Il Coronavirus ci porta diritti in recessione, con un calo previsto del Pil dello 0,3%. Riusciremo a reagire?

Quanto ci costa da un punti di vista economico il Coronavirus? Questa è la domanda che da un po’ di giorni tutti iniziano a porsi, camminando per Milano tra teatri chiusi, scuole serrate e ristoranti

Quanto ci costa da un punti di vista economico il Coronavirus? Questa è la domanda che da un po’ di giorni tutti iniziano a porsi, camminando per Milano tra teatri chiusi, scuole serrate e ristoranti vuoti.

L’istituto di ricerca economica Prometeia (per leggere il Brief, clicca qui) ha provato a fare una prima stima sui dati attualmente disponibili e i risultati non sono certo confortanti. Si parla di un calo dello 0,3% del Pil – corrispondente a circa 7 miliardi di euro: una finanziaria – sia per il primo trimestre 2020, che per l’intero anno. Condizione che ci fa scivolare, con due trimestri consecutivi con il segno meno, tecnicamente in recessione.

Numeri che potrebbero addirittura peggiorare se l’emergenza sanitaria si dovesse prolungare ed, eventualmente, crescere anche a livello mondiale, con il nostro paese percepito nel mondo come l’untore e Lombardia e Veneto isolate dagli stessi italiani.

Secondo Vincenzo Boccia di Confindustria è necessario che governo, di concerto con tutto il paese, lanci un piano «straordinario di investimenti che compensi l’arretramento che arriverà». Un piano antirecessione per non aspettare «di accorgerci tra un mese che le prenotazioni turistiche sono crollate o gli ordini dell’export flettono». «Ci vogliono unità, competenze e capacità di intervento in tempi brevi», conclude. Appello a cui da giorni si stanno unendo uno dopo l’altro associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali, interi territori.

Ascoltate queste richieste la seconda domanda che viene spontanea è: il governo attuale è in grado di un’azione così incisiva? Purtroppo quanto visto in questi ultimi mesi non va in questa direzione. Il “cambio di passo” tanto evocato dopo le elezioni regionali e prima dell’emergenza sanitaria deve avvenire subito e anzi trasformarsi in un passo da corsa.  Dovranno essere affrontate le recenti “non scelte” su questioni centrali, riviste le politiche economiche fallimentari messe in campo dal precedente governo, abbandonate le battaglie ideologiche e identitarie, che bloccano il governo e generano sfiducia.

Ce la faremo?

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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