Montagne di prodotti e di rifiuti
Parola d’ordine: consumare e produrre, aumentare i consumi per aumentare la produzione e accrescere di conseguenza il fatturato. Questo sembra essere il motto della società contemporanea, qualificata dall’ansia di soddisfare indiscriminatamente bisogni non essenziali, compromettendo
Parola d’ordine: consumare e produrre, aumentare i consumi per aumentare la produzione e accrescere di conseguenza il fatturato. Questo sembra essere il motto della società contemporanea, qualificata dall’ansia di soddisfare indiscriminatamente bisogni non essenziali, compromettendo in questo modo il principio di equa distribuzione delle risorse e aprendo progressivamente e probabilmente in modo irreversibile la “forbice” tra ricchi e poveri. Questo atteggiamento induce l’investimento di gran parte delle risorse disponibili per produzioni ridondanti e sovrabbondanti, moltiplicando inutilmente modelli e marchi a cui vengono attribuite fondamentali specificità.
Il prodotto immerso nel mercato e divenuto quindi merce, soggetto cioè a precise leggi di domanda e offerta, trova spazio sugli scaffali dei supermercati, mentre le scorie e gli scarti ingombrano le discariche. Supermercati e discariche non sono quindi che le due facce della stessa medaglia: la prima, lucida e brillante sotto i riflessi del neon, ci restituisce l’immagine di una sicura e confortante opulenza, con i suoi mille prodotti, le offerte promozionali; la seconda, ammaccata e opaca, accumula il sovrappiù di ogni produzione, accatastando montagne di rifiuti maleodoranti e pericolosi per la salute pubblica.
Il depauperamento dell’ambiente e i rischi a cui anche la salute dell’uomo è esposta hanno condotto ad attente riflessioni che, per il momento, hanno prodotto solo soluzioni-tampone e temporanee. L’accumulo in discarica dei rifiuti, prima strada tentata per risolvere il problema, può generare il pericolo di inquinamento della falda acquifera, attraverso il percolamento degli agenti inquinanti nel terreno e di conseguenza nella falda. L’affermazione di una coscienza ecologica collettiva rende applicabile anche la strada del riciclaggio, attraverso la raccolta differenziata.
Tuttavia, perché sia veramente efficace, questo sistema deve essere compiuto con grande correttezza e in modo molto dettagliato, distinguendo ogni tipo di materiale in ordine alla composizione, per garantire la qualità dei prodotti realizzati con il riciclaggio. Nessuno di questi metodi consentirà però alla nostra società di uscire dall’emergenza fino a quando il sistema di produzione non cambierà: lo spreco di risorse, il contenimento degli scarti sono da limitare all’inizio del ciclo produttivo e non post consumo, attraverso lo sviluppo di nuovi sistemi di lavorazione. Il vero rischio che corriamo è quello di trasformare in merce anche i rifiuti e costruire su di essi un ingente giro d’affari a discapito, ancora una volta, della popolazione del Sud del mondo. Sulle coste d’Africa è infatti attraccata più di una nave con la stiva colma di residui tossici.
Abituati inoltre dalla nostra cultura del consumo all’usa-e-getta, abbiamo trascurato l’ambiente che non si può, una volta rovinato, “gettare” e che ha tempi di risanamento molto lunghi. Le fasce di ozono devastate dai gas venefici da noi prodotti, le piogge acide, l’innalzamento del clima, sono il terribile contrappasso che ci apprestiamo a pagare. E con tutta probabilità lasceremo alla generazione che ci seguirà un ben triste mondo.
Anna Muzzana