Memoria storica: restaurata la lapide di Martino Cavallotti in via Bonghi 12, Milano
Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono
Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove. (Umberto Eco, da “Caro nipote, studia a memoria!”)
C’è solo una lapide che lo ricorda: “Perché viva sempre il ricordo di Cavallotti Martino (29-11-1929 – 16-12-1944) che giovanissimo è salito nella schiera dei martiri della libertà”. È in via Bonghi, allo Stadera, quartiere in cui la testimonianza della partecipazione popolare alla lotta antifascista è data dall’alto numero di lapidi-ricordo. Cavallotti non ha l’onore di una voce su Wikipedia e Google riporta a un’unica fonte, una ricerca storica realizzata negli anni 1995-97 da studenti e docenti del Liceo Scientifico Statale “S. Allende”, coordinati dal prof. Giuseppe Deiana, docente di Storia e Filosofia: “Partigiani della zona 15, frammenti della resistenza italiana e milanese”.
Di Martino esistono solo fonti orali: durante la Resistenza abitava in via Bonghi 12, non era un ribelle e la sua morte fu probabilmente casuale: uscendo da un cinema rimase ucciso da colpi sparati da una pattuglia fascista durante una retata; una sparatoria destinata ai partigiani combattenti.
Cavallotti fu dunque vittima indiretta della lotta contro il fascismo. Un caso non isolato: molte persone allora rimanevano coinvolte in sparatorie da parte delle bande fasciste che giravano per Milano.
Un caso che si ripete con troppa frequenza ancora oggi, quando persone innocenti rimangono coinvolte in sparatorie e attentati terroristici, perché si sono trovati «nel posto sbagliato al momento sbagliato».
Come a Halle, in Germania, lo scorso 8 ottobre: un neonazista spara di fronte a una sinagoga, e non riuscendo a entrarci, attacca un kebab turco e chi gli passa davanti. Due morti e due feriti, vittime innocenti dell’odio neonazista e dell’estremismo più atroce.
“Quello di Halle non è un caso isolato. E non lo si può ridurre a un episodio di follia. Siamo invece davanti alla manifestazione della minaccia più grave per le nostre democrazie: contrariamente al terrorismo islamico, non viene da mondi esterni, ma è il frutto di qualcosa che vive nel profondo della società europea e che sta abbattendo in fretta gli anticorpi sviluppati dopo l’ecatombe della seconda guerra mondiale. Lo scenario è sotto gli occhi di tutti, in ogni angolo del continente: il proliferare di gruppi ispirati ai valori nazi-fascisti, che abbandonano rapidamente ogni mimetismo per urlare l’odio verso i diversi. Sono già forza politica con risultati crescenti e ambiscono al governo, come è accaduto in Austria” Da Il contagio del terrore, di Gianluca Di Feo, Repubblica, 10 ottobre)
Ecco perché è importante ricordare: per non precipitare nell’incubo infinito della tragica storia europea. “Ma perché è così importante sapere che cosa è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega perché certe cose accadono oggi” (Umberto Eco).
Le immagini parlano da sole della sentita partecipazione del quartiere e delle associazioni invitate alla festa del 6 ottobre organizzata da Anpi Stadera Milano per accompagnare le restauratrici di RAM, Restauro, arte, memoria , durante l’opera di restauro della lapide più volte vandalizzata, fino all’ultima parola restaurata: “libertà”.