Mascherine: dal 4 maggio dovrebbero costare 50 centesimi. Come siamo messi? Dove comprarle?

Purtroppo le stime dicono che c'è un elevato numero di cittadini inconsapevolmente contagiati ma asintomatici. Per questo dal 4 maggio è diventato  obbligatorio sull’intero territorio nazionale indossare la mascherina nei locali chiusi accessibili al pubblico, sui mezzi di trasporto

mascherine

Purtroppo le stime dicono che c’è un elevato numero di cittadini inconsapevolmente contagiati ma asintomatici. Per questo dal 4 maggio è diventato  obbligatorio sull’intero territorio nazionale indossare la mascherina nei locali chiusi accessibili al pubblico, sui mezzi di trasporto e in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza interpersonale di sicurezza. È una misura precauzionale per prevenire che una persona asintomatica ma infetta possa contagiare inconsapevolmente gli altri e far riprendere così una corsa forsennata all’epidemia Covid-19. L’uso della mascherina ovviamente non sostituisce il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro e l ‘igiene delle mani, che rimangono fattori prioritari.  Per completare il quadro della situazione ricordiamo che a Milano sono diventati obbligatori anche i guanti monouso  sui mezzi pubblici.

Come siamo messi oggi a fase 2 avviata, con la riapertura parziale della città e di molte attività produttive e uffici? Cosa succede per i lavoratori e i cittadini che hanno necessità di muoversi? Ebbene, è dal 15 marzo che Conte promette  «Mascherine e guanti gratis per tutti i lavoratori». Comunque, nella conferenza stampa del 2 maggio il commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha annunciato che dal 4 maggio “i cittadini che vorranno acquistare le mascherine chirurgiche, le troveranno al prezzo massimo di 50 centesimi al netto dell’Iva (finora al 22% ma, essendo diventate un bene di prima necessità, l’Iva dovrebbe essere al 4% o abolita del tutto), un prezzo politico affinché le famiglie con figli abbiano la possibilità di acquistare mascherine certificate  per tutti”.

Questo sarebbe possibile perché, ha annunciato il Commissario,  sono stati  sottoscritti importanti accordi con Federfarma, Assofarm e ADF che distribuiranno le mascherine chirurgiche nei 26.000 punti vendita di  farmacie e parafarmacie  entro il prezzo massimo fissato dall’ordinanza”. Anche Confcommercio si è impegnata a distribuirle nei suoi 13.000 punti vendita attraverso le catene della grande distribuzione Sigma, Sisal, Crai, Coal e Conad. Mentre Federdistribuzione, che raggruppa Esselunga, Carrefour, VeGè, Leroy Merlin e altre catene di distribuzione, contribuirà con altri  7.000 punti di vendita sul territorio. A Coop inoltre Arcuri invia un ringraziamento particolare perché  metterà sul mercato a 0,50 centesimi, nei suoi 1100 punti vendita, anche lo stock già acquistato a un prezzo più alto senza richiederne il rimborso. Un uguale accordo dovrebbe essere sottoscritto a breve con  l’Associazione nazionale dei tabaccai che conta 50.000 punti vendita sul territorio.

In tema di produzione delle mascherine il Commissario ha rivelato un altro dato importante: “Tra 10 giorni inizierà la  produzione con le macchine che abbiamo contribuito a realizzare: a metà giugno le nostre macchine produrranno 4 milioni di mascherine al giorno; a metà luglio 25 milioni e da fine agosto in poi 35 milioni di mascherine al giorno. Devo ringraziare molto le aziende italiane che ci hanno aiutato e che ci stanno aiutando con una solidarietà e una generosità straordinaria: a partire dalla IMA di Alberto Vacchi e Fameccanica del gruppo Angelini. Inoltre altre due grandi aziende italiane hanno messo a disposizione il loro know-how, le loro risorse e le loro intelligenze per ospitare molte di queste macchine che stiamo producendo: Luxottica e FCA”. Difatti sono già 123 le aziende italiane ammesse agli incentivi di #CuraItalia, che stanno convertendo o ampliando l’attività per produrre dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale  e che potranno anche ottenere finanziamenti complementari al Mediocredito Centrale a integrazione della parte non coperta dai primi.

Indagine nelle farmacie di zona 5
In attesa degli accordi, molte farmacie hanno sospeso le vendite in tutta Italia delle mascherine chirurgiche, costringendo chi ne era sprovvisto ad acquistare quelle più costose. La settimana scorsa abbiamo fatto un’indagine in zona 5. Una farmacia aveva dichiarato di aver sospeso la vendita in attesa di delucidazioni, costringendo così ad acquistare  le Ffp2 a 5,5 euro l’una; la seconda, della medesima catena ha semplicemente negato di averle e di avere in vendita solo le più costose; idem una terza, perlomeno scusandosi;  mentre la quarta aveva in vendita le chirurgiche in buste da 5 al prezzo di 9,50 euro. Almeno non costringeva il cliente ad acquistare le più dispendiose. Purtroppo il foglietto incluso nella busta di questa “Surgical Medical Mask” era una copia quasi illeggibile, da cui non si leggeva  il fattore di protezione e a mala pena il nome della ditta di importazione, la  Pharmatitano di San Marino, e un marchio CE illeggibile. C’è da dire che molti farmacisti sono stati subissati di richieste delle mascherine gratuite distribuite dalla Regione in quantità  irrisorie.

In termini di sicurezza come siamo messi?
Secondo l’art.3 del DPCM  possono essere utilizzate “mascherine generiche o di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”. Tuttavia le più sicure in fatto di protezione sono le “mascherine chirurgiche“, quelle che dal 4 maggio  dovrebbero essere acquistabili in farmacia o nei supermercati al costo di 0,50 centesimi: col nuovo decreto diventano dispositivi medici o DM certificati con marchio CE. Hanno una capacità filtrante verso l’esterno del 95% ma verso chi le indossa del 20%. Quindi riducono l’emissione di agenti infettivi da naso e bocca verso l’esterno, a tutela di chiunque si trovi vicino a chi le indossa. Per questo sono chiamate “altruiste” in quanto evitano il rischio di diffusione di infezioni ma non proteggono chi le indossa.

Invece le mascherine di tipo FFP  (Filtering Facepiece Particles) come le  FFP2 e FFP3 sono dispositivi di protezione individuale o DP, che garantiscono una protezione sia in entrate sia in uscita rispettivamente del  92% e 98%. Sono molto più costosi e utilizzati prevalentemente negli ambienti ospedalieri  e per attività a rischio medio-alto. Infine le FFP dotate di valvola di esalazione  filtrano l’aria in entrata (92%) ma non in uscita (20%): sono  le “egoiste” in quanto proteggono sé stessi dagli altri ma non viceversa e dovrebbero quindi essere proibite per un uso esterno agli ambienti ospedalieri, a meno di non sovrapporci una mascherina chirurgica. 

Attenzione: se le mascherine chirurgiche  o i dispositivi di protezione individuale sono privi della certificazione CE sono da considerarsi  mascherine generiche ( “filtranti”) in quanto non sono né testate né certificate. Anche quelle con la semplice dicitura “Qualified Certificate”, “Protective Mask” o “Contrasto COVID-19” ma prive del marchio CE e di autorizzazioni INAIL e ISS  rappresentano un ulteriore elemento di confusione per i consumatori finali. Difatti da marzo sono scattati numerosi i sequestri  da parte dei Nas in tutta Italia, per mascherine e prodotti igienizzanti irregolari privi di registrazione  o delle indicazioni previste dalla normativa. Diverse sono anche le indagini aperte per ricettazione, truffe e frodi di vario genere. Ultime in ordine di tempo le mascherine pannolino ordinate dalla regione Lombardia e commissionate a un’azienda di pannolini di Rho di cui si occupa il tribunale di Milano, o quelle prive di certificato della Only Logistics, società di cui è amministratrice l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti,  su cui sta indagando  la procura di Savona per  frode.

La stessa Consip, la centrale acquisti per la pubblica amministrazione ha denunciato alla Procura di Roma diverse anomalie nella gara d’appalto, del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro, bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. 

Come controllare il certificato CE e le norme UNI?
A titolo esemplificativo, riportiamo la grafica di un certificato CE conforme raffrontata con quello di uno non conforme.

Marchio CE

Eccezionalmente UNI ha reso liberamente scaricabili le norme tecniche che definiscono i requisiti di sicurezza, di qualità e i metodi di prova dei prodotti indispensabili per la prevenzione del contagio da COVID-19. Ad esempio le maschere chirurgiche devono essere prodotte nel rispetto della norma UNI EN 14683:2019 che indica i requisiti di resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica e pulizia da micro

Come indossare in modo corretto la mascherina?
Prima di indossare la mascherina occorre lavarsi le mani o strofinarle con una soluzione alcolica, quindi utilizzando gli elastici o le stringhe la si posiziona sul viso coprendo bene  bocca, naso e mento  agganciandola alle orecchie senza mai toccare la parte centrale, quindi con le dita esercitare una pressione sul naso per far aderire la maschera alla pelle. Dopo averla tolta (senza toccare la parte centrale) lavarsi subito le mani e gettarla nell’indifferenziato. L’obbligo non vale per i bambini al di sotto dei sei anni e per chi è affetto da forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina.

 

Ascolta la conferenza stampa del 2 maggio in cui il commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri ha fatto il punto sulle attività in corso e sulle forniture di dispositivi di protezione individuale.

 

Giornalista per caso… dal 1992, per una congenita passione per la fotografia. Dalle foto ai testi il passo è breve: da riviste di viaggio e sportive ai più quotati femminili e quotidiani nazionali sui temi del mondo del lavoro. Ho progettato e gestito newsletter di palestre e centri fitness. Ora faccio parte degli intrepidi inviati di Milanosud.

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