Nuovi sviluppi nella vicenda delle scritte contro il governatore Attilio Fontana apparse in città nelle ultime settimane
Un aggiornamento sugli sviluppi della vicenda delle scritte contro il Presidente Fontana e il Sindaco Sala apparse sotto il cavalcavia Schiavoni che vedrebbe alcuni membri dello Zam indagati. Il collettivo dichiara la propria estraneità ai
Nuovi sviluppi nella vicenda delle scritte contro il governatore Attilio Fontana apparse in città nelle ultime settimane. Le pagine di cronaca delle principali testate nazionali hanno riportato nei giorni scorsi la notizia che ai primi indagati, due esponenti dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il Comunismo) cui sono contestati il murales apparso a fine maggio in zona Crescenzago e una serie di volantini appesi sui muri delle case popolari al Gratosoglio, si sarebbero aggiunti 4 attivisti delle Zam per la scritta apparsa a caratteri cubitali (una ventina di metri) sotto il cavalcavia Schiavoni nella notte tra il 5 e il 6 giugno (FONTANA ASSASSINO, SALA ZERBINO). Le scritte sono state prontamente rimosse poche ore dopo il loro rinvenimento da parte di una pattuglia della Polizia. Scarse le notizie filtrate rispetto ai fatti accaduti nella nostra zona: alcuni ragazzi sarebbero stati visti aggirarsi nei paraggi del sottopasso e quindi fermati e identificati. Le indagini sono in mano alla Digos, coordinate dal capo del dipartimento antiterrorismo della Procura di Milano Alberto Nobili. In seguito alle minacce e intimidazioni ricevute nelle ultime settimane, raccolte in un dossier intitolato “Clima d’odio” e depositate in Procura dall’avvocato di Fontana (Jacopo Pensa), al governatore è stata assegnata dal 25 maggio una scorta.
Contattato da Milanosud, lo Zam, nella persona di G. C., membro sin dagli albori, ha dichiarato l’estraneità del collettivo rispetto alla vicenda, precisando che solo tre dei quattro ragazzi identificati dalla polizia sono frequentatori abituali del centro sociale, e che a nessuno di loro è stato notificato alcunché. Nessun contatto recente anche con i Carc: «Ci conosciamo un po’ tutti nella galassia di estrema sinistra ma gli ultimi contatti con i Carc risalgono al 2018, anno in cui ci siamo ritrovati coinvolti in una vicenda giudiziaria legata a un presidio antifascista».
La storia dello Zam (Zona Autonoma Milano) comincia il 29 gennaio 2011 alla Barona con l’occupazione di uno stabile privato abbandonato da molto tempo in via Olgiati, dove il collettivo rimane per circa due anni e mezzo fino allo sgombero avvenuto il 22 maggio 2013. Da lì lo Zam si sposta nella ex scuola di via Santa Croce 19, stabile di proprietà dell’Amministrazione Comunale, dove rimarrà per circa un anno fino al momento in cui il Comune, attraverso un bando, assegnerà lo stabile a Emergency, l’Ong milanese che ne ha fatto la propria sede, da settembre 2017.
L’ultima occupazione è quella dell’ex palazzina della vigilanza urbana in via Sant’Abbondio, a fianco della piscina comunale, dove risiedono stabilmente da ormai 6 anni. La strategia messa in campo, ci racconta G., mira all’integrazione del collettivo nel quartiere: «Lo spazio che occupiamo non è nostro, lo gestiamo e viviamo in un’ottica di restituzione di un servizio al quartiere: abbiamo allestito una palestra popolare con una parete di arrampicata, uno spazio per l’hip hop, una sala studio, una radio e una cucina (osteria) disponibile per organizzare piccole rimpatriate. Stiamo pensando di aprire un birrificio». Il collettivo conta una cinquantina di membri attivi e un centinaio di frequentatori più o meno abituali, per lo più nella fascia di età compresa tra i 25 e i 30 anni.
Se da un lato lo Zam rivendica la propria estraneità rispetto alle scritte apparse sotto il cavalcavia, ne abbraccia però in pieno il senso della protesta contro i vertici della Regione Lombardia. Un giudizio netto, senza attenuanti, sull’operato dell’attuale giunta che li ha portati insieme ad altri collettivi, centri sociali, rappresentanze studentesche, Cobas e le rappresentanze autonome dei rider a indire, al grido di: «Vogliamo giustizia!», una manifestazione stanziale (nel rispetto del distanziamento sociale e indossando le mascherine) per sabato 20 giugno alle 15 sotto il palazzo della Regione Lombardia.
Si ritroveranno tutti insieme a denunciare l’impreparazione e la mala gestione dell’emergenza Covid-19 da parte dell’istituzione lombarda, che non ha saputo affrontare efficacemente e arginare l’emergenza; uno “tsunami” che nella nostra regione ha mietuto oltre 16mila vittime. Un esito terribile che, secondo i promotori della manifestazione, ha radici lontane, in un modello di sanità che ha progressivamente abbracciato le logiche del profitto.
Nell’idea degli organizzatori il presidio rappresenterà non solo un momento di protesta ma anche di rivendicazione del ruolo importante svolto dalla galassia antagonista durante l’emergenza: una rete di solidarietà dal basso, fatta di migliaia di volontari, che ha costituito una risposta concreta alla crisi economica e sociale causata dalla pandemia.
Mentre continuiamo a monitorare e a seguire con attenzione gli sviluppi di questi preoccupanti, quanto ancora poco delineati episodi, l’augurio, la speranza, l’invito di questo giornale è a mantenere sempre un equilibrio tra il sacrosanto diritto alla protesta e i modi con cui esprimerla, perché in democrazia il come conta quanto il fine da raggiungere.