Mare fuori, la serie Netflix ambientata a Napoli, in un carcere minorile che diventa comunità

Non è mai facile focalizzare una serie su uno dei contesti più socialmente ardui come quello di un carcere minorile. Come non è facile realizzare una sceneggiatura che sappia esplorare il vissuto difficile di tanti

Non è mai facile focalizzare una serie su uno dei contesti più socialmente ardui come quello di un carcere minorile. Come non è facile realizzare una sceneggiatura che sappia esplorare il vissuto difficile di tanti ragazzi portandoci anche ad affezionarci ai loro atteggiamenti, tic, macchiettismi e momenti di debolezza. Perché dopotutto non sempre è colpa dei diretti interessati, ma di un contesto familiare assente e di una società che non offre grandi sbocchi.

È per questo che “Mare fuori” acquista un valore molto più pedagogico che narrativo. Non è il solito prodotto pseudo poliziesco né una analisi sociologica d’autore in stile “Mery per sempre” e nemmeno un tentativo goffo di emulare altre serie di successo come “Gomorra”, seppur accomunate dalla cornice di una Napoli fatta di degrado, incomprensioni e regolamenti di conti.

“Mare fuori” ha la capacità di concentrarsi sulle cause che hanno portato spesso personalità contrastanti a dover affrontare un percorso rieducativo, con il paradosso che quella che doveva essere una situazione di prigionia diventa invece il principio di una “comunità”, nel vero senso della parola, a discapito di un mondo al di fuori, che tende invece a schiacciare proprio come il Mare che circonda il penitenziario.

In attesa della terza serie possiamo quindi affondare lo sguardo in 24 puntate dal ritmo serrato e dai personaggi che riescono a essere carismatici, grazie ad un copione solido che rende giustizia e dispone delle giuste tempistiche per caratterizzare al meglio ogni singolo interprete.

Non a caso non è un cast di stelle o volti eccessivamente noti a eccezione della sola Carolina Crescentini, in un ruolo molto più rock e ruvido del solito per una prova impeccabile. Finalmente ci troviamo di fronte ad un vivaio di talenti fra cui spiccano di sicuro personaggi femminili di talento e stravaganza, come Valentina Romani nel ruolo di “Naditza”, personaggio che sa scombussolare equilibri e dare quella giusta dose di ironia e sregolatezza a una storia che rimane pur sempre circoscritta e chiusa “fra quattro mura”.

Anche la parte maschile risponde con interpretazioni di tutto rispetto fra bullismo, vanità ma anche dolcezza. Da osservare bene le prove dei protagonisti Nicolas Maupas, Giacomo Giorgio e Massimiliamo Caiazzo. Li aspettiamo al varco per le prossime prove attoriali e per riconfermare un talento che in “Mare fuori” appare davvero naturale.

Ciliegina sulla torta per i nostalgici della Cultura underground e dai ritmi selvaggi da strada, la partecipazione del mitico Raiz (Alma Megretta) in doppia veste di attore e interprete della colonna sonora della serie. Per una storia a tinte forti, non poteva mancare un autore di razza dai ritmi decisamente fuori dagli schemi.

Un buon punto a favore quindi per una produzione italiana che è stata ingiustamente snobbata dal circuito Rai della prima serata per riprendersi la scena nel panorama variegato di Netflix.

Laureatosi nel 2001 al Dams è attualmente impegnato nel settore commerciale e logistico Italia / Estero. Teamplayer e rivendicatore della libertà di espressione fra Politica, Musica e Spettacolo. Sogna una nuova Nouvelle Vague da ricreare a Milano ascoltando una vecchia canzone anni '80 e un goal del... Milan! Citazione preferita: "Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte" (F. Truffaut).

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