Margherita e il coronavirus: una storia illustrata per raccontare ai bambini più piccoli cosa sta succedendo

Abbiamo scelto questa  "Storia di un coronavirus" scritta da Francesca Dall’Ara, psicologa e psicoterapeuta del Policlinico di Milano, illustrata con delicatezza da Giada Negri, per raccontare a un bambino l'allerta sul coronavirus, le precauzioni di

Abbiamo scelto questa  “Storia di un coronavirus” scritta da Francesca Dall’Ara, psicologa e psicoterapeuta del Policlinico di Milano, illustrata con delicatezza da Giada Negri, per raccontare a un bambino l’allerta sul coronavirus, le precauzioni di noi adulti, le preoccupazioni, e come la situazione evolva quotidianamente.

La storia è tratta dalla pagina Coronavirus spiegato a bambini  e adolescenti   del sito del Policlinico di Milano, aperta proprio per offrire ai genitori suggerimenti per affrontare lo stress; idee e racconti per  parlare con i più piccoli o con gli adolescenti di cosa sta accadendo, spunti concreti per affrontare le settimane con i bambini in ansia a casa da scuola. Per loro, e per i genitori, è ancora più faticoso confrontarsi con le precauzioni, le clausure, le mascherine, l’ansia, le giornate senza le abitudini quotidiane.

Riportiamo alcune riflessioni di Antonella Costantino, direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e presidente della società scientifica Sinpia, tratte sempre dalla pagina “Coronavirus spiegato a bambini  e adolescenti”. 

“E’ importante poter parlare ai bambini in modo tranquillo e diretto – spiega l’esperta – trovando il giusto equilibrio tra le spiegazioni di cosa sta accadendo e l’insegnamento delle norme base per la prevenzione del contagio. Ma soprattutto, è indispensabile riuscire a trasmettere fiducia. Anche perché i piccoli non aspettano le spiegazioni degli adulti per interpretare il mondo, ma si creano una loro personale idea. Per questo è fondamentale parlare con loro, anche per evitare che la loro idea si formi sbagliata o confusa”.

Partire da una situazione che già conoscono, come l’influenza stagionale, può essere d’aiuto. “Perchè i bimbi possono avere già avuto familiarità con i suoi sintomi, aver sperimentato un raffreddore o un mal di gola, o la febbre. E possono comprendere facilmente che il virus si trasmette stando a contatto con le altre persone e frequentando luoghi affollati”. Poi è vero, una banale influenza non fa chiudere le scuole per settimane e non convince intere città a usare le mascherine, cambiando di molto la quotidianità.

Come si racconta questo, ai bambini? Lo spunto migliore è quello di raccontare che è una situazione nuova, per la quale non abbiamo ancora soluzioni adatte, e che giustamente quindi ci preoccupa, perché potrebbe fare ammalare tante persone, troppe tutte in una volta. Non sappiamo ancora quali siano le medicine giuste, e quando avremo disponibile un vaccino efficace. Questo è un punto di partenza anche per spiegare ai più piccoli l’importanza delle regole di prevenzione, come lavarsi spesso le mani e utilizzare fazzoletti usa e getta. Tutte azioni che possiamo trasformare in gioco, in complicità con gli adulti, dando piccoli incarichi importanti ai bimbi e facendoli sentire coinvolti ma soprattutto che permettono di sentirsi un po’ meno impotenti, c’è qualcosa che possiamo fare che diminuisce il rischio, anche se non lo azzera”. Un’altra cosa fondamentale è evidenziare gli aspetti che ci possono sostenere e rassicurare: l’Italia ha una sanità che funziona bene, e ci sono tanti esperti che stanno lavorando per trovare una soluzione. Rispettare le norme igieniche, quindi, è il contributo che ciascuno di noi (compresi i più piccoli!) può dare per diminuire il numero di quelli che si ammalano e tornare al più presto alla vita di tutti i giorni.

Anche il comportamento degli adulti, in ogni caso, è importante: perché non è facile trasmettere tranquillità e sicurezza quando si è a propria volta preoccupati per sé stessi o per la salute di un proprio caro. Un’ansia che, a volte, si può addirittura trasmettere anche senza esserne consapevoli. “Per questo gli adulti devono imparare a gestire la propria ansia – aggiunge Antonella Costantino – perché se non siamo in grado di controllare il panico, i nostri figli lo capiscono subito. Serve mettere in campo strategie che abbassano il nostro stress, come concentrarsi sul respiro, o spostare l’attenzione sulle cose che ci aiutano a stare bene, per riuscire a dare spiegazioni semplici e realistiche, ovviamente adattate all’età del bimbo, ma che non devono dare l’impressione di minimizzare il problema o peggio di sembrare ‘onnipotenti’. E’ meglio essere chiari e dire la verità, e cioè che non sempre quello che accade è sotto il nostro controllo. Il messaggio più fondamentale da trasmettere è questo: è un momento difficile, ciascuno deve poter fare il proprio meglio, e bisogna avere fiducia e gratitudine per tutti coloro che stanno lavorando sodo per risolvere il problema, in particolare per chi è nella zona rossa“. Alla fine, l’obiettivo è far vivere ai bimbi questo periodo di crisi il più possibile con serenità e ottimismo, e trovando nuovi modi per mantenere le relazioni anche a distanza: “Anche per questo non dobbiamo trasmettere ansie ingiustificate, o false illusioni che non esista alcun pericolo, o peggio che il pericolo si annidi su qualsiasi maniglia toccata o stando vicino a una persona cara. Se riusciamo a fare questo, a dare loro la migliore serenità – conclude l’esperta – avremo lasciato una traccia che darà loro nuovi strumenti per il futuro”.

Testo tratto da Coronavirus: bambini non abbiate paura, Policlinico di Milano

Qui invece l’incipit di “Storia di un coronavirus”

È già sera ma Margherita non ha nessuna intenzione di andare a dormire, seduta alla scrivania disegna mostri e cancella mostri.

“È tardi ragazzina, smettila di consumare fogli e andiamo a dormire!” Dice la mamma con voce seria.

“Ma cosa stai disegnando?” aggiunge.
“Disegno il Coronavirus mamma” risponde candida Margherita.

“Ma il Coronavirus non è così grande amore mio” sorride la mamma “Davvero??? E allora come mai tutti quanti ne avete così tanta paura?”

Margherita è un po’ perplessa, era proprio sicura che la cosa che fa così tanto spaventare gli adulti, che chiude le scuole e getta scompiglio nelle giornate di tutti doveva essere almeno 10 metri più grande del suo papà.

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Francesca Dall’Ara, psicologa e psicoterapeuta, opera nel Servizio per le disabilità complesse e Malattie Rare dell’Unità di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

 

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