Parla Claudio, ricoverato al Bassini di Cinisello per Coronavirus «A casa stavo molto male ma non avevo tosse. Una volta ricoverato sono migliorato. In ospedale lavorano con una dedizione e una umanità di cui non credo sarei capace»
In ospedale da una settimana, il manager milanese racconta la sua esperienza, dalla febbre a casa e i sintomi avuti, alla chiamata al 112, fino al ricovero e la degenza.
Claudio Migliavacca, milanese, 57 anni, sportivo, ottima salute, da poco più di una settimana è ricoverato all’Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo. Qui gli è stato fatto il tampone ed è risultato positivo al Coronavirus.
Come stai Claudio?
«Va tutto bene, valori in miglioramento. La famiglia sta bene, per fortuna separandomi con grande anticipo per un sospetto avuto subito dopo Codogno. Ora i miei famigliari sono isolati in casa, in quarantena, e aiutati da un fantastico cordone di amici affettuosi e stradisponibili a cui va tutta la mia gratitudine. Appena avuto il sospetto del contagio ho immediatamente avvisato colleghi, amici e conoscenti, con i quali ho avuto modo di incontrarmi fino a fine febbraio, prima dell’autoisolamento».
Come ti sei accordo di essere malato?
«Prima di tutto voiglio precisare che il mio non è un parare medico, ma semplicemente il racconto della mia esperienza. L’excursus iniziale è una fase delicata, ma difficilmente valutabile. Difficile in primis per il malato che è giustamente preoccupato, per il medico di base che non ha strumenti diagnostici, tranne l’ascolto del respiro, e per il 112, molto professionali e disponibili ma un filo respingenti rispetto al tampone e al ricovero e si può intuirne il motivo. Anche perché l’ospedale è oggi l’unico luogo nel quale fanno il test, e questo a mio parere è giusto. La prima settimana ho avuto febbre leggera, sotto i 37.8, poi in progressivo aumento nonostante dosi crescenti di tachipirina 1000mg. Da due compresse giorno sono arrivato a 5 alla fine della seconda settimana, con un impatto terapeutico sempre meno rilevante e la febbre oscillante rapidamente tra 38 e oltre 39. Ho tenuto traccia di febbre e tachipirina proprio per capire cosa stesse succedendo.
Dopo l’auscultazione del medico di base e una prima serie inutile di antibiotici ho iniziato a preoccuparmi seriamente. Nel dubbio ho allertato il numero verde regionale, 112 e Asl per verificare la possibilità del tampone e quali sintomi interpretare come gravi e causa di un possibile ricovero. Il 112, per altro professionale e molto disponibile, per tre volte mi ha detto di allarmarmi solo quando sarebbero state evidenti le difficoltà respiratorie e comunque sottolineavano che ‘mandarla in ospedale è a suo rischio e pericolo di contagio’. Io non ho avuto tosse, non ho avuto evidenti cali respiratori che sono, per il 112, sintomi scatenanti. Le mie sintomatologie: febbre, nausea, mal di testa. Tutto in crescendo. Qualsiasi alimentazione difficile, per 12 gg non ho mangiato, ho perso 8kg. e quindi sono caduto in uno stato di grande debolezza».
Come hai fatto a ‘convincere’ il 112?
«Per fortuna ho amici medici molto competenti che mi hanno aiutato a capire che dovevo rompere gli indugi e in 40 minuti dopo la quarta e ultima telefonata con il 112, piuttosto secca, sono venuti a prendermi».
Una volta in ospedale cosa è successo?
«All’ingresso al Pronto soccorso sono stato visitato e mi sono state fatte delle lastre. Ai medici è parsa chiara la mia situazione e hanno predisposto il ricovero, cosa avvenuta dopo circa 8 ore di attesa nell’area dedicata e isolata. Tutto la mia situazione è cambiata nell’arco delle 48 ore seguenti. Ho ripreso a mangiare, sforzandomi all’inizio e con appetito poi».
A che cure sei stato sopposto?
«Maschera con ossigeno, tachipirina, cocktail vitaminici, antibiotico, eparina, questi i medicinali. La conferma della positività al tampone è arrivata qualche giorno fa, ma i medici la davano per certa, non è cambiato nulla nella terapia se non più rigore nell’uso della maschera per l’ossigeno. Ora sto bene, febbre molto bassa, ossigenazione del sangue buona, pressione e battito nella norma e crepitii polmonari ridotti. Sto bene e spero di lasciare presto il mio letto a chi ne ha bisogno!».
Come sei stato curato?
«L’ospedale è stato rivoluzionato in due/tre settimane, tutti i reparti “spenti” nelle loro specificità e riavviati per contrastare il Covid-19. Un costo, anche solo per quello che si muove intorno a me, incalcolabile. Tutto il personale convertito a nuove mansioni con tutte le misure di protezione che potete immaginare. La mia stanza, in cui siamo in due, è zona rossa: tutto il personale già protetto, prima di entrare, deve raddoppiare guanti, mascherina, maschera di protezione, sovracamice, cuffia… si copre, entra, fa, esce, si toglie uno strato e ricomincia. E suda, e non beve per non far pipì. Tutte queste persone stanno dimostrando una abnegazione e una dignità commovente. Una dedizione e una umanità di cui non credo sarei capace. Tanti giovani, tantissime giovani donne, infermiere, dottoresse, operatrici. A cui strappo un sorriso con gli occhi, un commento, scambio due parole anche sulla loro situazione e sul loro vissuto. E lo fanno con piacere prendendosi una manciata di secondi di riposo. Meritano gratitudine ora, ma meriteranno tutta la nostra migliore considerazione dopo, nel post. Perché sono una parte competente, di coraggio, qualità e valore del nostro Paese e perché se lo meritano».
Come possiamo aiutarvi/ci?
«State a casa il più possibile e seguite le prescrizioni in modo rigoroso. Io farò una donazione all’ospedale Bassini, mi sembra il minimo #saraprestoprimavera».
Per donazioni agli ospedali di Sesto San Giovanni e Bassini di Cinisello Balsamo: Iban: IT 28 T 03111 01651 000000000343 – Causale: emergenza Coronavirus.