Gianni Cervetti: «Sono “un orecchiante” della musica, che ha conosciuto Sciostakovic»
All’indomani delle dimissioni da presidente de laVerdi di Gianni Cervetti ripubblichiamo una nostra intervista del novembre del 2018, fattagli in occasione del venticinquesimo della fondazione dell'Orchestra e Coro sinfonico di Milano G. Verdi. Subentra a
All’indomani delle dimissioni da presidente de laVerdi di Gianni Cervetti ripubblichiamo una nostra intervista del novembre del 2018, fattagli in occasione del venticinquesimo della fondazione dell’Orchestra e Coro sinfonico di Milano G. Verdi. Subentra a Gianni Cervetti nella carica di presidente Ambra Redaelli, musicista e imprenditrice, nel Cda de laVerdi dal 1995.
Milano, novembre 2018 – Gianni Cervetti è un gentile signore di 85 anni, anima e memoria storica de laVerdi. Da giovane voleva fare il medico, ma poi si è laureato in Economia a Mosca, mandato in Russia negli anni ‘50 dall’allora Pci, di cui era funzionario. Tornato in Italia è stato segretario della federazione milanese del partito. Migliorista, la corrente riformista del Pci, nel 1975 viene chiamato alla segreteria nazionale del partito con Enrico Berlinguer, dove diventa responsabile dell’organizzazione. Nel 1984 viene eletto parlamentare europeo. Poi, nel 1987 e nel 1992, entra come deputato a Montecitorio. Un percorso politico, professionale e umano che nel 1993, a 60 anni, cambia radicalmente direzione con la nascita de laVerdi, che quest’anno compie 25 anni.
Cervetti come nacque l’idea di una nuova formazione musicale?
«Fu una scommessa. A cui parteciparono due altri grandi appassionati di musica, come Luigi Corbani, che poi è stato per vent’anni direttore generale de laVerdi, e Vladimir Delman, che diresse l’esecuzione integrale delle sei Sinfonie di Ciaikovskij, con gli studenti dei conservatori di Mosca, Pittsburgh e Milano. Da quei concerti prese forma la nascita della nostra orchestra».
Milano ha un’offerta di musica classica musicale molto ricca, perché un’altra orchestra?
«Aveva appena chiuso l’orchestra della Rai e secondo noi c’era spazio per una nuova offerta musicale, la- vorando sulla qualità e varietà dei programmi, in modo da far crescere anche la domanda di musica da parte della città. La scommessa iniziale si è dimostrata sostanzialmente giusta: dopo 25 anni siamo ancora qui, con il nostro pubblico, a festeggiare il compleanno di una splendida orchestra».
Prima de laVerdi il suo percorso professionale e umano è stato completamente diverso, come è arrivato alla musica classica?
«Per quanto mi riguarda mi definisco un “orecchiante” della musica: l’ho sempre ascoltata e amata. La mia è una passione antica che risale ai tempi della guerra, nata nell’osteria di mio padre, in via Rasori, quand’ero bambino. Lì venivano tre musicisti, che poi ho scoperto essere professori de La Scala. Quando suonavano si fermava tutta l’osteria per ascoltare brani di lirica, eseguiti con una fisarmonica e due strumenti ad arco. Erano tempi duri, anche i professori dovevano arrotondare.
Il compositore Dimitri Sciostakovic.
Poi nel Ferragosto del ’45, a 4 mesi dalla Liberazione, ho ascoltato la Traviata al Castello Sforzesco, eseguita dall’orchestra de La Scala, il teatro del Piermarini era ancora chiuso. Avevo 12 anni. Prima ancora era stato al Nazionale ad ascoltare la soprano Lina Pagliughi in un’opera di Puccini. Poi, da adulto, ho vissuto alcuni anni a Mosca e ho conosciuto Sciostakovic e la musica russa. Da quel momento la passione è cresciuta fino ad arrivare alla fondazione de laVerdi».
Come avete fatto?
«All’inizio, in effetti, non è stato facile. Ci sono stati anche nostri errori: volevamo fare tutto da soli, ma è impossibile in questo campo. Bisogna avere un sistema di relazioni, che non vuol dire soltanto ottenere quattrini, ma rendersi da una parte utili alla città, dall’altra dimostrare qualità. A Milano ci sono istituzioni come La Scala, il Conservatorio, la Filarmonica, i Pomeriggi musicali e una nuova offerta musicale non può prescindere da qualità e originalità. In questa avventura Fondazione Cariplo ci ha sempre aiutato. Insieme con un gruppo di privati, ora sono quasi 500, che ci ha sempre sostenuto, anche nei momenti più difficili. In questi ultimi anni poi è cresciuta l’attenzione da parte di Regione, Comune e Ministero, con cui collaboriamo costantemente. Anche quest’estate il Comune ci ha chiamato per la stagione estiva, che proponiamo ormai da anni. Dal canto nostro facciamo il possibile per essere legati al territorio. Quest’anno per esempio, in occasione del venticinquennale, laVerdi ha un programma di concerti nei nove municipi. Il primo, per il Municipio 1, si è svolto a Palazzo Reale. Poi a maggio saremo nel Municipio 5, al Cam di Gratosoglio, e a febbraio alla ex Fornace, nel Municipio 6».
Ha parlato di qualità dell’offerta musicale: qual è la caratteristica de laVerdi?
«La particolarità dell’offerta musicale de laVerdi è sempre stata di non limitarsi al repertorio classico, ma di spaziare tra generi. Con le formazioni professionali, da camera, formazioni orchestrali, cori di adulti e di voci bianche, facciamo musica contemporanea e barocca, folk e jazz, da camera e sinfonica, per il cinema e lirica: non ci poniamo limiti, se non il fare buona musica. Insieme alla voglia di fare buona musica ci anima un intento didattico, che perseguiamo con formazioni come Crescendo in Musica, l’Orchestra di dilettanti e il Coro degli stonati. Ci teniamo anche a lanciare nuovi artisti. Abbiamo messo sul podio direttori di orchestra di 30 anni, come Vladimir Jurowski, che ora è una star internazionale, o dato fiducia a direttori come Zhang Xian o Bob Axelrod, ora affermati nel mondo. Poi ci sono direttori, che non si dimenticano di noi, come Oleg Caetani, che da vent’anni è presente nel nostro cartellone. Stesso discorso fatto per i direttori lo facciamo per i solisti, promuovendo anche i professori delle nostre orchestre. Un lavoro che ora è riconosciuto anche all’estero: l’ultima tournée in Portogallo e Spagna è stata un grande successo».
Dopo 25 anni, quali sono i prossimi obiettivi?
«Quelli del ‘93: Tenere i conti in ordine e continuare sulla strada intrapresa, elevando sempre in più la qualità e la varietà dell’offerta musicale alla città».
Stefano Ferri
(Luglio 2019 – Intervista del novembre 2018)