Intervista a un commesso della grande distribuzione «Siamo in trincea anche noi, ma l’ingresso contingentato dà più sicurezza a tutti, ma non venite tutti i giorni»

«Fate la spesa con più testa, venite una due volte alla settimana, evitate di venire tutti i giorni». È questo l’appello che un giovane lavoratore di un noto marchio della grande distribuzione milanese fa a

«Fate la spesa con più testa, venite una due volte alla settimana, evitate di venire tutti i giorni». È questo l’appello che un giovane lavoratore di un noto marchio della grande distribuzione milanese fa a tutti i cittadini «Non affollatevi, il flusso delle merci agli scaffali è normale e, a parte alcuni prodotti che sono stati “saccheggiati” e che le aziende evidentemente fanno fatica produrre, come Amuchina e guanti, in negozio non manca niente».

Quindi tutto tranquillo?
«Beh noi stiamo lavorando molto di più e più intensamente, con un carico di lavoro maggiore, soprattutto i primi giorni del lockdown, quando la gente sembrava impazzita e arraffava tutto quello che poteva. Non si faceva tempo a riempire gli scaffali di generi come pasta e scatolame che si svuotavano in pochi minuti».

Ora va meglio?
«Sì un po’ meglio, l’ingresso contingentato ha fatto sì che la gente faccia la spesa con più calma e scelga con attenzione i prodotti e noi ci muoviamo più facilmente tra gli scaffali. Anche se ancora adesso c’è gente che viene negozio tutti i giorni e che alle 6,30 del mattino è fuori ad aspettare l’apertura delle 7,30. Un’assurdità».

Hai la sensazione che stiate anche incassando di più?
«I primi giorni sicuramente. Adesso non saprei, ma la sensazione è che le vendite, comunque, vadano bene, anche perché ci stanno facendo fare più ore».

Come vi difendete dal contagio?
«Prima di entrare in negozio ci viene sempre provata la febbre. Indossiamo le maschere e i guanti e abbiamo del gel disinfettante a disposizione. In questi giorni hanno anche messo delle difese in plexiglass per le cassiere, che sono le più esposte. Poi con le presenze contingentate è più facile mantenere il distanziamento sociale».

C’è paura tra i lavoratori?
«C’è preoccupazione, indubbiamente, soprattutto nelle cassiere. In negozio passano centinaia di clienti al giorno e molti potrebbero essere asintomatici. E poi c’è stanchezza, per il flusso continuo».

Sono accaduti degli eventi spiacevoli?
«Direi di no. C’è stato qualche piccolo battibecco durante la fila, un cliente che ha reclamato per la chiusura anticipata alla domenica e una cliente che indicando un collega filippino ha chiesto se fosse malato, con tono discriminatorio».

Qual è il prossimo turno che ti aspetta adesso?
«In questi giorni sono a casa, perché in ferie. Mi ero preso una settimana, l’avevo programmata dopo il periodo di Natale. Pensavo di andare a Roma e invece eccomi qui chiuso in casa come tutti. Non c’è che dire, delle ferie perfette. Speriamo comunque di uscire prima possibile da questo incubo…».

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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