Ospedale in Fiera, plastica sintesi degli errori di Regione Lombardia nel contrasto a Covid-19
In questa grande confusione di dati, dichiarazioni, ipotesi e accuse reciproche la vicenda dell’Ospedale in Fiera per le terapie intensive, riassume in sé tutti gli errori compiuti da Regione Lombardia nella gestione della pandemia Covid-19.
In questa grande confusione di dati, dichiarazioni, ipotesi e accuse reciproche la vicenda dell’Ospedale in Fiera per le terapie intensive, riassume in sé tutti gli errori compiuti da Regione Lombardia nella gestione della pandemia Covid-19. Un vero e proprio Cahiers de doléances.
In due settimane l’assessore al Welfare Giulio Gallera è passato da dire “è un miracolo” a “per fortuna non serve”. Dall’”orgoglio padano” al profilo basso, anzi bassissimo. L’Ospedale in Fiera, inaugurato il 6 aprile, accoglie attualmente 12 malati, su 53 letti disponibili. Gli altri 150 posti previsti (nel delirio dei primi giorni si era parlato addirittura di 600 posti letto), se ci sarà un rinsavimento, probabilmente non si faranno e i macchinari già acquistati e personale assunto saranno dirottati altrove. Sarebbe assurdo continuare su questa strada, visto il calo dei ricoveri in terapia intensiva e la necessità sempre più urgente di prevenire i contagi sul territorio, isolare e curare i malati a casa e nelle residenze di comunità. Per farlo Regione Lombardia dovrà abbandonare la visione esclusivamente ospedalocentrica della Sanità, che ha caratterizzato la sua politica sanitaria degli ultimi decenni. Speriamo si liberi dalle spire della polemica e della propaganda politica e vada con decisione in questa direzione, per il bene dei lombardi.
Una vicenda, quella della costruzione dell’Ospedale in Fiera, in cui stupisce la mancanza da parte di Regione Lombardia della contezza dei tempi necessari per realizzare una struttura del genere (era il 16 marzo quando Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, parlava di 10 giorni per realizzare 400 letti di terapia intensiva). Come è stato possibile poi che non ci fosse alcuna idea dell’andamento dell’epidemia e che la necessità di posti letto in terapia intensiva non sarebbe cresciuta all’infinito? Siamo invasi da dati, ogni sera l’assessore Gallera fa un resoconto va Facebook, possibile che nessuno li abbia messi in fila in un grafico? Domande a cui chissà se un giorno avremo risposta.
Il dubbio è che l’obnubilamento generale di Regione Lombardia in questa vicenda sia stato provocato dalla pressione – certamente altissima – ma anche della meno giustificabile ricerca dell’evento eclatante – “il fare meglio della Cina”, più volte ripetuto – che ha portato i vertici del Pirellone a seguire logiche poco scientifiche.
Prova di questa impostazione solipsistica è il sostanziale scetticismo se non avversione che i medici ospedalieri hanno subito mostrato rispetto all’utilità di una struttura dedicata solo alla terapia intensiva. Ultima eccellente testimonianza in questo senso è stata quella del primario del reparto di terapia intensiva del San Raffaele Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, che solo un paio di giorni fa ha affermato di «non essere d’accordo con una sua strutturazione esclusiva di terapia intensiva». Opinioni di professionisti che non possono essere etichettate – come finora è accaduto a chi ha osato dire qualcosa di diverso dall’impostazione della Regione – come “avversari politici”, pena il cadere nel ridicolo.
Infine l’Ospedale in Fiera è stato un enorme spreco di denaro. Una struttura che è costata 21 milioni di euro che in questo momento di emergenza sono sprecati. Denaro proveniente da donazioni, che in una gara di solidarietà tutta milanese, ha permesso di raccogliere oltre 70 milioni di euro (i donatori sono stati 1.560, Caprotti, Del Vecchio, Berlusconi hanno staccato assegni da 10 milioni di euro ciascuno, grandi aziende come Cisco, Sapio, Pirelli hanno fornito gratuitamente strumentazione e materiali). Soldi di privati che speriamo la prossima volta, visto il modo in cui è stato utilizzato il loro denaro, non si tirino indietro.
Unica nota positiva in questa vicenda, come in generale in tutte queste settimane “al tempo del Coronavirus”, la grande generosità, il senso del dovere e le capacità straordinarie dei lombardi. Ma questo già si sapeva e non c’era bisogno per dimostrarlo di fare una gara con la Cina.