Porta Genova, deserto Covid-19, le testimonianze del farmacista e dei taxisti che ricordano Beppe Allegri, il collega scomparso

Oggi Porta Genova è un paesino in città. L’antica stazione (del 1870) e la piazza antistante sono un deserto urbano di pavé sconnesso e binari che si incrociano, attraversati da una bicicletta ogni tanto e

Oggi Porta Genova è un paesino in città. L’antica stazione (del 1870) e la piazza antistante sono un deserto urbano di pavé sconnesso e binari che si incrociano, attraversati da una bicicletta ogni tanto e qualche cane dietro al suo padrone, con unici ospiti fissi i rider che fanno gruppo stravaccati sulle panchine in attesa di presentarsi sulla porta di chi ordina pizza o bucatini a domicilio. È il tutti in casa decretato dal ministero della Salute che ha svuotato i treni e le metropolitane, tre linee di tram e altrettante di autobus dalle migliaia di persone che qui arrivavano – anche con taxi, moto, macchine – per poi ripartire verso scuole e lavori.

Tra bar e ristoranti, negozi di scarpe e telefonia, sono 18 le attività commerciali che si affacciano sulla piazza diventate tutte uguali nel grigio delle loro saracinesche abbassate. Fanno eccezione edicola, panificio e farmacia. «Delle 600 persone che entravano qui prima dell’emergenza, oggi ne vediamo 200» fa il conto il dottor Paolo Vigo, responsabile dei 14 dipendenti che tengono aperta la Farmacia Stazione Porta Genova 24 ore su 24. «Inizialmente entravano per chiedere informazioni, rassicurazioni, mentre facevano scorta di tachipirina». Adesso la frequentazione dipende anche dalla disponibilità di mascherine. «Quella chiamata chirurgica costava 0,14 centesimi mentre ora si paga 0,60, ma altri modelli toccano prezzi dieci volte maggiori rispetto a fine 2019: prezzi che lievitano già all’inizio della filiera». I locali di questo presidio medico vengono sanificati ogni due ore, le strisce di nastro adesivo sul pavimento indicano le distanze da osservare e barriere di plexiglass che dividono chi sta di qua del bancone da chi sta di là. “È una nostra iniziativa. Comunque sia raccomandiamo a tutti di non venire qui più volte al giorno, considerato che quotidianamente facciamo servizio a domicilio».

L’edicola nel mezzo della piazza dà l’idea di un bunker però ansioso di accogliere anziché respingere. L’afflusso abbastanza buono ne giustifica l’apertura. Tram e autobus girano regolarmente. Dal lunedì al venerdì l’orario è quello del sabato mentre il sabato è festivo, per cui i mezzi arrivano. Arriveranno anche i rimborsi degli abbonati. “Stiamo studiando le formule di rimborso secondo le numerose e diverse casistiche” dice www.atm.it. Si era detto di una qualche forma di indennizzo destinato agli over 65 oppure di una proroga per degli abbonamenti annuali, per un servizio che in queste settimane ha avuto un calo fino al 93%, ma che rimane essenziale per chi lo utilizza magari per recarsi ai vicini ospedali San Giuseppe o San Paolo.

«Al San Paolo andavano e venivano le corse di Beppe Allegri. Guidava una Peugeot 5008 la cui sigla era “Lima 57”. Trasportava medici, infermieri e pazienti. Così si è ammalato anche lui, è stato il 4 marzo. Il 24 lo hanno ricoverato. Il 30 è morto». A ricordare Allegri, primo tassista deceduto per Sars-Cov-2 che lascia una moglie e una figlia è Vincenzo Mazza, amico davvero, collega della centrale radio 6969 e membro del cda di Yellowtaxi. «La nostra intera flotta è di 1.500 auto. Normalmente ne lavorano 750 ma in questi giorni sono intorno alle 300 unità”. Tra cui qualcuna in Porta Genova. «Abbiamo un’officina interna che ci ha permesso di istallare dei plexiglass divisori tra il posto guida e i clienti, per una spesa che compresa di detergente e guanti si avvicina ai 500 euro». E che Allegri non aveva, “eroe caduto in servizio (…) colleghi e amici che si ammalano di questo maledetto virus perché in questo grave momento di difficoltà non vogliono far mancare il loro servizio”, hanno scritto i tassisti milanesi in una bella lettera pubblicata dal Corriere. Ciao Beppe.

Foto e testo di Alessandro Avalli

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