Indagine sulla prostituzione. La testimonianza di due volontarie

Le mie notti in strada con Cabiria Il gruppo Cabiria è un’emanazione del Naga, una nota associazione di volontariato che si rivolge agli immigrati e opera su Milano. Io faccio parte di questa unità di strada

Le mie notti in strada con Cabiria

Il gruppo Cabiria è un’emanazione del Naga, una nota associazione di volontariato che si rivolge agli immigrati e opera su Milano. Io faccio parte di questa unità di strada (che opera in via Novara e Fulvio Testi) da un paio d’anni e le nostre attività sono rivolte alle straniere e agli stranieri che si prostituiscono.

Non è semplice parlare a un grande pubblico di questo argomento, ricco di sfaccettature e di molti tabù. Siamo ormai abituati a vedere in ogni parte della città, di giorno e di notte, persone sul ciglio della strada, come capita anche nella nostra zona, per esempio in via Valla, Bazzi e Chiesa Rossa. Si passa di lì, senza pensarci troppo, come se fosse normale. Ma quando si tocca l’argomento si combatte (a parole, intendiamoci) contro stereotipi e disinformazione. Ma chi sono queste persone e qual è la loro storia? Quali dovrebbero essere i loro diritti? Noi di Cabiria rispondiamo a queste domande e offriamo loro dei servizi.

Per poterlo fare è fondamentale instaurare una relazione di fiducia con le persone che si prostituiscono. Il nostro lavoro consiste nel dare loro una corretta informazione sanitaria, sulla profilassi dei comportamenti a rischio (Hiv, malattie sessualmente trasmissibili, silicone, ormoni, abuso di sostanze, in particolare alcol e cocaina) e del materiale informativo specifico in diverse lingue, in modo tale da offrire strumenti di prevenzione, anche legali e sociali, per garantire il diritto alla salute, che è un diritto umano e civile fondamentale. Spieghiamo e favoriamo l’accesso ai servizi socio-sanitari, anche accompagnando queste persone nelle strutture deputate.

Una cosa importante per svolgere questo lavoro è, ovviamente, non avere pregiudizi nei confronti di questo mestiere, di queste persone e dei problemi, anche di salute, che possono avere.

Qualche volta mi è stato chiesto: «ma questa attività non è un po’ deprimente? Triste?». Io ho sempre risposto di no. Certo, a volte non è semplice stare ad ascoltare storie di violenza e discriminazione. A volte ci raccontano delle aggressioni che hanno subito in strada e che hanno paura di subire ancora. Delle loro esperienze nei centri di accoglienza. Di alcuni clienti che non vogliono pagare, altri che vogliono pagare di più per fare sesso non protetto. Ti fanno vedere le bruciature sulle gambe, dovute al fuoco che scoppietta nel bidone che utilizzano per scaldarsi un po’, durante le notti gelide dell’inverno. Altre ci raccontano che hanno provato a fare altro ma non sono riuscite, o vorrebbero, ma semplicemente non possono, delle difficoltà che affrontano in quanto immigrate. Altre ancora raccontano della discriminazione che subiscono per la loro identità sessuale e di genere, in quanto transgender, che rende impossibile avere accesso a una vita diversa. Sì, perché uscire da quella vita non è per niente semplice. È talmente difficile, il percorso è talmente lungo, che sembra quasi che i pro siano molti meno dei contro.

Poi, però, mentre ci diamo da fare parlando di visite, scuole di italiano che possono frequentare, suggerimenti riguardo a chi rivolgersi qualunque problema abbiano…, si arriva a parlare del più e del meno, delle loro piccole gioie, davanti alle quali sorridi. Poi tra il raccontarsi aneddoti personali, darsi consigli, parlare della loro cultura e magari farsi insegnare qualche parola della loro lingua, ti insegnano anche a ballare!

Se si è curiosi e interessati a questo argomento, al rispetto dei diritti umani e civili, la voglia di fare qualcosa, di capire, di toccare con mano ciò che succede in un mondo così diverso da quello comune ai più, fa sì che la tristezza di alcune situazioni passi in secondo piano. E da tutto questo impari, rifletti, scopri un mondo nuovo. Certo di pensieri te ne porti a casa parecchi, ma ne vale la pena.

È un fenomeno complesso quello della prostituzione, ha mille declinazioni: l’immigrazione, la tratta, lo sfruttamento, la criminalità. Non c’è semplicemente il fatto di vendere il proprio corpo, che ognuno potrebbe benissimo essere libero di fare, se lo volesse. È tutto quello che c’è dietro che dovrebbe essere contrastato con una regolamentazione. Qui si tratta di dignità della persona, che sia uomo o donna, straniero o no. Chiunque sia coinvolto nel fenomeno deve avere dei diritti. Deve poter avere accesso a una vita normale. E nessuno deve poter speculare sulla vita di nessuno, in nessun modo.

E noi, con un po’ di te caldo d’inverno e fresco d’estate, cerchiamo di fare quello che riusciamo per garantire a queste persone i loro diritti e ridargli un po’ della dignità che in un modo o nell’altro gli è stata tolta.

Elisa Paci

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“Porca puttana!”
Ovvero, Cabiria sotto un’altra luce

Al corso di formazione ti chiedono: «Quali sono le tue paure in relazione a un’attività come Cabiria? Cosa ti potrebbe spaventare?».

– Spaventare? Paure? Bu no, non mi fa paura… non mi faceva paura, ma ora sono qui sul furgone con degli sconosciuti che parlano del fenomeno della prostituzione… sì, vabbè, magari parlassero del fenomeno della prostituzione; almeno potrei tirar fuori qualche perla su dinamiche migratorie, questioni psicosociali studiate o lette da qualche parte… qui parlano di ragazze! E nessuno mi aiuta a chiarire i miei mille dubbi su come dovrò approcciare una volta scesa dal furgone. Uff, io volevo un bel libretto d’istruzioni da studiare per bene e invece… ci beviamo un caffe, prepariamo il tè, dividiamo i preservativi e… giù dal furgone, via in strada!

Per strada, nel buio, lontano da locali e movida ti senti più indifeso, ma anche più libero e, quando per di più il tuo interlocutore sono le ragazze, allora ne vengono fuori di tutti i colori. Innanzitutto sono belle, bellissime e curatissime e soprattutto non mancano mai di farti notare quanto tu invece sia scialba, stanca, senza trucco e magari con i capelli sporchi. Allora capita anche che la prima volta che ti vedono ti chiedono: «Ma tu… non sei davvero una donna vero?».

– No, sì certo che sono donna (se fossi una trans sicuro che sarei più curata!).

«Si? Ma allora ti piacciono le donne? Sei lesbica?».

– No, ma perché? Boh, ringrazio per la botta di autostima e adesso posso anche andare.

Poi, si sa, la strada è maestra di vita; e le ragazze, dopo aver appreso tanto, è giusto che “insegnino” qualche cosa sugli uomini anche a noi giovincelle sprovvedute.

«Allora ti spiego: il tuo fidanzato ti deve pagare tutto: la ricarica, il parrucchiere, la cena… se paghi tu, allora non prenderti un fidanzato italiano, prendilo africano, che sono più belli e…» ecc, ecc., altre doti che non vi sto qui a specificare.

Le ragazze e le ragazze; sì due volte perché, sempre come ti spiegano benissimo al corso (ma come non capisci davvero finché non sei in strada), le trans sono le trans, appunto, e non I trans. Genere, sesso, ruolo sono concetti troppo complessi, al momento voglio soffermarmi sul fatto che: quando tu parli con Daniela, Evelyn, Erika, parli con una donna, una bellissima donna e allora magari le dici (sempre per giustificare la sciatteria):

– Sì lo so, stasera sono un po’ così perché mi è venuto il ciclo, mi sento bruttissima!

E lei: «Davvero?! Anche a me è venuto proprio stasera eppure guarda quanto sono bella, anche il trucco: perfetto».

Tu la osservi e in effetti…

– Mih! Hai ragione, ma come fai?! pure con il ciclo sei sempre bellissima! Silenzio… risata generale.

– Sei così donna che a volte dimentico quel piccolo dettaglio.

Così fra Jessica che ti spiega come accendere il fuoco dentro al bidone, Princess che ti mostra cosa significa davvero ballare, e tu che esclami stupefatta, «Porca puttana quanto sei brava!», rendendoti conto subito dopo che forse non è proprio l’espressione più adatta, finisce la serata e, come sempre, ti porti a casa quattro risate, cinque o sei gaffe… e mille pensieri.

Lucia Pepe

Prostituzione, immigrazione e sfruttamento: la situazione in Italia

 

Laureata in Comunicazione politica e sociale, blogger e fotografa d’assalto, aggredisce la cronaca spregiudicatamente e l’html senza alcuna reverenza (e il sito talvolta ne risente), ma con la redazione è uno zuccherino. La sua passione è il popolo.

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