Le brigate della solidarietà, l’antivirus più forte che abbiamo
Sono ragazzi e ragazze che con coraggio mettono la loro vita e il loro tempo a servizio della comunità. «È la nostra etica – dicono – che ci impone di non girarci dall’altra parte. Di
Solidarietà Cura Comunità. Combatti la paura, sconfiggi il virus. E’ il motto delle brigate volontarie per l’emergenza, le formazioni che da metà marzo girano senza tregua per i quartieri di Milano, consegnando spesa e farmaci al domicilio di cittadini in difficoltà, come anziani e persone in quarantena. Sono nove le brigate attive, una per ogni zona della città.
Molte di loro prendono il nome dalle staffette e dai partigiani che hanno combattuto per liberare Milano e l’Italia dal giogo nazifascista: brigata Lia, brigata Osvaldo, brigata Lena-Modotti, brigata Giulio Paggio, brigata Norina Brambilla, queste ultime operanti proprio nelle nostre zone, la 5 e la 6. Il perché della scelta di rifarsi espressamente ai protagonisti della resistenza lo si comprende addentrandosi tra i variegati materiali (video, foto, bollettini, persino un tg!) caricati sulle pagine dei social media che questi giovani utilizzano per comunicare tra loro e con l’esterno: Facebook, Instagram ma, soprattutto, Telegram, il servizio di messaggistica istantanea per gestire canali di discussione: «Siamo ragazzi e ragazze che con coraggio mettiamo la nostra vita e il nostro tempo a servizio della comunità. È la nostra etica che ci impone di non girarci dall’altra parte. Di prendere parte. Di essere partigiani». Una vera e propria scelta di resistenza al virus combattuta con le armi della solidarietà.
Al momento le brigate contano circa 250 volontari, ma il numero è in forte crescita come d’altronde le richieste di intervento che ormai viaggiano sulle 130 al giorno. Le brigate per l’emergenza non sono più un fenomeno esclusivamente milanese; oggi ne sorgono di nuove in varie città italiane: Roma, Napoli, Catania, Senigallia, e addirittura oltre confine: Barcellona, Londra, New York, Oakland. L’iniziativa è partita dal basso, da un passaparola attraverso i social che ha visto protagonisti, almeno nella fase di iniziale, i ragazzi dei collettivi e dei centri sociali milanesi, ognuno con le proprie pulsioni ideali e il proprio background di impegno civile: chi nell’ambito della promozione e difesa dei diritti umani, chi in quello politico, chi in quello sindacale.
L’amministrazione Comunale ed Emergency, l’ONG milanese che da oltre 25 anni fornisce assistenza gratuita alle vittime delle guerre e della povertà, hanno intercettato e valorizzato lo slancio generoso e l’energia di questi giovani istituendo un servizio strutturato e funzionale teso innanzitutto a garantire il rispetto dei canoni di sicurezza sanitaria: «tutti i volontari – ci racconta Massimo Malara, appartenente alla Brigata Norina Brambilla (zona 6) e collaboratore di lunga data di Emergency – sono stati formati secondo i protocolli anti-contagio messi in atto negli ospedali di Emergency durante le epidemie di Ebola in Sierra Leone».
Le richieste di aiuto, raccolte dal centralino di Milano Aiuta, il numero unico (020202) istituito dall’amministrazione comunale per i servizi di supporto alla cittadinanza, vengono filtrate e girate a casa Emergency dove un centro operativo, istituito ad hoc, le prende in carico e le smista ai referenti delle brigate di zona che provvedono, infine, a istruire e attivare i volontari per la consegna. Il tutto avviene in genere nel giro di mezza giornata anche grazie alla corsia preferenziale attivata presso i supermercati che consente loro di saltare le code all’ingresso (ma non quelle alla cassa). I volontari, dotati di un tesserino di riconoscimento e di dispositivi di protezione contro il virus (guanti, mascherine, gel igienizzanti) si recano (sempre in coppia) a casa del richiedente per ritirare i soldi e la ricetta medica preventivamente lasciati sulla porta per poi ritornare con la spesa e i farmaci. Il servizio è organizzato su due turni (dalle 9 alle 14 e dalle 14 alle 18).
Alla domanda: sul piano umano qual è l’aspetto che ti ha colpito di più di questa esperienza? Massimo Malara non ha dubbi: «L’incontro e l’avvicinamento tra generazioni apparentemente così diverse e lontane. Negli occhi di queste persone, per la maggior parte anziane, si legge un senso di profonda gratitudine ma forse, ancor più, un positivo ricredersi sull’universo giovanile troppo spesso sbrigativamente dipinto come individualista e poco incline al sacrificio».
Non a caso, gli anziani li hanno già ribattezzati gli “angeli della spesa”. Angeli combattenti, vista la propensione a schierarsi in difesa dei più deboli. Attraverso i social, infatti, lanciano, senza peli sulla lingua, le proprie denunce: a partire dalla progressiva erosione della sanità pubblica i cui effetti si sono palesati in modo drammatico proprio con l’arrivo del virus, e la cui onda d’urto è stata arginata grazie al sacrificio immane di tanti medici e infermieri più che dalla robustezza delle dotazioni strutturali e organizzative; o, ancora, la protesta per uno “State a casa!” che di fatto ha escluso determinate categorie di lavoratori come i facchini di Amazon o i rider che continuano a percorrere le strade delle nostre città. Però al dissenso, questi ragazzi, sanno unire anche la “proposta”: la campagna lanciata con un incessante mail bombing (invio massivo di messaggi di posta elettronica alle istituzioni) per il salario pieno e il reddito di quarantena ne è un esempio. Una misura sociale, quella del reddito di quarantena, che le brigate considerano un gesto di civiltà ancor prima che uno strumento fondamentale per aiutare le migliaia di famiglie che, se già prima dell’emergenza non se la cavavano bene, adesso rischiano di non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena.
Lo slancio puro di questi ragazzi e più in generale i numerosi esempi virtuosi “sbocciati” da ogni angolo d’Italia sembrano richiamare quel “bel fior”, alla cui ombra voleva essere seppellito il partigiano di “Bella Ciao”, l’inno della Resistenza italiana. Un seme rimasto per lungo tempo sepolto e che ora, in questa terribile emergenza, torna a rifiorire per ricordarci un paio di sacrosante verità: la prima è che solidarietà reciproca, coesione e partecipazione non sono paroloni astratti ma i collanti fondamentali di ogni convivenza civile; la seconda è che il coraggio, l’umanità, la grandezza di un popolo è direttamente proporzionale alla dignità e alla nobiltà dei fini da raggiungere. Forse è giunto il momento di uscire dai nostri cortiletti, ogni giorno sempre più angusti, e tornare a vivere in modo più pieno la nostra condizione umana; non più meri consumatori di merci, ma cittadini attenti che partecipano e lottano per una società migliore.
Ci auguriamo che le celebrazioni per il 25 aprile, ormai alle porte, possano sancire (anche) la liberazione delle nostre vite dall’emergenza virus, inaugurando una fase di rinascita. Per tutti.
Per aiutare Emergency e le Brigate volontarie per l’emergenza
BrigArte: Asta di solidarietà, per gli artisti di Milano e non, per raccogliere fondi da destinare a una cassa comune per sopperire alle spese che Emergency sta affrontando per quest’ambizioso progetto.
Per info e adesioni scrivi a brigartemilano@gmail.com