Il 6 marzo “Il Memorioso” per la Giornata dei Giusti

Un filo unisce il Giorno della Memoria del 27 gennaio e la Giornata dei Giusti del 6 marzo: giornata meno celebre perché è stata istituita solo dal 2012, grazie alla tenace volontà di Gabriele Nissim.

Un filo unisce il Giorno della Memoria del 27 gennaio e la Giornata dei Giusti del 6 marzo: giornata meno celebre perché è stata istituita solo dal 2012, grazie alla tenace volontà di Gabriele Nissim. Questo giornalista, fondatore di Gariwo- Associazione per il Giardino dei Giusti, ha convinto i membri del Parlamento Europeo della necessità di ricordare i Giusti. Il 6 marzo onora coloro che, all’interno di tutti i conflitti – non solo della Shoà – hanno soccorso qualcuno della parte nemica, dimostrando solidarietà per le sofferenze dell’altro.

Non è un filo, quindi, quello che lega le due giornate, è un ponte forte. Lo possiamo percorrere attraverso la programmazione del Centro Asteria: nel gennaio 2015 il suo teatro ha accolto più di 4.000 ragazzi alle repliche dello spettacolo La banalità del male, tratto dal saggio di Hannah Arendt, oltre ad aver promosso altre manifestazioni legate al Giorno della Memoria, come la testimonianza di Sultana Razon, e la proiezione del film Hanna Arendt di Margarethe von Trotta. Ed è previsto, proprio il 6 marzo, lo spettacolo Il Memorioso, che racconta la storia di alcuni Giusti attraverso la voce di uomo appassionato di memoria, il memorioso, appunto. Questo personaggio, interpretato da Massimiliano Speziani, è ispirato a una persona realmente esistita, Moshe Bejski, il giudice di un tribunale unico ed eccezionale: quello che a Gerusalemme sancisce chi sia stato un giusto e quindi meriti un albero del giardino di Yad Vashem, il Museo della Shoà.

I due spettacoli osservano lo stesso problema, la possibilità dell’uomo di scegliere tra il bene e il male: il primo dal punto di vista di chi, come di Adolf Eichmann, si è nascosto dietro l’ubbidienza agli ordini, non ha scelto, e si è reso complice del genocidio degli ebrei; il secondo dal punto di vista chi ha invece scelto, a volte a rischio della propria vita, di aiutare un essere umano. Un segno di speranza, perché, come diceva Moshe Bejski, «…nonostante Auschwitz, il male ha continuato a presentarsi sulla scena del mondo, dal Biafra al Ruanda, all’ex Jugoslavia. E se il male continua, cerchiamo di capire come possa continuare a esistere anche il bene».

Paola Bigatto
Regista dello spettacolo teatrale su Hannah Arendt

Laureata in Comunicazione politica e sociale, blogger e fotografa d’assalto, aggredisce la cronaca spregiudicatamente e l’html senza alcuna reverenza (e il sito talvolta ne risente), ma con la redazione è uno zuccherino. La sua passione è il popolo.

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