Il Papa slow e il gastronomo rock dialogano sul futuro dell’umanità
Dopo l’introduzione all’enciclica Laudato sì’, Carlo Petrini dà alle stampe “Terrafutura”, conversazioni con il Pontefice arricchite da documenti e interventi. Dall’ecologia all’analisi severa di un sistema in crisi, da riformare radicalmente, il passo è breve
Quello fra Carlin Petrini e Jorge Mario Bergoglio, immortalato sulla copertina di “Terrafutura”, è un po’ l’abbraccio fra due papi. Il cibo non è una religione, ma il movimento di Slow Food non è molto diverso da una chiesa, con tanto di sacerdoti e riti. Il suo fondatore qualche miracolo l’ha fatto, salvando produzioni in via di estinzione e soprattutto ridando un senso a comunità di contadini, allevatori, pescatori che nelle campagne italiane come nelle più sperdute lande di tutti i continenti erano più o meno sulla via dell’estinzione. È questo il senso di Terra Madre (6.000 comunità da 170 paesi) e dei famosi presìdi, che hanno ormai il pianeta intero come territorio di riferimento e il dialogo con i potenti come naturale sbocco “politico”, non meno della Chiesa di Roma.
Era forse inevitabile che a un certo punto il capo supremo di questo movimento, totalmente proiettato sul recupero dei valori antropologici più profondi espressi dalla cultura del cibo dialogasse con il papa vero, e in particolare questo papa che a quegli stessi valori riferisce ogni sua singola parola, sia pure ispirata da un nutrimento spirituale che sale verso la mente e riempie i cuori, le anime, anziché rinvigorire il corpo. “Terrafutura” vuole essere una sorta di resoconto di quel dialogo, con un fraseggio a volte diretto, sotto forma di intervista dell’autore al Papa, a volte indiretto, con la pubblicazione di ampi stralci di documenti, interventi e testi di entrambi.
Dalle comunità del cibo a quelle per l’ambiente
L’occasione per il primo loro incontro era stata l’enciclica Laudato si’, scritta nel 2015: le Edizioni San Paolo la pubblicano con una introduzione di Carlo Petrini intitolata “Guida alla lettura”. Ed è soltanto l’inizio di un proficuo rapporto intellettuale e per certi versi anche personale fra i due, che di lì a poco trova conferma e si consolida con la formazione nella primavera del 2017 delle «Comunità internazionali Laudato sì’», come iniziativa congiunta della Chiesa di Rieti, sotto l’egida del vescovo Domenico Pompili, e di una parte di Slow Food.
È lo stesso Petrini a raccontare questo momento cruciale in “Terrafutura” e il vescovo non a caso firma la prefazione del libro. Era il momento “di attivarsi per provare a realizzare nel quotidiano il messaggio trasformativo dell’Ecologia integrale, nucleo profondo dell’Enciclica” per rispondere all’urgenza “di ritrovare un percorso di azione e partecipazione comune, capace di aggregare cattolici e non, ambientalisti e non, giovani e meno giovani” (…) “una spontanea unione di cittadini pronti a cambiare concretamente i propri comportamenti individuali e promuovere un modello diverso di convivenza civile e di approccio ecologico, pronti nel piccolo della propria quotidianità a farsi promotori di un nuovo paradigma”.
Non c’è conversione religiosa nell’autore di “Terrafutura”, che sarebbe più corretto definire “coautore” insieme a Francesco, dei cui scritti vengono riportati ampi stralci, per interi capitoli. Tant’è che Petrini continua a definirsi un “agnostico ed ex comunista”, ma c’è la condivisione piena, entusiastica, della impellente necessità di cambiamento annunciata già nell’enciclica, laddove fra i due spesso il più radicale appare il Pontefice, insistente e cocciuto più della Greta Thumberg incontrata nell’aprile del 2017 e inevitabilmente citata in questi capitoli.
C’è una sola, complessa crisi socio-ambientale
Per chi avesse letto diligentemente le encicliche (con “Fratelli tutti” ora siamo alla terza), o avesse ascoltato integralmente la gran parte dei discorsi di Francesco, molta parte di questo libro potrebbe risultare scontato. Ma nel vasto pubblico di Slow Food, che ha ben individuate radici di sinistra, sia pure in un variegato mondo di estimatori d’ogni orientamento e censo, non può che suscitare una grande impressione la convergenza fra i due e in particolare proprio il radicalismo del Papa. Un radicalismo non tanto ideologico, ma dettato dalla consapevolezza assoluta dell’urgenza con cui ormai vanno affrontati i problemi. Semplicemente perché “non c’è più tempo”, non c’è margine ulteriore per fermare la deriva ambientale. Ecco perché, rispondendo a Petrini, Bergoglio scrive che la Laudato si’, definita spesso come enciclica verde, green, “non è un testo ambientalista. È piuttosto un’enciclica sociale. Se si parla di ecologia infatti, dobbiamo partire dal presupposto che noi siamo i primi a far parte dell’ecologia”. Il pianeta, chiosa Petrini “andrà avanti anche senza di noi. Cambierà, svilupperà nuove forme di adattamento e di vita. Noi, invece, come specie homo sapiens, rischiamo di sparire (…) far male alla Terra fa male a noi”.
Così il già potentissimo messaggio, amplificato da questo libro che ne allarga l’audience a tanti non credenti, è in definitiva quello contenuto nella Laudato si’: “Quando parliamo di ambiente facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita (…) Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.
Sulla cultura dello “scarto” prospera il populismo
Ecco allora che parlare di ambiente implica riflettere sulla società, sul sistema che la governa: Francesco dice con estrema e – ripeto – impressionante chiarezza che il “libero mercato” non può essere la soluzione, che i populismi sono un pericolo mortale già vissuto tragicamente nella storia dell’umanità, una “moneta falsa” che “usa gli istinti delle persone in difficoltà indicando un nemico da combattere esclusivamente per un tornaconto di potere”. Quale nemico? Non solo il migrante, sia esso profugo di guerra o profugo di fame e carestie, in fuga dalle parti del pianeta già invivibili. In generale “l’escluso”, lo “scartato”: “Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto”, scrive Bergoglio, “non si tratta più, semplicemente, del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono ‘sfruttati’, ma rifiuti, ‘avanzi’.
”
L’impegno dei cristiani per la buona politica
Il messaggio è chiaro, ed è dirompente: il capitalismo così come si è sviluppato non ce la fa. Una “economia che uccide” fondata sul consumismo, sul divario crescente tra ricchi e poveri, tra aree prospere e aree in perenne carestia e sul consumo delle risorse fino a esaurimento, non può che portare all’estinzione dell’uomo. Non c’è ecologia senza giustizia sociale. E se il comunismo o socialismo praticato ha fallito a sua volta, non si è conclusa la ricerca cristiana per una via di redenzione: “I cristiani sono chiamati a favorire il dialogo politico, specialmente dove esso è minacciato e sembra prevalere lo scontro. I cristiani sono chiamati a ridare dignità alla politica, intesa come massimo servizio al bene comune e non come un’occupazione di potere”.
In definitiva, ricorda il Papa con una battuta ispirata al Vangelo: Gesù mette in evidenza “una contraddizione, l’unica alla quale dà carattere di ‘Signoria’. Ci sono solo due ‘Signori’: uno è Dio, l’altro è il Denaro. E non si possono servire due ‘Signori’”.
Carlo Petrini “TERRAFUTURA – Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale”
Giunti e Slow Food Editore
236 pagine
Euro 16