“Il dono di un pasto a casa”, il progetto de L’Impronta che ha già portato 9mila pasti nelle case dei milanesi (e continuerà a farlo per tutto agosto)

Un sorriso da dietro una porta socchiusa, una scatola di cioccolatini “per i tuoi bambini” a chi bussava ogni giorno, una assistente sanitaria filippina costretta in casa che a ogni visita piangeva dalla emozione.Sono questi

Un sorriso da dietro una porta socchiusa, una scatola di cioccolatini “per i tuoi bambini” a chi bussava ogni giorno, una assistente sanitaria filippina costretta in casa che a ogni visita piangeva dalla emozione.

Sono questi alcuni dei tesori che la squadra delle consegne de “Il dono di un pasto a casa” ha raccolto in questi mesi di Covid. Piccoli grandi gesti di ringraziamento, per un progetto doppiamente solidale, nato per aiutare chi è stato in difficoltà nel lockdown e, allo stesso tempo, sostenere i progetti di lmpronta onlus di avviamento al lavoro per 44 ragazzi con disabilità.

«È stata una risposta creativa e concreta per fare fronte all’emergenza di questi mesi, che rischiava di affossare il centro RiaBiLa (Riabilito, Abito, Lavoro – Ndr) e tutta le nostre attività e che invece, ora, illumina di speranza anche i prossimi mesi». Ci spiegano con un pizzico di orgoglio, di fronte a un caffè e un’acqua minerale, consumati nelle botteghe del centro di via Feraboli, Andrea Foschi, che si occupa di comunicazione e raccolta fondi, e Andrea Miotti, presidente de L’impronta. Ma non è stato certo facile.

«All’inizio della pandemia eravamo come tutti disorientati. Adottare le misure di sicurezza e riorganizzare con gli educatori la giornata, superando paure e situazioni critiche, è stato molto complicato. In particolare con gli ospiti più giovani, che, come tutti i loro coetanei, non potevano più uscire per fare sport, né andare a scuola né, chi poteva, vedere i propri familiari».

Superato il primo disorientamento, come vi è venuta l’idea del pasto in dono?
«Siamo partiti dalle cose che sappiamo fare. In questi anni abbiamo sviluppato competenze nella ristorazione, con il ristorante Gustop, nel settore alimentare con le botteghe di RiaBiLa e la panetteria Gustolab, e nel servizio di consegna di componentistica elettronica, attraverso la collaborazione con Esprinet sul progetto ForTe, con il quale dall’aprile 2019 fino all’avvento di Covid abbiamo consegnato componentistica elettronica con i mezzi pubblici. Ci siamo quindi detti, “Se troviamo qualcuno disposto a finanziarci, possiamo cucinare dei pasti e portarli alle persone in difficoltà, agli anziani o alle persone sole, chiuse in casa in questo periodo”. Così è nato il progetto “Il dono di un pasto a casa”, con il quale abbiamo bussato alle porte di aziende ed enti amici, per cercare sostegno. Subito ci ha risposto Fondazione di Comunità Milano, che attraverso il Fondo Manfredo Manfredi, intitolato a uno storico manager della Barilla, ci sta finanziando. Ci sostengono con donazioni anche l’associazione Children in crisis ed Esprinet, mentre da Coop ed Esselunga riceviamo derrate alimentari».

Come vi siete organizzati con le consegne?
«Siamo partiti a metà aprile e continueremo fino a fine agosto. Consegniamo ogni giorno dai 70 ai 100 pasti, secondo le indicazioni che ci vengono date dal Comune. I pasti li cuciniamo a Gustop, che in questo modo abbiamo riattivato, e li consegniamo attraverso una squadra di delivery (nella foto in alto alcuni operatori – Ndr), composta da nostri autisti e lavoratori che avevamo allocato del progetto For-Te, che Esprinet ci ha permesso, visto il lockdown, di utilizzare per “Il dono di un pasto a casa”. A questi equipaggi, per un periodo, se ne sono aggiunti altri due, forniti da Emergency, per le consegne più lontane.

Inoltre, grazie a Ikea che ci ha finanziato, abbiamo consegnato per un mese e mezzo al punto QuBi di via De Andrè una produzione extra di pane, focacce e brioche, sosteneno così anche Gustolab. Cibo che per un altro canale è stato consegnato ai milanesi in difficoltà».

“Il dono di un pasto a casa” termina a fine agosto, e poi?
«La speranza è l’emergenza finisca o perlomeno possa essere controllata e noi si possa ripartire con i progetti pensati in epoca pre Covid, con gli aggiustamenti che saranno necessari. Per adesso siamo riusciti a far ripartire il centro socio-educativo per disabili di RiaBila e abbiamo avviato un centro estivo per bambini con disabilità, che accoglie 25 – 30 bambini al giorno. Il 7 settembre contiamo anche di inaugurare finalmente il piccolo poliambulatorio del centro, rivolto a persone disabili e anziani, che avremmo dovuto aprire in primavera. Poi dobbiamo pensare come sostenere il lavoro delle nostre botteghe, alimentari e frutta e verdura, bar e parrucchiere e far ripartire l’uso degli spazi che diamo in affitto per Covid, per i quali adesso siamo in grado di garantire tutte le misure di sicurezza. Poi, aldifuori di RiaBiLa, siamo preoccupati per il ristorante Gustop che ha riaperto, ma, mancando il lavoro in presenza degli uffici, lavora poco e lavorerà ancora meno finito il progetto dei pasti a casa. Per questo stiamo pensando a nuovi progetti».

Nuovi progetti?
«Facendo tesoro anche dell’esperienza di questi mesi con Esprinet stiamo ipotizzando di raddoppiare il progetto For-Te per la consegna di componentistica elettronica, portandolo anche in un altro punto vendita a Cinisello Balsamo. La consegna avverrà attraverso i mezzi pubblici e anche con un mezzo elettrico o ibrido per le consegne veloci. Covid permettendo dovremmo partire tra ottobre novembre. Abbiamo anche avviato un mini ecommerce di prodotti agricoli, che contiamo di sviluppare con altri progetti di delivery e a settembre inizieremo i lavori per un nuovo insediamento agricolo a Macconago, accanto agli orti esistenti, che utilizzeremo anche per la lavorazione degli ortaggi».

Sempre nuove idee, come fate?
«Non possiamo fare altrimenti – ci dicono all’unicono Foschi e Miotti -. La forza ce la danno vedere i ragazzi che iniziano a lavorare, le tante aziende e istituzioni che ci sostengono e lettere come quella che Concetta ha consegnato a un nostro operatore (vedi sotto – NdR), che in pratica ci dicono “Andate avanti così”».

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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