La testimonianza – Covid 19 sul pianerottolo e… l’untore si trasforma in vittima, la paura in solidarietà

Un giorno, mentre sei dolcemente stravaccato sul divano, arriva una telefonata confidenziale che ti avvisa che uno dei tuoi vicini è positivo al Coronavirus ed è stato ricoverato. Succede così che il piccolo mostro, improvvisamente

Un giorno, mentre sei dolcemente stravaccato sul divano, arriva una telefonata confidenziale che ti avvisa che uno dei tuoi vicini è positivo al Coronavirus ed è stato ricoverato. Succede così che il piccolo mostro, improvvisamente e senza farsi annunciare, esce dalla Tv, Facebook, internet, Whatsapp e quant’altro per materializzarsi a pochi metri dal tuo pianerottolo, scatenando ansie e paure nel piccolo condominio del quartiere Stadera, zona sud di Milano.

Balzo dal divano: panico, ansia, che fare?

Breve e animata discussione tra tre o quattro condomini amici. «Cz…zo, ma quel pirla non è mai attento, l’ho sempre detto che certa gente è proprio imbecille…» è una delle prime cose che vengono dette. Poi, dopo i primi minuti dedicati allo sfogo, alle accuse e recriminazioni, si fanno largo, piano piano, senza urlare, i pensieri più solidali: «Beh, dai, poteva capitare a chiunque di noi». Quindi: «Ma ha dei figli, come farà?» e soprattutto: «Noi, ora, che facciamo?».

Per prima cosa l’improvvisato ma – vedrete se non è così – efficace gruppo di intervento, autonominatosi “Task force”, decide di chiamare Alfonso (nome di fantasia) per capire come sta e se la numerosa famiglia al seguito, ora posta in rigorosa quarantena, ha bisogno di qualcosa. Poi si avvisano tutti i condomini – «Chissà cosa diranno…» – è il timore di tutti, prima di prendere in mano il telefono -, ma come per Miracolo a Milano, la sorpresa… Ognuno degli interpellati si dice disponibile a dare una mano e partono le più disparate proposte e offerte di aiuto: fantasiose, magari irrealizzabili e sconsigliatissime, ma solidali. Dannatamente solidali!

Il gruppo di intervento allora si organizza e delibera, più efficiente della Protezione civile.

Ecco che si materializza un responsabile che, d’accordo con l’amministratore, sovraintende alla sanificazione spazi comuni. Un altro condomino rivela doti da economo, raccoglie le risorse, organizza i turni di spesa e le consegne sul portone. Un “trash manager”, con l’ausilio delle dettagliate indicazioni del sito di Amsa, predispone una raccolta rifiuti in sicurezza, con prelievo asettico da casa e spazio riservato in zona rifiuti. 

Siamo partiti alla grande.

Alla fine di una giornata, che per una volta è passata veloce in questo globo dominato dal Coronavirus, ci ritroviamo stanchi, organizzati e soprattutto più amici e vicini l’un l’altro. Ci rendiamo conto che tutti i condomini hanno dato il loro contributo e mostrato concretamente loro vicinanza ad Alfonso. Un senso di compiutezza e soddisfazione coinvolge l’intero palazzo: siamo stati uniti, nella lotta al Covid! #andrà tutto bene!

Ma prima di addormentarmi, prima ancora di fantasticare su come sarà straordinaria la festa che organizzeremo quando ci risveglieremo da questo incubo, è tempo di qualche riflessione seria. È giusto avere paura del Coronavirus, è sano e normale. Ma la paura si può controllare e l’ansia fermare: se si attivano solidarietà, ragione e fantasia si superano i momenti difficili, ci si libera dai fantasmi e si scopre di abitare in uno splendido condominio, dove da domani sorriderai anche a quella del terzo piano, che non hai mai sopportato.

E alla fine ti addormenti pensando a come sei fortunato a vivere nel quartiere Stadera.

Fabio
(nome di fantasia)

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