Non so perché, ma lo trovo particolarmente disgustoso e inaccettabile
La vergogna collettiva dell’ignavia e pusillanimità di Europa e mondo occidentale di fronte all’eccidio del popolo curdo da parte dell’esercito turco e di bande filo jihadiste.
Di guerre incomprensibili è pieno il mondo, di persone che muoiono ogni giorno per la follia o la disumanità di qualcuno che ne sono centinaia, ma l’eccidio del popolo curdo, “in scena” in questi giorni, lo trovo particolarmente disgustoso e inaccettabile.
Non so perché mi faccia rivoltare più di altre nefandezze umane, ma è così. Forse perché è a due passi da casa, forse perché avviene per mano di un criminale “alleato”, forse perché sancisce definitivamente l’impotenza di un Europa pavida e frammentata, forse perché seppellisce, insieme a tanti morti, la flebile speranza di convivenza civile e di pace in una regione che non ha pace, forse perché colpisce un popolo che ha strenuamente lottato contro il delirio jihadista; un popolo che abbiamo apprezzato fin che ci ha fatto comodo, ma che a “lavoro sporco” terminato abbiamo lasciato nelle mani di un potente macellaio di cui, da vigliacchi, abbiamo paura.
Intendiamoci, se i curdi, le donne curde, hanno combattuto l’Isis, quasi da soli, non l’hanno fatto per “farci un favore”; erano pericolosi nemici tanto loro quanto nostri, ma il favore – e grande – comunque ce l’hanno fatto, perché, noi europei, l’unica guerra che sappiamo ripudiare davvero è quella nei nostri confini.
Di fronte ad un eccidio annunciato di civili, di donne e bambini, opponiamo flebili ed inefficaci ammonimenti. “Prendiamo le distanze” a parole, ma poi non abbiamo nemmeno il coraggio di annullare una partita di calcio “perché prematuro”, secondo l’Uefa. E già, perché difronte ad una strage, i governi non si permettono di prendere una decisione, si attengono democraticamente e rispettosamente a quello che l’organo sportivo di competenza decide. Che vergogna collettiva.
Non so perché questa vicenda mi stia facendo soffrire più di altre simili. Forse perché un popolo senza terra lo amo a prescindere; forse perché confronto la loro vita di sopravvivenza con la nostra “disturbata” da qualche migliaio di profughi che ospitiamo, forse perché l’assassinio dell’attivista dei diritti civili e delle donne, la curda di nazionalità siriana Hevrin Khalaf (nella foto), mi fa vedere dove sta il coraggio e dove la pusillanimità, forse perché mi vergogno di vivere in un mondo peggiore di quello in cui sono nato.
Non so perché, ma io sto dalla loro parte.
Margherita Saccaro 16 Ottobre 2019
Il sonno della ragione genera mostri
B. Brecht