Mercato via Tabacchi: buona la riapertura, compostezza, ma l’attesa vale per clienti e ambulanti
Per fortuna hanno deciso di aprire nei due sensi: entrata e uscita dalla parte di via Giambologna, idem dalla parte opposta all'incrocio con via Balilla. Il mercato è recintato, un semplice nastro bianco-rosso, all'ingresso un
Per fortuna hanno deciso di aprire nei due sensi: entrata e uscita dalla parte di via Giambologna, idem dalla parte opposta all’incrocio con via Balilla. Il mercato è recintato, un semplice nastro bianco-rosso, all’ingresso un unico vigilante. La via Tabacchi è ampia e costeggiata dal parco, dall’altra un vecchio caseggiato chiuso e poi l’Istituto Magistrale Gaetana Agnesi, chiuso per il coronavirus. Area ideale per bancarelle in fila ben distanziate e quelle opposte alternate. La prima sensazione è di un principio di normalità, graduale ma atteso dagli ambulanti e dagli avventori. La ricomparsa di una paesaggio di vita urbana, i mercati scoperti rionali che di settimana in settimana ritornano occupando stesse strade stesse piazze, da sempre, eppure sospesi da due mesi, riaperti da due giorni, in via sperimentale.
Arrivo dalla periferia con il 15, tram vuoto pur essendo giorno di mercato, nessuno con la sporta della spesa. Entro dalla parte di via Giambologna, alle 11.30, l’ora di punta in cui il mercato dovrebbe essere già gremito. Una fila ordinata di persone sotto il sole con sporte e carrellini della spesa attende il turno in silenzio, remissività o accettazione? Si entra due alla volta quando altre due escono. “Nessun problema, una coda di circa 10 minuti, tutto tranquillo”. È il vigilante preposto al coordinamento tra chi esce e chi entra. Non c’è la ressa dei giorni “normali”, il classico vociare, è tutto un po’ sotto tono, tra chi attende in fila, distanziato, con mascherina (tutti, dal mento fin sotto gli occhi) e guanti (pochi). Dietro ogni banco solo due venditori, rigorosamente con guanti e mascherina, alcune bancarelle hanno un banchetto per disinfettante, guanti e rotolone di carta a disposizione dei clienti, come il formaggiaio che vende mozzarelle e vari formaggi freschi. Le distanze sono mantenute, e se qualcuno se ne dimentica, l’avvertimento gentile ma preoccupato arriva immediato da dietro il bancone. Tante persone giovani, un papà con bimbo in braccio e zaino attende a distanza, vorrei fargli una foto col bimbo di spalle, ” Mi scusi, sto cercando di fare una foto di spalle a lei e alla bimba solo che incuriosita si rigira per guardarmi… ” “Grazie che mi avvisa, tante gente lo fa senza chiedermelo”. “Vedo che attende pazientemente il suo turno”. “Certo, si fa quello che è necessario…” A girare da una bancarella all’altra è tutto un belvedere, diverso dagli scaffali dei supermercati con merce incellofanata o inscatolata. Non c’è una vaschetta di plastica, un ben di dio di primizie, ciliegie duroni e albicocche, varietà di zucchine da quelle nere alle trombette di Albenga o siciliane. La disposizione delle cassette con le verdure freschissime e la varietà della frutta sono il tono di ogni mercato, un segno di riconoscimento e di familiarità.
“Certo che così non si lavora, brontola un’ortolana, però meglio che stare a casa”. Al di là dei banconi ci sono sguardi un po’ spaesati, come non fosse il loro mercato di sempre, quello del sabato. “Vede, alcuni hanno portato di tutto e di più, io ho preferito portare quello che ritenevo sufficiente come prima giornata, un assaggio, ho finito quasi tutto, e non devo portare nulla indietro!” Si aspettava più gente o meno? “Mah… siamo un po’ perplessi…”. Il “però meglio che rimanere a casa” è un ritornello unico, una speranza come rappresa, contratta. Il futuro? “Noi continuiamo a fare l’asporto, in questi due mesi ci siamo salvati così”. La bancarella del pesce è già quasi svuotata, il pescivendolo sta sfilettando di fino delle triglie giganti eliminando le spine più sottili, “Ehi, lasciami un po’ di pesce eh…” Si danno del tu, tra un battuta e l’altra, come vecchi amici. La montagna di pane casereccio pugliese (calabrese?) è incellofanato, è il regolamento, ma è un bel vedere.
In alcune bancarelle la gente attende ordinata, in altre è il venditore che attende che qualcuno si avvicini, così ho tempo per incrociare i loro sguardi e intercettare umori, speranze, attese, perplessità. Ad alcuni è andata molto bene, ad altri meno. C’è gente che ha ancora paura di uscire, forse.
È mezzogiorno, in altri tempi sarebbe stato uno scontrarsi unico tra persone che passano da una bancarella e all’altra, si fermano a chiacchierare, indugiano se tornare indietro per rivedere una bancarella (ma mancano quelle non alimentari, pentolame, scarpe, vestiti, lenzuola…). Oggi non si può fare, c’è gente in fila fuori dal mercato che attende con disciplina che qualcuno con le sporte piene esca per entrare a sua volta.
Filettone di baccalà sotto sale arrotolato in bella esposizione a 9,90 al kg oppure alette di baccalà a 8,90 al kilo (i prezzi scritti a mano sui cartelli sono vistosi, uno diverso dall’altro, tratti fantasiosi tipici di ogni mercato), salami, olive siciliane, ciliegino di Pachino a 25,00 al kg… un miscuglio di odori sapori colori. E poi olive di tutte le qualità nei classici vassoi d’acciaio… Passa una coppia della polizia locale, controlla la situazione con discrezione, è l’unica che vedo. “Come sta andando oggi?” “Tutto tranquillo, risponde con un sorriso una giovane vigilasse, nessun problema”. Forse per qualche ambulante è fin troppo tranquillo, però “meglio che stare a casa ad aspettare”. C’è chi nell’attesa si è premurato di aprire una pagina facebook per le consegne a domicilio, chi se lo sta chiedendo prevedendo un futuro non troppo roseo, soprattutto per il prossimo inverno… Tanti giovani, coppie con bimbi in biciclette, single con monopattino, ortolani orgogliosi, l’arte dell’esposizione della merce ce l’hanno innata e in effetti tutto è molto attraente…
È quasi l’una, sono arrivata dalla parte opposta a quella da cui sono entrata, è l’incrocio con via Balilla, sembra non ci sia più nessuno in attesa, il vigilante mi fa notare la fila lungo il marciapiede che costeggia l’Istituto Agnesi, sotto il sole di maggio. Non c’è pressione, un’attesa messa in conto. Il quartiere non è certo periferico, zona San Gottardo, un bellissimo parco a quest’ora poco frequentato, chissà nel pomeriggio, speriamo… Molti i malumori degli abitanti delle periferie, Gratosoglio e Vigentino che devono attendere ancora una settimana, fino al 18 maggio, se tutto va bene, se non si debba tornare indietro con un odioso lockdown.