Istituzioni: non si risolve la precarietà con altra precarietà e assenza di certezze
Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata che denuncia la difficoltà da parte di una persona invalida con importanti difficoltà deambulatorie e con moglie e figlio a carico, a ottenere un appartamento popolare adatto alla sua
Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata che denuncia la difficoltà da parte di una persona invalida con importanti difficoltà deambulatorie e con moglie e figlio a carico, a ottenere un appartamento popolare adatto alla sua infermità. Solo dal Comune di Milano gli è stata proposta una soluzione del tutto provvisoria e non adeguata alle sue particolari condizioni fisiche. Facciamo presente che il Comune di Milano e Aler Milano hanno a disposizione una quota di alloggi pubblici da utilizzare per Servizi Abitativi Transitori (SAT), da assegnare a nuclei familiari indigenti con un contratto di locazione di 12 mesi (rinnovabili una sola volta per 12 mesi). È fondamentale invece che ai nuclei familiari con persone invalide siano messi a disposizione Servizi Abitativi Popolari (SAP), ossia soluzioni abitative idonee, definitive e non provvisorie. Ossia con assenza di barriere architettoniche all’ingresso e all’ascensore e presenza di un bagno adattabile alla loro infermità.
Pubblichiamo pertanto questa denuncia affinché le istituzioni si attrezzino a risolvere con maggiore sollecitudine e in modo più adeguato le situazioni di particolare disagio e problematicità tipiche di tutte le famiglie in cui ci sia un componente gravemente invalido.
“Sono R.C. medico libero professionista di 56 anni, residente a Milano da sempre, tranne una parentesi di due anni in cui ho risieduto a Voghera, ho una moglie e un figlio di nove anni a carico, sono disabile con una invalidità riconosciuta all’ 80% per patologia grave, distrofia muscolare FSH con interessamento peroneale, che mi comporta una grande ed estrema difficoltà alla deambulazione e ridotta capacità lavorativa, da tempo ho ricevuto lo sfratto dall’alloggio in cui viviamo a locazione da un privato. Ho partecipato al bando per la casa popolare già nel 2018 senza esito e poi nel 2019 , di cui sto ancora attendendo l’esito, ho fatto richiesta di un alloggio a canone convenzionato all’Enpam, ente di previdenza dei medici a cui appartengo, ma anche qui per il momento sono ancora in attesa di un riscontro.
In data 10 agosto a seguito della mia domanda mi è stata proposta dal Comune di Milano una non-soluzione, in quanto trattasi di un alloggio SAT, ossia di un alloggio temporaneo di dimensioni molto piccole (48 mq. circa) che non garantisce la vivibilità di una famiglia di tre persone di cui una con pesante invalidità di motoria, ubicato all’ottavo piano, il tutto con l’assegnazione di un contratto di affitto per dodici mesi da sottoscrivere subito e con l’impegno di prenderne possesso entro il 24 agosto 2020. Entro i 12 mesi dovrei impegnarmi a riuscire a trovare autonomamente un’ altra soluzione abitativa.
Trascorsi i 12 mesi devo tassativamente liberare l’alloggio SAT assegnatomi dal Comune di Milano, pena diventare abusivo e quindi non potere più avere diritto a partecipare a bandi per le case del Comune di Milano e Regione Lombardia.
Data la mia eclatante, pesante e documentata invalidità/disabilità motoria ho chiesto quantomeno di visionare l’alloggio SAT assegnato prima di firmare il contratto di affitto o ricevere informazioni al riguardo al fine di verificare di persona se l’alloggio è accessibile per: • assenza di barriere architettoniche dalla strada; assenza di gradini per poter accedere all’ascensore; • presenza nel bagno di una doccia anziché di una vasca con maniglie per agevolare l’uso dei sanitari vista la mia difficoltà a utilizzare i servizi anche con un aiuto.
La funzionaria del Comune di Milano che si occupa della pratica dopo mia insistenza e richiesta specifica mi ha risposto che si è in attesa di notizie in merito da parte di MM. Mi sembra però evidente che si tratta di una non-soluzione per i seguenti motivi:
• la provvisorietà della proposta, in quanto non ho nessuna garanzia che nei prossimi dodici mesi mi venga assegnato un alloggio definitivo da parte di istituzioni o enti e quindi rischiare di trovarmi per strada con la famiglia;
• non posso permettermi di fare continui traslochi date le mie gravi condizioni di invalidità permanente oltre accollarmi ogni volta spese di trasloco, di imbiancatura, di arredamento, di attivazione utenze gas, luce, acqua, telefono, di far cambiare scuola primaria a mio figlio C. e sottoporlo ogni volta a svariati disagi a causa dei cambiamenti, non posso permettermi di sprecare tutto questo denaro;
• l’alloggio proposto è di dimensioni molto piccole che non garantisce la vivibilità per tre persone e conferma la provvisorietà della soluzione proposta .
Comprendo che ci siano situazioni ben più gravi della nostra ma al tempo stesso se queste sono le risposte che le istituzioni riescono a dare alle situazioni di disagio comprendo come alcune persone prese dalla disperazione possano arrivare a gesti estremi, non si risolve la precarietà con altra precarietà e assenza di certezze”.
Lettera firmata