Il Cfp Afol di Rozzano si reinventa scuola online con video, lezioni partecipative e la fantasia dei ragazzi

“La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni.” ha detto papa Francesco. Il venerdì alle

“La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni.” ha detto papa Francesco. Il venerdì alle 12 suona la campanella si fa intervallo tutti insieme, ecco solo una delle novità del Cfp di Rozzano che punta molto sul coinvolgimento degli studenti, sull’empowerment e il dialogo costante, non banale, ma fatto di priorità. La scuola è anche questo: aggregazione sociale oltre che educativa. Gli studenti Manuel Petito di 1 Informatica, Gabriele Piazzola di 1 Informatica e un docente che si è improvvisato deejay hanno anche realizzato un video. Altri studenti, rapper in erba, hanno creato insieme ai docenti dei minivideo sul tema “stare a casa”.

Certo le lezioni sono videolezioni con tutte le difficoltà del caso e le riunioni on line sono problematiche; si lavora il triplo, si devono preparare le slide per le lezioni e trovare nuove soluzioni interattive. Soprattutto c’è lo spirito di collaborazione tra docenti, segreteria, famiglie e studenti che consente di andare avanti e la scuola non si ferma, proprio come l’hashtag #LaScuolaNonSiFerma, che tanto gira in rete.

Tenere “agganciati” gli studenti che avevano tirocinio pratico e che avevano scelto il Cfp per il legame scuola/lavoro non è semplice. I corsi hanno diversi indirizzi: informatica, automazione, corsi per estetiste, elettricisti. Le materie sono tante e diverse perché, oltre i laboratori ora on line con tool specifici, proseguono le lezioni classiche di italiano, inglese, matematica, diritto etc. Quello che emerge è la necessaria coesione umana, la motivazione personale, il desiderio di essere al fianco degli studenti e delle studentesse più fragili, per evitare che perdano l’anno, che si disamorino dello studio, che si deprimano, che utilizzino male il loro tempo.

Eppure l’emergenza Covid 19 ha fatto riscoprire il piacere dell’ascoltarsi di più, del condividere contenuti, e la sperimentazione didattica in emergenza è entusiasmante per chi crede nel valore della scuola. La creatività sia dei docenti che degli studenti ha beneficiato di un upgrade culturale, una grande energia positiva. “Prof. posso fare una videolezione solo con lei?”. C’è anche chi chiede lezioni in più, inoltre i tutor e gli educatori al fianco degli studenti contattano e dialogano con genitori on line per i casi più difficili e questo quasi funziona di più. “Prof. mi manca la sua lezione di persona” alcuni dicono; “Prof. quando torneremo a scuola?“. Tante domande, ad alcune non ci sono ancora risposte. ”Prof, e per gli esami? E la tesina che dobbiamo preparare la dovremo presentare on line?”; “Prof. io mi vergogno ad essere on line, posso togliere il mio volto a video?” e poi ci sono i giocosi che all’appello inseriscono il suono della tromba, dell’alzabandiera; i prof. che per richiamare all’attenzione alternano interrogazioni on line ad ausili interattivi che sorprendono gli studenti; la forza delle immagini a video che impattano con il subconscio di tutti; le slide finali in cui non manca mai un “Ce la faremo” da dire tutti assieme.

Correggere i compiti anche solo on line e su file… non è scontato, correggere viene da cum regere, letteralmente l’atto di guidare, non è un atto amministrativo, non è un modo per obbligare qualcuno a studiare, significa sorreggere, dare continuità, dare valore al tempo dedicato all’apprendimento. E ci sono educazione e rispetto anche durante le videolezioni: ”Prof. ma perché mi dà una nota se sono in pigiama?”. 

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