Ipazia, martire del libero pensiero
Il tema dell’intolleranza religiosa e del fanatismo ha attraversato la storia dell’umanità e affrontarlo conduce, inevitabilmente, a imbattersi nella figura di Ipazia. Poche sono le donne che nel corso della storia hanno avuto
Il tema dell’intolleranza religiosa e del fanatismo ha attraversato la storia dell’umanità e affrontarlo conduce, inevitabilmente, a imbattersi nella figura di Ipazia. Poche sono le donne che nel corso della storia hanno avuto la possibilità di distinguersi nel mondo della scienza, poiché, per lungo tempo, questi studi erano considerati privilegio del mondo maschile.
Ipazia visse ad Alessandria d’Egitto fra il IV e il V secolo d.C., fu una scienziata e una filosofa pagana che morì per difendere le sue idee e la sua grande intelligenza. Ad Alessandria era fiorita un’importante scuola di pensiero dove si erano formati i più importanti filo- sofi degli ultimi secoli. Nel 313 l’imperatore Costantino emanò un editto col quale conferiva la libertà di culto a coloro che professavano la religione cristiana. I suoi successori trasformarono la tolleranza mostrata da Costantino in un’intolleranza di segno opposto e furono promulgate leggi contro i culti pagani, soprattutto contro i culti praticati in Egitto.
Conseguenza di questa politica di intolleranza saranno la distruzione del tempio di Serapide, simbolo di tutti i templi degli idoli e l’incendio della biblioteca di Alessandria. I capi religiosi cristiani di Alessandria miravano a distruggere tutti i culti pagani e l’antica religione. Il nome Ipazia, nella lingua greca, evocava acutezza d’ingegno e vastità di pensiero. Era una donna poco incline ai capricci, ma amante di una grande austerità; dotata di grande bellezza, ma non interessata all’amore corporeo a tal punto che respingeva ogni pretendente.
Affrontare un’analisi della figura di Ipazia significa scontrarsi con la pungente tematica del potere femminile, che dasempre ha attraversato il tempo e la storia. In un’epoca dove le donne non potevano partecipare all’assemblea, emerge la figura di Ipazia che con il suo carisma e il suo pensiero illuminato riesce ad attirare a sé un elevato numero di discepoli e a ergersi come punto di riferimento
culturale. Il suo prestigio la portò a godere di stima e credibilità anche presso l’imperatore Oreste. La giovane scienziata si attirò, così, sempre di più l’invidia del vescovo Cirillo che comandò ai suoi parabolari di catturarla e scorticarla viva, in quanto considerata eretica. Ipazia incontrò una drammatica fine: era un personaggio scomodo e rivoluzionario e le autorità preferirono eliminarla piuttosto che comprenderla, come successe ad altri personaggi prima di lei, ad esempio, Socrate. Nel corso dei secoli, e soprattutto oggi, si è sentito spesso il bisogno di un simbolo della laicità e un’immagine degli ideali di tolleranza portatrice della vera e più autentica libertà di parola e di pensiero. Così pensiamo debba essere ricordata Ipazia, una martire della scienza, vittima dell’oscurantismo dei suoi rivali e dell’invidia dei potenti.
Alessandra Veratti