Intervista – Don Giovanni lancia “Adotta una famiglia” e invita il Modello Gratosoglio a dare il meglio di sé, perché «egoismo e indifferenza sono virus peggiori del Covid-19!»

“In questo momento diventa importante pensare e agire insieme le alleanze per poter far fronte ai problemi che si sono diffusi a macchia d’olio nel nostro quartiere. La situazione che stiamo vivendo è molto difficile,

“In questo momento diventa importante pensare e agire insieme le alleanze per poter far fronte ai problemi che si sono diffusi a macchia d’olio nel nostro quartiere. La situazione che stiamo vivendo è molto difficile, ma il vostro “dono gratuito” ci consente di pensare e di agire forme di aiuto e di sostegno nella nostra collettività». Comincia con queste toccanti parole la lettera a firma don Giovanni (nella foto con Paolo, un giovane dell’oratorio), che le parrocchie di Gratosoglio Maria Madre della Chiesa e San Barnaba hanno scritto a un primo gruppetto di famiglie che ha aderito al progetto “Adotta una famiglia”. La richiesta è di 100 euro al mese, per l’acquisto di due tessere alimentari da 50 euro, per consentire alle famiglie in grande difficoltà di fare fronte alle spese alimentari più urgenti. «Per chi non se la sente di assumersi un impegno fisso è possibile anche una donazione una tantum o – ci tiene a specificare don Giovanni, che con QuBì si occuperà di individuare le famiglie – interrompere quando si vuole. Ognuno dà quello che può, l’importante è rendersi conto che l’egoismo e l’indifferenza sono virus peggiori del Covid-19».

Ma don, qual è la situazione in quartiere?

«Gratosoglio come sempre vive una condizione fortemente paradossale! Alla crisi sanitaria ed economica, che qui è arrivata prima che in altre zone della nostra città, colpendo chi aveva un lavoro in nero, corrisponde una rete di volontariato capillare costituita da giovani e adulti di diversi gruppi formali e informali che, mi sembra di poter dire e neanche troppo cautamente, non ha lasciato nessuno da solo, indietro – penso ai bambini e ragazzi che hanno ricevuto dalla scuola per mano dei volontari della Misericordia un dispositivo informatico – o alla fame. Una rete di sinergie, di regia condivisa, che si regge anche sul senso di responsabilità solidale di molti cittadini mediamente abbienti che condividono la spesa, qualche piccola offerta o il proprio tempo. Forse questo è dovuto alla storia del quartiere o anche alla sua conformazione urbanistica: comunque mi permetto di difendere e soprattutto di offrire al resto della città un “modello Gratosoglio”. Ma le situazioni di bisogno vero sono tante».

Quante sono le famiglie che come Caritas, QuBì e parrocchie avete in carico, e quante ne rimangono fuori?

«Le famiglie che abbiamo individuato e che seguiamo superano le 200 unità, che non sempre riusciamo a soddisfare. Poi ce ne sono altre che di volta in volta emergono. Il Comune ha avocato a sé e centralizzato gli interventi con la creazione della rete “Milanoaiuta” con consegna di pacchi alimentari o di buoni spesa. Non tutte le famiglie però hanno potuto avvalersi dell’assistenza del Comune, comprensibilmente visto anche il numero spropositato. La ricchezza di Milano è sempre stata la cooperazione fra Istituzioni e Terzo settore. E così deve continuare ad essere per non trascurare nessuno!».

Come garantite ai donatori che queste iniziative arrivino alle famiglie veramente in difficoltà e non si sovrappongano con altre, come per esempio il bonus spesa dello Stato o le tessere alimentari che si appresta a distribuire il Municipio 5?

«I criteri di assegnazione di questo aiuto sono svariati; in un dialogo fra i nostri referenti e i servizi sociali del Municipio 5, rispettando e regole della privacy, individueremo quei nuclei che o ne sono privi oppure che non hanno aiuti a sufficienza. Privilegeremo particolarmente le famiglie con minori».

Nella lettera che inviate alle famiglie che si sono rese in prima istanza disponibili ipotizzate in futuro altre forme di aiuto, in particolare per i minori: cosa avete in mente?

«Da tanti anni sogno in quartiere la creazione di una rete solidale informale per lo più, veicolata al minimo da qualche Istituzione per garantire la correttezza dei procedimenti. Una sorta di villaggio in cui chi ha un bisogno non debba fare lunghe code ad ipotetici sportelli ma possa contare su un vicino amico che gli venga incontro…in attesa a sua volta di sdebitarsi con altri favori! L’assistenzialismo, pur utile in fasi drammatiche come questa che stiamo vivendo, alla lunga però lede la dignità di chi lo riceve. Diversa invece una mutua presa in carico dei bisogni in cui ognuno ci mette la faccia! I bisogni delle famiglie oggi in difficoltà non sono soltanto economici o alimentari: c’è bisogno di aiuto per la gestione dei figli, per ricevere proposte di assistenza allo studio o di partecipazione ad attività sportive. Il sogno aveva anche un nome “Family Jump!”, famiglie con la rete! Al momento il progetto inizia con una connessione remota. In tempi migliori, auspicabilmente non lontani, forse si potranno compiere passi di reciproco avvicinamento».   

Se la sente di fare un appello ai nostri lettori?

«Il virus è violento e sfacciato. Lascia dietro di sé una scia di morti, di dolore, di ansia e di lacrime. Ma ha rivelato anche quello che è l’assetto della nostra società o del nostro sistema politico nel bene e, ahimè, nel male. Ma lo stesso fa con tutti noi! Invito pertanto chiunque sente in cuor suo di non poter accontentarsi di sopravvivere e che la vita ha senso solo in una logica di condivisione a farsi avanti con chi è nel bisogno, personalmente o attraverso qualche istituzione. Ripeto: egoismo e indifferenza sono virus peggiori del Covid-19!». 

Per donare: Parrocchia Maria Madre della Chiesa, Iban: IT26N0503401643000000060260 – causale “Progetto Adozione Famiglie Emergenza Covid-19”,

Per informazioni: Rosangela Bello 3284755722 rosnotari@yahoo.it; don Giovanni 3201163391 dongiovanni.s@email.it; Elena Biagini 3349271635 e.biagini@associazionepiccoloprincipe.org

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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