeva neanche il paragone con le scellerate politiche di Donald Pel di Carota, un rapporto da 1 a 5 fra Lombardia e gli interi States calcolando che la regione che ha il cielo cosi bello quand’è bello (cioè raramente, ancora il Manzoni) non è l’Alaska ma ha le dimensioni del New Jersey (47esimo stato su 50 in ordine di grandezza).

Imperterrito Gallera garrulamente insisteva a dire che “Abbiamo fatto meglio di chiunque altro, non abbiamo sbagliato niente”. Era fine marzo, la stella di Gallera sembrava brillare più che mai. Si parlava di lui come del prossimo sindaco di Milano, e già c’era chi gli pronosticava una vittoria a mani basse sull’ectoplasma del povero Beppe Sala. Lui faceva spallucce dicendo che “No, non certo non per ambizione, ma se proprio serve, per spirito di servizio…”.

Ormai si preparava a dare l’assalto al cielo come l’uomo che voleva farsi re di Rudyard Kipling, l’avventuriero che si era presentato alle genti dell’immaginario Kafiristan come un semidio discendente da Alessandro Magno. Gli ingenui indigeni l’avevano per un certo tempo adorato salvo scoprirne, alla vista del sangue, la natura umana.

La rivelazione era stata sorprendente, l’ira dei quasi sudditi grande. La fine dell’uomo che voleva farsi re assai triste, decapitato e gettato senza pietà in un burrone. Son passati quasi duecento anni, viviamo in una civiltà differente.

Qui sono stati i suoi stessi amici che all’ennesima gaffe – il sano che deve trovare contemporaneamente due malati per infettarsi – hanno detto basta. Piano piano gli han negato le dirette televisive, ora si parla di togliergli anche l’assessorato.

Dal racconto di Kipling John Huston ha tratto un film. L’uomo che volle farsi re era Sean Connery e cadeva malamente. Figurarsi un Gallera. Ma certo a lui il burrone sarà risparmiato.

 

 

Bibliotecario approdato finalmente alla pensione cerco di coltivare e condividere con maldestri tentativi di scrittura le mie mille passioni. Dalla letteratura allo sport, dalla storia alla musica, tutto con la stessa onnivora curiosità inversamente proporzionale alla competenza. Al primo posto l'amore per il cinema, nato a sei anni dalla folgorazione in una sala buia e mai più abbandonato.

Recensioni
NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO