Medici di base in pensione, ma gli avvisi della Regione agli assistiti arrivano tardi

L’ambulatorio chiude. Poche parole, sufficienti però per suscitare preoccupazione, soprattutto in un periodo come questo, in cui la medicina territoriale ricopre un ruolo così importante. Se poi la chiusura arriva come un fulmine a ciel

L’ambulatorio chiude. Poche parole, sufficienti però per suscitare preoccupazione, soprattutto in un periodo come questo, in cui la medicina territoriale ricopre un ruolo così importante. Se poi la chiusura arriva come un fulmine a ciel sereno, l’ansia è dietro angolo. Insieme a una grande arrabbiatura.

È quanto sta succedendo in diversi ambulatori di Milano che chiudono (il cartello dell’immagine è stato fotografato in Barona), senza che gli assistiti siano stati avvisati per tempo, perché le lettere, partite a fine maggio – già in ritardo, quindi –, sono arrivate solo a inizio giugno. Secondo quanto segnalatoci dai nostri lettori il disservizio riguarda i pazienti del dottor Graziano Gismondi, con l’ambulatorio a Le Terrazze, e della dottoressa Marina Pomi, con l’ambulatorio in via Famagosta. Ma è probabile che il problema riguardi molti più medici e pazienti.

Ora chi è rimasto senza medico è costretto a correre all’Ats, per cercarne uno nuovo e sceglierlo il prima possibile, per non rischiare di rimanere senza una visita in caso di malessere, di ricette per medicine o prescrizioni per andare da uno specialista.

Una situazione paradossale, che evidenzia, ancora una volta, quanto la Medicina territoriale sia disastrata nella nostra Regione. Dei pensionamenti si sapeva da tempo. Tanto è vero che esattamente un anno fa la stessa Ats di Milano aveva reso noto che in città ci sono 860 medici di base, con un’età media di 58,9 anni, molto vicini alla pensione quindi, che è a 65 anni, con possibilità di proroga lavorativa fino a 70. Aggiungendo che nel 2018 l’esodo verso la pensione aveva visto andar via 15 medici, nel 2019 sono stati 24 e quest’anno sono 28. E il numero crescerà ulteriormente negli anni prossimi.

Ma nonostante questa situazione del tutto prevedibile, l’Ats non è riuscita a mandare delle lettere di avviso per tempo.

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

Recensioni
NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO