Pasqua del silenzio, silenzio degli innocenti, occultamento della dignità
Domani partono le inchieste di una strage silenziosa. Allo storico istituto Pio Albergo Trivulzio, il direttore generale Giuseppe Calicchio, laurea in filosofia, leghista, è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo: medici e infermieri erano stati dissuasi dall'indossare
Domani partono le inchieste di una strage silenziosa. Allo storico istituto Pio Albergo Trivulzio, il direttore generale Giuseppe Calicchio, laurea in filosofia, leghista, è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo: medici e infermieri erano stati dissuasi dall’indossare mascherine e guanti nella prima fase dell’epidemia. La motivazione? Le mascherine sarebbero state ansiogene per i tanti assistiti allettati o sulle carrozzelle creando scombussolamenti nel solito tran tran trai i padiglione e da un reparto all’altro. Un rischio che poteva e doveva essere controllato. Invece che è successo? Forse gli anziani ospiti si saranno pure spaventati, ma in troppi si sono ammalati, in troppi non hanno avuto appropriata assistenza, in troppi sono deceduti uno dopo l’altro, senza il conforto di nessuno. In silenzio. Nascosti ai familiari, dissimulati nelle cartelle cliniche, occultati nei dati statistici. Scrive Repubblica che oggi sono 180 i medici in malattia. Medici e infermieri, costretti ad assistere coloro che ospitavano senza protezione alcuna, sono diventati loro stessi i portatori del virus Covid-19.
I sindacati Cisl e Cgil avevano diffidato la direzione del Pat chiedendo le protezioni per i lavoratori. Il professor Luigi Bergamaschini, 70 anni, dirigente della geriatria al Policlinico ed ex direttore della scuola di specializzazione di geriatria, era stato esonerato dal lavoro “a tutela della sua salute”, in realtà per aver autorizzato le mascherine agli operatori del suo reparto per proteggere i pazienti e loro stessi.
Purtroppo è stata una catastrofe non solo al Trivulzio, dove ci sarebbero stati dai 100 ai 150 ospiti deceduti, ma anche nelle altre Rsa milanesi: le denunce sono nate dai lavoratori e dai familiari degli anziani deceduti nelle Rsa milanesi o da esse rimandati a casa: il Don Gnocchi (un centinaio di decessi), il Virgilio Ferrari al Corvetto, gli “Anni azzurri»” a Lambrate, la Sacra Famiglia di Cesano Boscone, la Rsa dell’Istituto Auxologico italiano… Residenze nelle quali gli anziani sono stati decimati dal virus che si è insinuato nei reparti rimasti aperti alle visite dei parenti o attraverso pazienti contagiati trasferiti dagli ospedali, per liberare posti letto, come richiesto dalla Regione.
Domani a Milano partono le prime operazioni dell’inchiesta, affidata al pool guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Il direttore generale Calicchio, laureato in filosofia, è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo. Altre iscrizioni sono state aperte nei confronti dei legali rappresentanti di molte Rsa. Sono ovviamente atti dovuti per procedere nelle indagini relative all’aumento impressionante di deceduti e alla cattiva gestione degli ospiti nelle prime fasi dell’emergenza coronavirus. C’è stato mancato rispetto dei protocolli di sicurezza e dei dispositivi in piena epidemia? Negligenza nell’evitare il contagio? Minimizzazione o occultamento di realtà diventate di giorno in giorno sempre più drammatiche? Che rischio ha comportato la delibera di Regione Lombardia che autorizzava a ricoverare nelle Case di riposo i pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali per liberare posti letto? Ma soprattutto quanti sono i decessi per coronavurs? «Le cifre contraddittorie dei morti per coronavirus nei mesi di marzo e aprile delineano una danza macabra che né i parenti di chi non c’è più né i cittadini meritano» ha scritto Pietro Colaprico su Repubblica, «Senza contare i morti nascosti impietosamente sotto lenzuoli d’omertà».
Pio Albergo Trivulzio, l’occultamento della dignità! È la denuncia di Gad Lerner del 5 aprile «È grave a dirsi, ma sorge il dubbio che le case di riposo siano state trattate alla stregua di discariche umane. In Lombardia e nel resto d’Italia. L’emergenza non può essere usata come alibi per “nascondere” simili eventuali comportamenti» E poche righe sopra aveva scritto «Non era mai successo nella lunga storia del Pio Albergo Trivulzio che la cappella dei funerali venisse adibita a deposito di bare perché la camera mortuaria non riesce più a contenere le salme avvolte nel sudario. È l’epidemia, certo. Ma è anche l’esito di quella “gestione sconsiderata dell’emergenza” affiorata solo grazie al coraggio dei medici e degli infermieri che continuano a prestare generosamente la loro opera di cura nonostante le direttive assurde e il clima intimidatorio imposti loro dai vertici. Ora toccherà alla Procura di Milano e agli ispettori del ministero della Salute verificare cosa è davvero accaduto nella più grande struttura geriatrica d’Italia».