Parchi cittadini sotto sorveglianza: dopo quello sui Navigli, l’ultimatum di Sala vale anche per i parchi
Purtroppo Milano e l'hinterland sono una nota dolente al termine della prima settimana di Fase 2, la semi-apertura. Poiché continuano i nuovi contagi: ieri, sabato, si sono registrati +178 nuovi casi (da 21.094 a 21.272)
Purtroppo Milano e l’hinterland sono una nota dolente al termine della prima settimana di Fase 2, la semi-apertura. Poiché continuano i nuovi contagi: ieri, sabato, si sono registrati +178 nuovi casi (da 21.094 a 21.272) in provincia. Nella sola Milano i contagiati Covid-19 sono stati + 98 raggiungendo gli 8.965 casi, l’aumento più alto nel raffronto con le province della Lombardia.
Per due mesi i cittadini sono stati tutti reclusi in casa e la primavera l’hanno vista sbocciare, piccoli e grandi, solo dalle finestre. E l’allentamento dei cordoni iniziato il 4 maggio, pareva potesse trasformarsi in un liberi tutti nelle isole pedonali, sui Navigli e nei parchi urbani. Sui Navigli dopo l’ultimatum di Sala, pare che si sia ripreso il buon senso. Idem nei parchi. Sabato il Corriere ha fatto addirittura una lunga diretta mettendo a confronto le immagini della Biblioteca degli Alberi con un parco di Roma. Troppa gente lungo i vialetti, impossibile mantenere le distanze, però quasi tutti con la mascherina, più o meno in ordine. Nei parchi si può di nuovo camminare, correre, fare jogging, andare in bicicletta o in monopattino, da soli o con i figli: solo non è possibile soffermarsi se non per una sosta dell’attività sportiva o motoria e non si possono utilizzare le aree gioco. Anche al Parco Chiesa Rossa, dove, secondo un papà col piccolo in bicicletta, racconta che lunedì scorso nemmeno ci si poteva entrare nel parco dalla gente che c’era ed è andato da un ‘altra parte. Il piccolo di nascosto è sgattaiolato sulle giostrine, i nastri bianco rossi erano già stati spezzati da giorni, il papà con tono pacato riesce a distaccarlo e a farlo rimontare in bici. Era venerdì scorso, tardo pomeriggio, gruppetti di mamme sedute sui muretti con accanto le merende dei figli che con mascherine che scorrazzano intorno in bici, Poi un gruppetto di donne arabe con un nugolo di pargoli seduti sotto un albero enorme. Più in là al riparo sotto una pianta giocano a carte un quartetto di ragazzini, sono a un po’ meno di un metro di distanza ma con la mascherina, uno solo studia, uno ha abbandonato, gli altri due non lavorano ancora. Al lato opposto del parco, nascosti sotto un boschetto una compagnia di ragazzi ha appeso ai tronchi tre amache, bici accatastate a un tronco, mentre un trio di ragazzi gioca nel campo di basket ben distanziati fra loro, ma senza mascherine. E poi signore anziane solitarie con un libro in mano, ancora bimbetti in bici che pedalano a rotta di collo, una coppietta che cerca un posticino sulla erba per spartirsi una pizza. Di certo le distanze non le tengono tre ragazze che a fatica escono con i loro cagnetti dall’area cane, mentre questi si azzuffano fra loro. Il Parco è bellissimo con alle spalle la biblioteca ex cascina illuminata dal sole. Lo spazio è immenso, difficile immaginarlo strapieno. Eppure sono in tanti a lamentarsi.
Eppure per sconfiggere, o perlomeno rallentare l’epidemia da Covid-19 sarebbero sufficienti tre mosse: una mascherina per non diffondere il virus, il distanziamento interpersonale di almeno un metro e il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone o con soluzioni disinfettanti. E qualche semplice corollario da rispettare. Certo non è un bel risultato che il Comune sia costretto a far girare nei parchi cittadini 1.100 agenti di Polizia locale per far rispettare delle regole imposte non certo per limitare la libertà ma per tutelare i cittadini dalla diffusione dell’epidemia che a Milano ancora non tende a scemare.
Queste giornate tuttavia stanno dimostrando che Milano ha fame di polmoni verdi: ha bisogno di recuperare maggiori spazi aperti, un maggior numero di parchi e più ampi, più aree verdi attrezzate per bambini e ragazzi, più aree pedonali. In questi giorni che tutti, proprio tutti, grazie anche al bel tempo, sono sgusciati fuori di casa in cerca di un angolo verde (bloccati anche dal non poter lasciare la città per raggiungere colline, mare o montagna), non poteva che succedere questo “calpestarsi i piedi” per fame di aria fresca, di prati, di alberi. Che succederà in estate se non si potranno allentare i regolamenti? La città ha visto aumentare il numero dei cittadini, molti non vanno più via nei weekend e così si appropriano dei parchi. Che siano tradizionali o innovativi come la Biblioteca degli alberi, gli architetti del paesaggio urbanistico devono anzitutto puntare sul recupero e sul potenziamento delle aree verdi: i veri polmoni della città.