Profughi ucraini, la testimonianza di una volontaria «Stiamo imparando a conoscerci. A volte ci parliamo con un sorriso…»

Sono in pensione da poco tempo e a parte qualche breve esperienza di volontariato, mi trovo libera da impegni. La nuova chiesa di fronte casa mi colpisce subito, è intitolata a Madre Teresa di Calcutta.

Sono in pensione da poco tempo e a parte qualche breve esperienza di volontariato, mi trovo libera da impegni. La nuova chiesa di fronte casa mi colpisce subito, è intitolata a Madre Teresa di Calcutta. Ho deciso. Voglio fare volantariato qui. Il 24 febbraio il mondo si sveglia con la notizia dell’invasione russa.

Arriva l’appello di don Paolo sulla possibilità di ospitare un gruppo di profughi che scappano dalla guerra. Don Paolo (da ottobre il nuovo parroco delle chiese SS. Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti, al Ronchetto delle rane e Madre Teresa di Calcutta a Le Terrazze) ci chiede aiuto per preparare e rendere accoglienti gli alloggi nella canonica della parrocchia ai Tre Ronchetti in via Manduria. Siamo un gruppo di donne che nel giro di 3-4 giorni si mette al lavoro. C’è molto da fare. Pulire, preparare le camere, i letti, organizzare la cucina, i bagni. Curare ogni dettaglio. Nastri gialli e azzurri, i colori della bandiera ucraina, adornano i cancelli dell’ingresso della parrocchia.

La canonica che ospita le famiglie dei profughi, alla parrocchia dei SS. Pietro e Paolo ai tre ronchetti.

La fatica di questi giorni si scioglie in un abbraccio nel momento dell’arrivo, il 16 marzo, del primo gruppo di persone. Sono 18 tra mamme e figli di diverse età. Accompagnati dalla Protezione civile. I volti stanchi, il lungo viaggio dall’Ucraina in Italia li ha stremati. È un momento di grande emozione per tutti, tra chi arriva e chi accoglie. Mi metto nei loro panni. Via da casa, portando l’essenziale, con figli piccoli. Non è facile lasciare mariti, fratelli, genitori anziani sotto i bombardamenti.

Tra metà e fine aprile si aggiungono altri 3 nuclei familiari, 9 persone. Non hanno bisogno solo di un tetto per sentirsi al sicuro dalla guerra, ma di una “casa” il più possibile confortevole, dove sentirsi accolti. Tra i nostri ospiti c’è Tatiana, parla molto bene italiano perché ha lavorato per anni a Milano. Sarà lei ad aiutarci, spesso come interprete. Inizia una nuova esperienza per tutti noi. Gestire ogni necessità, dall’alimentazione all’abbigliamento, alle medicine, alle visite mediche, all’inserimento scolastico.

Signore ucraine dipingono le uova in occasione della Pasqua ortodossa.

Ascoltiamo le loro storie. Non chiediamo cosa hanno lasciato e cosa sperano per il futuro. Hanno bisogno di ritrovare una “normalità”. Iniziamo insieme un percorso, li accompagneremo in questo pezzo di vita, in cui tutto ricomincia. Ci si divide i compiti tra le volontarie. Chi intrattiene i bambini mentre gli adulti studiano l’Italiano, altri con alcune volontarie imparano a muoversi nel quartiere. L’iscrizione dei più piccoli a scuola. Poco alla volta impariamo a conoscerci reciprocamente, alcune sono più socievoli e aperte, altre più riservate.

È importante rispettare i tempi di ambientamento. Paese sconosciuto, lingua sconosciuta. La comunicazione a volte avviene con un sorriso, un abbraccio. Tra le lezioni di Italiano per le mamme e la scuola dei bambini scorrono le giornate. Tatiana ha ritrovato il suo lavoro che svolgeva prima di scappare a prendere i figli in Ucraina. Sono molti i momenti di convivialità che ci fanno sentire una famiglia. Domenica 20 marzo la parrocchia trasforma la festa del papà in una festa di accoglienza per gli ospiti ucraini. Una bella giornata di serenità, soprattutto per i bambini. La festa di compleanno a sorpresa per i 50 anni di Galina con la torta preparata dalla figlia maggiore Daniela e quella per i 60 anni di Olena. Il 21 aprile Gong for peace promossa da alcune associazioni per raccogliere fondi.

Sabato 23 e domenica 24 aprile la celebrazione della Pasqua ortodossa con l’offerta di uova colorate, dipinte da mamme e bambini. La danza-terapia per le mamme e l’arteterapia per i bambini con l’associazione Libellula, che tiene anche il corso di italiano per gli adulti. Domenica 8 maggio, il buonissimo pranzo organizzato da Milanosud, con specialità ucraine, preparato con l’aiuto della onlus Oklahoma, che ha visto la partecipazione di 150 persone (nella prima foto in alto un momento della festa, con l’intervento dell’eurodeputata Irene Tinagli). Vadym, l’unico papà della comunità è stato inserito nel progetto che gli consentirà di riprendere ad esercitare il mestiere di camionista che svolgeva nella sua città Chernivtsi.

A chi mi chiede cosa significa fare la volontaria, rispondo che è certamente impegnativo ma anche molto gratificante. Ci si sente un po’ genitori di tutti gli ospiti. E allora la bravura di Karina nel dipingere, la creatività di Galina e Yana nel confezionare i fiori di carta crespa sono una gioia per tutti noi. E se Angelina, 5 anni e mezzo, cade, si sbuccia un ginocchio e corre da me per farsi consolare, vuol dire che si è creato un rapporto preferenziale, che si fida di me che l’abbraccio e anche se le parlo in italiano, sono sicura che mi capisce. Tutto questo è impagabile.

La presenza quotidiana di noi volontarie ci ha dato l’occasione di conoscere meglio mamme e bambini. Viktoria, molto solare che si impegna a studiare l’italiano e la cugina Katerina, molto riservata e silenziosa, che conosce l’inglese. Personalmente provo tantissima tenerezza per Svetlana 24 anni, arrivata con due gemelli di 5 anni e mezzo e la piccola Maria nata l’8 febbraio. Viene dal Donbass, la zona più martoriata dalla guerra.

Le guardarobiere volontarie (da destra) Paola, Gianna e Marina.

Nella quotidianità c’è chi si occupa di verificare che la dispensa sia sempre rifornita. Arrivano donazioni da tante famiglie generose o da altre associazioni del Gratosoglio. La rete di solidarietà è grande ed eccezionale. Siamo punto di raccolta di abbigliamento, alimenti e generi di prima necessità. Il nostro box-magazzino ogni tanto diventa un’allegra boutique dove le ucraine vengono a cercare una maglia, un pantalone, un paio di sandali. Noi volontarie che dividiamo tutto per genere, taglia proponiamo i capi adatti a ognuna come abili commesse! Non viviamo questa esperienza come assistenzialismo, ma come un progetto di vita, cerchiamo di capire le loro aspettative, i loro sogni e insieme costruire la loro autonomia.

Siamo riusciti a iscrivere tutti i ragazzi a scuola, creare occasioni di incontro in biblioteca con altri ucraini ospitati nella nostra zona. Sono stati inseriti presso la scuola primaria Baroni: 5 bambini, con l’aiuto di una mediatrice culturale; e all’Arcadia invece è iscritta Valeria, che è arrivata in aprile. Alcuni ragazzi vanno agli allenamenti di calcio presso l’oratorio della parrocchia Santa Maria Madre. Le loro preoccupazioni, le loro paure, le loro speranze sono le nostre. Tornare a casa o cambiare vita e ripartire da qui. In ogni caso noi saremo al loro fianco. Per ora il percorso è avviato, proseguiremo insieme questo cammino.

Testimonianza di Paola Trotta

Raccolta fondi

A seguito della raccolta fondi dell’8 maggio scorso, l ’associazione Milanosud ha consegnato 2.500 euro a don Paolo, per l’accoglienza dei profughi ucraini, ospitati alla chiesa SS. Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti. La somma è il risultato delle quote di partecipazione al pranzo ucraino, il sostegno del Municipio 5, le donazioni del “Pranzo sospeso” e una donazione di 400 euro di un socio di Milanosud.

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