Lessico femminile: storie di donne raccontate da venti scrittrici
Per me è stata una festa bellissima: cercare le donne, leggerle, sceglierle, studiarle, raccontarle – scrive Annalena Benini – che ha selezionato i racconti, uno per ciascuna autrice: da Virginia Woolf a Margaret Atwood, da
Per me è stata una festa bellissima: cercare le donne, leggerle, sceglierle, studiarle, raccontarle – scrive Annalena Benini – che ha selezionato i racconti, uno per ciascuna autrice: da Virginia Woolf a Margaret Atwood, da Alice Munro alla Morante alla Yourcenar, Ginzburg, Yasmina Reza, Joan Didion, Valeria Parrella… Venti scrittrici note e meno note. Venti racconti scritti da donne che parlano di donne. Raccontano l’amicizia, l’invidia, l’amore, lo smarrimento, il sesso, la paura, i figli, gli uomini, l’ambizione, le risate, il coraggio. E la libertà: conquistarla, gettarla via, riprendersela in un istante di grazia.
Nel racconto di Nora Ephron la protagonista parla del suo divorzio; con ironia conclude “Sono sopravvissuta. Sono una seguace del credo Fattela Passare. Ho trasformato l’esperienza in una storia divertente. Ci ho scritto un romanzo. Con i soldi guadagnati ho comprato una casa”.
Il racconto di Claire Dederer s’intitola “Quando l’artista è un mostro”, riflessione sulla diversa considerazione tributata a un artista uomo rispetto a una donna artista. Ecco come si presenta la mostruosità femminile: l’abbandono dei figli. Sempre. La donna mostro è Doris Lessing che molla i figli e se ne va a Londra a vivere da scrittrice. O Sylvia Plath, il cui suicidio fu terribile, ma peggio ancora fu il fatto che sigillò la stanza dei figli prima dell’atto.
“Forse, quando sei una scrittrice – scrive la Dederer – non ti uccidi e non abbandoni i tuoi figli. Ma qualcosa l’abbandoni, la parte accudente di te. Quando finisci un libro, per terra ci sono tante piccole cose infrante: promesse, impegni, appuntamenti mancati. E altre cose, più gravi, dimenticate o non soddisfatte: compiti dei figli che non hai controllato, chiamate ai genitori che non hai fatto, sesso coniugale che non hai consumato. Tutte cose a cui devi venire meno perché il libro possa essere scritto”.
Come non sarebbe capitato a Pasternak perché c’era sempre Olga che si occupava di tutto, anche di scrivere messaggi cifrati all’editore e di andare nel Gulag al posto suo. Per Nabokov c’era la moglie Vera che temperava le matite, rileggeva le bozze a voce alta e si occupava di spedirle all’editore. E F. Scott Fitzgerald scrive a sua figlia diciassettenne: “non ho energie per reggere il tuo peso morto, la tua compagnia mi rende depresso per la futilità e lo spreco assurdo che richiede”.
E oggi? Si ripetono le stesse scene?
Questi racconti stimolano il desiderio di leggere i libri che hanno scritto queste autrici, rileggere i loro romanzi dimenticati, o leggerne di nuovi per provare le emozioni che ci hanno trasmesso questi brevi scritti.
I racconti delle donne
A cura di Annalena Benini
Einaudi: pag. 277, euro 19,50.