L’Europa respira: cala del 50% il biossido d’azoto nel periodo da marzo ad aprile
Lo si sapeva, era quanto di più intuitivo potesse esserci. Nonostante questo non poche persone sostenevano che il confinamento a casa e il conseguente il blocco della circolazione delle auto non avrebbero portato significativi abbassamenti
Lo si sapeva, era quanto di più intuitivo potesse esserci. Nonostante questo non poche persone sostenevano che il confinamento a casa e il conseguente il blocco della circolazione delle auto non avrebbero portato significativi abbassamenti dell’inquinamento atmosferico.
I nuovi set di dati provenienti dai satelliti dell’Agenzia spaziale europea (Esa) per la rilevazione dei gas inquinanti dovrebbero dissipare gli ultimi dubbi e pregiudizi.
Sulla base di dati e immagini provenienti dallo spazio i ricercatori del Royal Netherlands Meteorological Institute hanno messo a confronto le concentrazioni di biossido di azoto dal 13 marzo al 13 aprile 2020, rispetto alle concentrazioni medie dello stesso inquinante di marzo-aprile del 2019 (vedi confronto immagini sotto).
I risultati, rilanciati dall’Agenzia spaziale europea ci dicono che Madrid, Milano e Roma hanno visto una riduzione del biossido di azoto di circa il 45%, mentre Parigi addirittura del 54%.
La concentrazione del biossido di azoto è uno dei principali responsabili di patologie respiratorie. L’emissione del gas nell’aria avviene sopratutto attraverso veicoli con motore a scoppio, attività industriali e centrali elettriche.
Alemanno Antonio 15 Maggio 2020
I livelli di Pm 10 e Pm 2,5 purtroppo non sono affatto diminuiti ml
I dati diffusi da Arpa Lombardia ci dicono che le polveri sottili non sono affatto diminuite.
Riguardo ai valori di PM10 e PM2.5, i dati indicano in maniera evidente la stagionalità di questi inquinanti, che registrano tipicamente i valori più elevati nei mesi più freddi dell’anno. L’analisi dei dati del mese di marzo 2020, pur collocandosi nella fascia bassa della variabilità del periodo, evidenzia un alternarsi di giornate con concentrazioni più alte e altre con valori inferiori. Alcuni episodi, come quello del 25 febbraio, con un valore di PM10 pari a 82 µg/m³ registrato a Codogno, già in piena “zona rossa”, hanno evidenziano l’importanza del fenomeno di trasporto del particolato e il fatto che le concentrazioni non sono solo influenzate dalle emissioni di prossimità, ma da tutte quelle del bacino di riferimento.
Così come, invece, quando dal 18 al 20 marzo si è registrato un incremento significativo di polveri sottili in gran parte della regione, nonostante la riduzione dei flussi di traffico e di parte delle attività industriali, è risultato chiaro il contributo della componente secondaria e della situazione meteorologica più favorevole all’accumulo. Infine, anche l’episodio del 28 e 29 marzo – quando a causa del trasporto di particolato di origine desertica dalle regioni asiatiche (come confermato dal modello globale “Copernicus Atmosphere Monitoring Service”), le concentrazioni di PM10 sono risultate molto elevate a fronte di un aumento inferiore delle concentrazioni di PM2.5 – mostra in modo chiaro la complessità dei fenomeni correlati alla formazione, al trasporto e all’accumulo di particolato atmosferico.