Meglio “matto” che bullo. Scacchi, scuola e bambini
Di Saverio Paffumi Presidente della cooperativa giornalistica ed editoriale Freemedia-sc “Non credo ci sia niente di meglio e di più divertente, per ovviare all'eccesso di multimedialità e sopperire alla carenza di razionalità, che imparare fin da
Di Saverio Paffumi
Presidente della cooperativa giornalistica ed editoriale Freemedia-sc
“Non credo ci sia niente di meglio e di più divertente, per ovviare all’eccesso di multimedialità e sopperire alla carenza di razionalità, che imparare fin da bambini, e continuare a praticare da adulti, il gioco più bello e articolato che esista: gli scacchi”. È nientemeno che un grande matematico come Giorgio Odifreddi ad affermarlo. Il concetto spiega bene l’entusiasmo dell’Unione Europea e del nostro Ministero della pubblica istruzione, il Miur, per la diffusione dell’insegnamento e del gioco degli scacchi nelle scuole, a cominciare dalle primarie (elementari) e secondarie di primo grado (medie inferiori). Si badi: raccomandata non soltanto come attività collaterale, al di fuori dell’orario di lezione, ma anche come materia curricolare. Odifreddi scrive la frase sopra citata nella prefazione del primo manuale di scacchi rivolto ai ragazzi (8 – 13 anni) pensato appositamente per le scuole. Un’idea, questa, che si deve all’autore Adolivio Capece, maestro nazionale e soprattutto gran divulgatore, sia come titolare di rubriche su vari quotidiani e riviste (da l’Unità a La Stampa e l’Europeo), già direttore de “L’Italia scacchistica”, e ora responsabile dell’ufficio stampa della Federazione Scacchistica Italiana, aderente al Coni.
“Matto per la Regina”, 200 pagine a colori, coeditato da Freemedia con Jouvence (Mimesis Edizioni) e stupendamente illustrato da Alessandra Fraccon, nasce infatti con l’intento di offrire agli adulti, genitori e insegnanti, uno strumento per insegnare il gioco nella maniera più accattivante per i più piccoli. Viviamo in un paese in cui si legge poco e la tendenza non va migliorando con le nuove generazioni. Chi ha figli piccoli, specie i maschi, sa quanto sia difficile far loro prendere in mano un libro di carta, o farli giocare con qualcosa che non sia digitale. Esistono vari – non moltissimi – manuali scritti “per i bambini”, ma è difficile che un bambino prenda in mano uno di questi manuali e si metta a studiarlo. “Matto per la Regina” suggerisce all’istruttore (genitore, insegnante, o vero e proprio istruttore di un’associazione scacchistica) l’approccio più efficace per interessare il piccolo allievo all’apprendimento. Come? Innanzitutto grazie a una fiaba, scritta dalla stessa Fraccon con la consulenza di Capece: Vittoria e Trionfo sono due ragazzini che si sfidano a scacchi e i pezzi a loro volta si animano, sotto la guida di Re Bruno e Regina Bianca. Cupido scoccherà le sue frecce, proprio come accade in tante fiabe, colpendo sia i ragazzi che la scacchiera, creando un divertente intreccio. Ma la partita è una partita vera, giocata dai personaggi mossa per mossa, che può essere seguita sulla scacchiera o “messa in scena” dai bambini (come a Marostica), per intero o in parte. Alle fasi di questa partita vera “romanzata”, corrispondono le parti del manuale: regole di base, apertura della partita, centro partita, finali di partita.
“Spero che questo manuale”, scrive Odifreddi, “possa far conoscere a molti bambini e ragazzi gli scacchi: gliene saranno grati fin da subito, e continueranno a essergliene grati per sempre”… Addirittura? Beh, secondo molte esperienze, alcune delle quali enfatizzate con molta forza da Piero Angela in un Superquark di qualche tempo fa (si trova facilmente su Youtube), il gioco degli scacchi introduce ad alcuni aspetti fondamentali della vita, tanto da contribuire a combattere, fin dalla prima età scolare, l’insorgere di quei comportamenti e quella mentalità che facilmente conducono al bullismo. Esagerato? Proprio no. Ad esempio, spiega Angela, gli scacchi sviluppano “la capacità di ragionare, di anticipare gli eventi, di astrarre. Abituano ad applicare certe regole importanti nella vita e nella vita sociale, cioè saper tener conto di tutti gli elementi prima di agire e inoltre capire che un vantaggio immediato lo si può pagare caro in seguito, se si è stati imprevidenti”. “Gioco”, secondo il numero uno del giornalismo di divulgazione scientifica e culturale in Italia, “che come già avviene da tempo in molti altri paesi, dovrebbe essere diffuso e praticato in tutte le scuole”. Lo sviluppo mentale dei bambini viene favorito da un vero e proprio allenamento che incrementa, mentre si divertono, le loro capacità logiche e di ragionamento. Risolvere le situazioni che si creano sulla scacchiera li aiuta a incrementare l’attenzione, la capacità di sintesi, la memoria, la capacità di concentrazione e riflessione. E per quanto riguarda la formazione del carattere, giocare a scacchi impone il controllo dell’impulsività: i bambini imparano a essere pazienti, a non avere fretta (come a non perdere tempo), ad autocontrollarsi pur sviluppando, attraverso gli scenari della partita, creatività e spirito di iniziativa. Senza dimenticare il rispetto delle regole e dell’avversario che questo gioco comporta. Si aggiunga la possibilità di gareggiare tra amici e ai tornei anche fra generi diversi (maschi e femmine insieme) e fra giovani e anziani, e il quadro sul ruolo “educativo” degli scacchi pare davvero completo e comprensibile a tutti, anche a chi non ha mai giocato (ma per imparare… non è mai troppo tardi).
Matto per la Regina Di Adolivio Capece e Alessandra Fraccon
Freemedia e Jouvence
Editori 200 pagine – 19 Euro
(Ottobre 2016)