Giardino dei Giusti di Milano. La storia di Alfreda “Noncia” Markowska, salvò bambini rom ed ebrei dai treni dello sterminio

Oggi, 3 marzo 2023, al Monte Stella, si è tenuta la cerimonia di posa delle nuove targhe e consegna delle pergamene per i vent'anni del Giardino dei Giusti di Milano. Dal 2012  sono centinaia i

Oggi, 3 marzo 2023, al Monte Stella, si è tenuta la cerimonia di posa delle nuove targhe e consegna delle pergamene per i vent’anni del Giardino dei Giusti di Milano. Dal 2012  sono centinaia i Giardini nati negli anni in Italia e nel mondo per diffondere il messaggio dei Giusti, da quando il Parlamento Europeo ha accolto l’appello di Gariwo per istituire la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo: dal 2o017 è solennità civile in Italia.

“Anche di fronte a un male estremo l’umano nell’uomo non può essere estirpato” è il pensiero di  Vasilij Grossman, autore di Vita e destino, ripreso oggi come filo conduttore della cerimonia.

Si può ancora credere nell’uomo?

Molti si pongono la domanda: “Si può ancora credere nell’uomo dopo la Shoah, i Gulag, i genocidi del Novecento con una nuova guerra in Europa?” La risposta di Vasilij Grossman, è paradossale: il male non può essere eliminato dalla storia poiché si presenta con la tentazione del Bene. È questo il fascino delle ideologie totalitarie che portato molti uomini a uccidere in nome della costruzione di un paradiso in terra. Eppure, sostiene Grossman, il male non riesce mai a mutare la natura umana e a soffocare l’anelito alla libertà insito nel cuore degli uomini.

Quindi, anche di fronte a un male estremo, l’umano nell’uomo non può essere estirpato. Nessuna forma di violenza, per quanto potente e perfetta possa essere, può soggiogare la forza della vita. Si può togliere una vita, certamente, ma non è sufficiente: anche se la vita muore, non è comunque sconfitta.

Il segreto degli uomini Giusti

Chi ha aiutato gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale non ha mai pensato di vincere la guerra contro il nazismo, ma semplicemente ha agito, indipendentemente dal contesto politico, affinché la sua vita non fosse corrotta dal male.

È questo il segreto degli uomini Giusti,  che si svela nelle storie di chi salva vite, denuncia l’orrore dei genocidi di fronte a censure e negazionismi, promuove il dialogo tra popoli sfidando arresti e minacce, agisce affinché i primi segni del male non si traducano in nuovi stermini. 

I Giusti onorati 

Alla cerimonia sono intervenuti,  insieme ai rappresentanti dei nuovi Giusti onorati, all’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, di cui fanno parte la Fondazione Gariwo, il Comune di Milano e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, il Presidente della Fondazione Gariwo Gabriele Nissim e in rappresentanza dell’UCEI Giorgio Mortara.

Tra i Giusti segnalati dalla società civile, quest’anno sono stati onorati con quattro nuove targhe:
Gareth Jones, giornalista gallese, in quanto fu il primo a documentare l’Holodomor, scontrandosi con l’indifferenza dell’Occidente e la censura sovietica fino alla sua misteriosa morte;
Alfreda “Noncia” Markowska, donna rom, che durante il Porrajmos perse la sua famiglia ma rischiò la vita per salvare dallo sterminio il maggior numero di bambini, rom o ebrei;
Sir Hersch Lauterpacht, giurista britannico, che mise l’individuo al centro del diritto e ha promosso a Norimberga l’idea di responsabilità personale di fronte a ordini inumani;
Akram Aylisli, scrittore azero, che denunciò le violenze del suo Paese contro gli armeni e sostenuto il dialogo tra i due popoli, pagando con un “esilio” nella propria terra.

 Alfreda “Noncia” Markowska

I Giardini sono anzitutto luoghi di racconti. Custodiscono le storie dei Giusti di tutto il mondo. Alfreda “Noncia” Markowska (1926 – 2021) da oggi è onorata nel Giardino dei Giusti di Milano con una targa e una pergamena consegnata a Dijana Pavlovic, fondatrice del Movimento Kethane in Italia perché durante il Porrajmos (il genocidio di rom e sinti) rischiò la vita per salvare il maggior numero di bambini, rom o ebrei. Ci racconta la sua storia Laura Quercioli.

“Noncia” era una polacca di etnia rom, originaria di Stanisławów. Quando scoppiò la guerra, la sua tribù si trovava nei pressi di Leopoli; per paura dell’Armata Rossa si spostarono a Occidente, ma finirono nel territorio occupato dai nazisti. Sistemarono l’accampamento in un bosco. Un giorno Noncia, che aveva allora circa quindici anni, si allontanò dal gruppo per andare a lavorare, ossia a guadagnare qualche spiccio leggendo la mano alle contadine. Al ritorno, un passante la avvertì di nascondersi per via di un grande pericolo.

Noncia rimase diverse ore acquattata fra le rovine di una stalla. Si sentivano in continuazione grida e spari, ma quello era un sottofondo usuale per i tempi… Quando tornò all’accampamento però vide quello che non avrebbe mai voluto vedere: in una fossa comune giacevano accatastati i corpi di tutta la sua grande famiglia, ottanta persone, fra cui molti bambini. Una delle più grandi e antiche tribù rom di Volinia era stata sterminata nel giro di poche ore. Vagando nei boschi Noncia ritrovò il suo giovanissimo marito, anche lui allontanatosi fortunosamente dal luogo della strage.

Salvò bambini rom e ebrei dai convogli

Noncia venne in seguito arrestata, insieme al marito, e consegnata ai tedeschi. Fortunatamente riuscirono a fuggire e si stabilirono a Rozwadów dove, in condizioni di lavoro forzato, i rom venivano costretti a lavorare alle ferrovie. Questo diede alla donna la possibilità di vedere i treni che trasportavano rom ed ebrei ai campi di sterminio, compreso Auschwitz. Durante le soste dei convogli, riuscì a salvare tanti bambini, tra cui Karol ParnoGierliński, in seguito un noto scultore, scrittore di prosa e poeta.
Noncia visse con una missione: ovunque ci fosse una strage, di rom o di ebrei, lei si avvicinava e cercava di portare in salvo il maggior numero di bambini. In questa maniera ne salvò oltre cinquanta. Li faceva fuggire dai trasporti, li infilava dentro sacchi di piume, li nascondeva sotto le ampie gonne colorate, cercava per loro documenti falsi. Aveva scavato piccoli ripari nel bosco. A un certo punto la sua fama si era diffusa, erano i bambini stessi che l’andavano a cercare. Quando poteva li restituiva a genitori e parenti. Solo diversi anni dopo la guerra alcuni dei bambini da lei salvati riuscirono a rintracciarla; Noncia nel frattempo aveva continuato a guadagnarsi da vivere con le attività dei gitani, le stesse grazie alle quali durante l’occupazione riusciva a sfamare anche decine di piccoli.

Nel 2006 la regista polacca Agnieszka Arnold ha girato un film sulla sua vita: Puri Daj “La vecchia madre”. Il 17 ottobre del 2006 l’allora presidente polacco Lech Kaczyński appuntò una croce dorata sul petto di Alfreda “Noncia” Markowska, la prima donna rom a ricevere un’onorificenza statale polacca, e disse: “Se oggi esiste il popolo ebraico […] e se molti polacchi di origine ebraica abitano ancora il nostro paese; se oggi esiste il popolo rom, e una parte di esso abita in Polonia […], è perché ci sono state persone come lei. A persone come lei dobbiamo riconoscenza e stima. E per persone come lei è stata pensata l’onorificenza che oggi ho l’onore di consegnarle, una delle massime onorificenze del nostro paese, l’Ordine del Cavaliere di Gran Croce. Allora chi salvava una vita non era punito con il carcere, non era punito con la deportazione. Chi salvava una vita era punito con la morte, spesso fra le torture. La ringrazio infinitamente” («Gazeta Wyborcza», 18 ottobre 2006)”.

Info

Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano Ne fanno parte la Fondazione Gariwo, il Comune di Milano e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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