Meno di un punto percentuale divide Sala da Parisi. Milano va al ballottaggio: si vota il 19 giugno
Corsa sul filo di lana per la poltrona di Palazzo Marino. Ancora due settimane di campagna elettorale all’ultimo respiro per Beppe Sala (41,7% pari a 224.156 voti) e Stefano Parisi (40,8% pari a 219.118 voti). Tre gli
Corsa sul filo di lana per la poltrona di Palazzo Marino. Ancora due settimane di campagna elettorale all’ultimo respiro per Beppe Sala (41,7% pari a 224.156 voti) e Stefano Parisi (40,8% pari a 219.118 voti). Tre gli obiettivi dei due sfidanti: da una parte conquistare l’ampia fetta di milanesi che domenica non si è recata alle urne (il 45,35% pari a 456.507 votanti) e gli elettori dei partiti esclusi dal ballottaggio (94.210 voti); dall’altra tenersi stretti i voti conquistati al primo turno.
In questo scenario, a prima vista, il compito più arduo sembra quello della coalizione di Centrosinistra. Il vantaggio di solo lo 0,9% (4.938 voti) conquistato al primo turno non mette certo al sicuro la coalizione di Sala, che dall’inizio della campagna elettorale, settimana dopo settimana, ha visto scendere il vantaggio cospicuo che aveva su Parisi . Se guardiamo all’interno della coalizione i risultati sono in chiaroscuro. Il Pd con il 28,97% dei voti sostanzialmente tiene, la Lista Parisi con il 7,68% dei voti raggiunge un buon risultato, mentre appaiono deludenti i risultati Sinistra X Milano che ottiene il 3,83% (ci si aspettava che raccogliesse i voti di Sel e lista civica Pisapia, che alle precedenti comunali rispettivamente ottennero al 4,7 e al 3,9%) e Italia dei Valori, con raccoglie solo lo 0,69%. Dati che evidenziano chiaramente l’esistenza di un deficit di consensi a sinistra della coalizione, orfana di Pisapia, poco presente in questa prima parte della campagna elettorale.
Un altro dato su cui riflettere è il numero di voti raccolti dalla coalizione di Centrosinistra. Se li confrontiamo con i voti raccolti da Pisapia al secondo turno delle comunali del 2011, ci sono quasi 92mila voti di differenza. Un numero molto alto, che la coalizione di Centrosinistra deve cercare di intercettare tra due settimane, in primo luogo guardando al mondo del non voto, che rispetto il 2011 è cresciuto del 13%. È chiaro che verso questo elettorato Sala e i suoi dovranno esibire una proposta molto convincente, non solo lo spauracchio poco efficace di una città “in mano alle destre”.
Una parte dei voti mancanti potrebbero arrivare dalle formazioni a sinistra della coalizione, anche se rimane ancora tutta da decifrare la posizione che assumeranno Milano in Comune, la lista di Basilio Rizzo (3,3% pari a 19.143 voti), che faceva parte della maggioranza che ha guidato Milano fino a qualche mese fa, e Alternativa Municipale di Luigi Santambrogio (0,28% pari a 1.483 voti). Ma si tratta di una disponibilità tutta teorica, vista la secolare propensione all’autolesionismo della sinistra. E questo anche aldilà delle eventuali dichiarazioni di sostegno che arriveranno dai leader.
Discorso a parte meritano gli elettori di 5 stelle e dei Radicali.
Considerato il quadro nazionale, che vede in grandi città come Roma e Torino il movimento di Grillo contrapposto al ballottaggio alla coalizione di Centrosinistra, appare un compito arduo convincere questi elettori (10,06% pari a 54.099 votanti) a convogliare il loro voto su Sala. Di certo però questo tentativo non può essere lasciato al solo al Centrodestra. Temi sensibili per i 5 Stelle su cui puntare per conquistare questi voti potrebbero essere il buon governo di questi cinque anni e il rispetto per legalità che ha contraddistinto l’Amministrazione Pisapia.
Più facile potrebbe essere conquistare i voti degli elettori Radicali che hanno sostenuto Marco Cappato (1,88% pari a 10.104 votanti). In questi anni la Giunta Pisapia ha condiviso i temi dei diritti civili e della legalità e anche in questo caso un’enfatizzazione di questi temi potrebbe essere vincente.
Per quanto riguarda la coalizione di Centrodestra guidata da Stefano Parisi valgono in parte le considerazioni fatte per Beppe Sala. Se guardiamo dentro la coalizione dalle urne esce un dato inequivocabile. L’ipoteca di destra della Lega, ferma all’11,7%, e di Fratelli d’Italia al 2,42%, è molto più debole di quanto si pensasse. Questo alla luce anche del successo di Forza Italia (20,21%) e del discreto risultato delle due liste di centro: Milano Popolare (3,14%) e Lista civica Parisi (3,02%). Poco più irrilevante invece il partito Pensionati, che raccoglie uno 0,43%.
Probabile dunque, considerato che a destra di Parisi ci sono solo Noi per Milano e Fuxia People, che insieme hanno raccolto solo l’1,3% dei voti, che il candidato del Centrodestra aspetti che i voti fuoriusciti a destra rientrino naturalmente, e, sulle ali dell’entusiasmo, concentri tutto il suo messaggio sul bersaglio grosso, ovvero su coloro che non hanno votato e sugli elettori dell’M5S. Due tipologie di cittadini però, se il messaggio sarà ancora tutto improntato su Sicurezza e controllo del territorio, potrebbero non ascoltarlo il 19 giugno.
Stefano Ferri
(Giugno 2016)